giovedì 31 gennaio 2013

IL CROCCANTE E I PINOLI A TEATRO

Una selezione e adattamento, a cura della regista Alessandra Felli, del libro di Antonella Ottai  "Il croccante e i pinoli" (Sellerio Editore, 2009)   da gustare con commento musicale dal vivo di Marco Paolucci.
 Due attrici (Adonella Monaco e Silvia Grande) - di età diversa ma di eguale intensità e  bravura- raddoppiano la voce narrante del testo intrecciando i piani temporali tra storia personale e macrostoria, tra evocazioni di sapori e di affetti, suggerimenti di ricette di cibo e dell'anima. La piece si snocciola - dopo l'aperitivo e prima della cena- in mezzo ai tavoli degli spettatori-avventori del risto-teatro Skenè alla Piramide (Roma), tra valigie, fotografie, vecchi giocattoli, cartoline e dischi in vinile (?),  pezzetti di un passato abbandonati a terra, in ordine sparso.
In finale, l'arrivo trionfale di un sensuale sufflè ancora orgoglioso del calore che l'ha avvolto e generoso di aromi dolci-amari come i ricordi, come gli amori . ... e poi -basta aspettare un po'- i sapori narrati ci si potranno sciogliere davvero in bocca.


  



lunedì 28 gennaio 2013

FERMIAMO LE TRIVELLAZIONI TOSSICHE IN ECUADOR!!


Romance della chiamata
[...]
Dimentica la marimba,
getta a terra il tuo bicchiere.
Appendi anche la chitarra
e brandisci la tua mano.
Da prima che spunti l'alba
ti aspetta la tua bandiera.

Adalberto Ortiz, trad. di Sara Piazza




La resa dei conti con i grandi del petrolio in Amazzonia

A Rafael Correa Delegado, Presidente dell'Ecuador:

In quanto cittadini interessati, vi chiediamo di agire urgentemente per fermare da subito i membri del governo che stanno agevolando lo sfruttamento dell'Isola di Sani da parte di compagnie petrolifere. Vi chiediamo di proteggere l'Amazzonia dalla devastazione e dallo sfruttamento causati dall'industria del petrolio. È una seria minaccia a questo habitat incontaminato e per la sopravvivenza dei popoli indigeni che stanno facendo tutto il possibile per resistere alle compagnie petrolifere e difendere la loro terra. Vi chiediamo di difendere l'importante costituzione dell'Ecuador.
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Pubblicato il: 23 Gennaio 2013
Nel cuore dell'Ecuador una potente compagnia petrolifera vuole trasformare la foresta pluviale più incontaminata al mondo in una zona di estrazione petrolifera. La tribù Kichwa dell'Isola di Sani sta coraggiosamente resistendo e ha appena chiesto il nostro aiuto per salvare la loro casa.

La loro comunità ha firmato un impegno a non svendere mai questa terra in cui si aggirano i giaguari e un singolo ettaro raccoglie più biodiversità di tutto il Nord America! Ma il governo dell'Ecuador ha intenzione di svenderla cedendo 4 milioni di ettari di Amazzonia ai grandi del petrolio. Il Presidente Correa è ora in campagna elettorale e sta cercando di cavalcare la sua reputazione in materia di rispetto per l'ambiente e dei popoli indigeni. Se riusciremo a sollevare un polverone a livello globale, trasformando la salvaguardia dell'Amazzonia in tema elettorale, potremo fermare la corsa del petrolio.

Finora la comunità indigena ha resistito coraggiosamente ma gli uomini del petrolio potrebbero arrivare da un momento all'altro con i macchinari da trivellazione. La tribù Kichwa ha chiesto il nostro aiuto per salvare la loro Amazzonia. Firma ora la petizione e condividila con tutti: se firmeranno 1 milione di persone, monteremo un caso mediatico mondiale che costringerà Correa a fare marcia indietro.

Spargi la voce!

mercoledì 23 gennaio 2013

ARTISTI IN STAZIONE/ Latina Scalo (a un'ora da Roma!)



di isabnic Se una sera d'inverno un viaggiatore scendesse alla Stazione Ferroviaria di Latina, potrebbe vedere, alzando gli occhi, lunghe tettoie di graniglia e frammenti di vetro che rifrangono la luce elettrica puntata addosso, cancellando il cielo. I marmi e le linee razionaliste della  Stazione di Latina-ex Littoria di Angiolo Mazzoni (1894-1979), l'architetto-ingegnere razional-futurista delle Poste e delle Stazioni, potrebbero accoglierlo severi, tra annunci, stridii di freni e chiusure di porte. Stranieri incerti sulla direzione dei due binari lo fermerebbero per chiedere conferme, giovani coppie allacciate in abbracci da cartolina si offrirebbero al suo sguardo strafottenti.  Non c'è fretta, magari fa freddo. Allora potrebbe entrare nel bar e vi troverebbe affettuosi cappuccini caldi e l'invito marziano delle tante macchinette di video giochi scintillanti timorose delle vetrate quadrettate d'annata. Ma è davanti alla fermata dei taxi, sul piazzale deturpato di questo piccolo gioiello architettonico che troverebbe la vecchia Sala per l'accoglienza delle Autorità restaurata e aperta a nuovi progetti. Gliene parlerebbero con amore, con rispetto del luogo e del suo valore, con  competenza e determinazione gli addetti dell'associazione DLF 2.0 . Di sicuro quel viaggiatore noterebbe quei marmi preziosi delle pareti, le lampade a soffitto di alluminio e vetro, il calorifero in marmo  ferito da un inefficace radiatore in metallo appiccicatogli addosso da un qualche incompetente freddoloso in tempi più recenti. Nessun gerarca con signora perlata e impellicciata al seguito e in attesa del convoglio riservato per Roma o per Napoli, ma persone raccolte intorno alla bella istallazione site specific dell'artista-architetto Massimo Palumbo (almeno fino al 10 febbraio):  un atto d'amore verso l'architettura e verso il vecchio architetto Mazzoni, di cui si può anche leggere una lettera piena di riflessioni sullo stato dell'arte alla fine degli anni Settanta, insieme alle immagini di un filmato che documenta la mostra a lui dedicata qualche anno dopo.




venerdì 18 gennaio 2013

RASK 5 di Emilio Smunti (ultima puntata!!!)


Il sabato seguente -voto fiacco alle spalle- si presentò solo, con la casacca indosso. Troppo larga per lui, navigava profugo tra le solite facce. Cercò a lungo Linda, o almeno Dalia, e si rese conto di non poter salutare nessuno; era in grado di associare un cognome a ogni camicia, ma si muoveva muto e procedeva impacciato. Carpì qualche stralcio di dialogo da cocktail: nomi di gruppi e di nuovi album, troppo avanzato per lui, novellino. Le canzoni note procedevano in preghiera. Alla fine s'imbattè per caso in Linda, che conversava già brilla con un brit-guy molto pallido e biondiccio: parlavano di moda, di marche di scarpe e stilisti di nicchia, e Rask d'improvviso tornò a prischi malori. La nausea lo avvinse, proprio quando il fotografo si apprestava a schivarlo.
Provò a saltellare noncurante nella folla, ma si vergognò di essere solo e troppo alto, e finì per andar via. Soltanto alle tre, Dio mio che smacco!, ben prima dell'ora rituale di sgombero, le cinque. A casa trovò il letto più soffice che mai.
Linda, tuttavia, si dimostrò comprensiva e lo perdonò. “Lo so, i primi tempi è difficile rispettare l'impegno, capisco. Ma vedrai, col tempo..”. Dovettero trascorrere altre due settimane -ahimé: febbre e  un altro esonero, Linda sempre più insistente- prima di materializzarsi nuovamente in loco. Lei al volante con capelli neri striati di blu, accanto fedele Dalia ormai bionda, la sosta di rito per ciance e bicchierini. Si sentiva pronto a riprovare, poteva, era il momento, doveva..
Dovette pagare prezzo intero; neppure più la riduzione che un tempo Linda gli procacciava, gentile. “Non ho potuto, non vieni da molto”.  A Rask sembrava di mancare da meno di un mese, ma in quel microcosmo da notte extensa la concezione del tempo doveva essere altra.
Era trepidante: la camicia a quadri era della taglia giusta, poteva andare fiero del suo busto esiguo, e i capelli lasciati crescere se li era addirittura sistemati da un lato. Desiderava la folla, quei corpi caldi e sudati e ben noti, la solita scaletta. La ripassava mentalmente. Conosceva le melodie, a volte le parole, tempo due sabati, tre sabati, e..
Eccolo entrare. I due dj, con foulard a pois rossi, salutarono cerimoniosamente Linda senza degnarlo di uno sguardo: regolare. Il musicista folk si avvicinò senza smettere di rivolgergli le spalle. Il solito brit-guy si complimentò con Linda per il nuovo colore. La musica partì, e neppure gli sguardi intorno, sulla pista, sembrarono riconoscerlo. Non una smorfia muta, non un sorriso di quelli alcoolici di un tempo. Mancava da troppe settimane, nessuno pareva intenzionato allo sforzo madornale di ricordarlo. Finì per annoiarsi, saltellare gli risultò penoso.
Tornato da Linda, per la prima volta tentò di inserirsi in uno di quei misteriosi scambi dialogici da tavolino e cocktail: benché la musica fosse ad altissimo volume, lei e gli altri sembravano comunicare. Stavano criticando aspramente i pessimi dj della serata del venerdì. I nemici. Tutta un'altra storia. Proponevano lo stesso genere di musica, l'abbigliamento annesso era speculare -”ma che dici, Dalia, molto meno stile! Vuoi mettere?”- e tuttavia erano di gran lunga inferiori. Nessuno di loro ci avrebbe mai messo piede. “Ma lo sai che l'altro giorno Lidia è stata vista lì, il venerdì? E stasera si presenta qui come se nulla fosse!”. “No! Ma dai! Che vergogna!”. “Che poi hanno insultato online la nostra serata l'altro giorno: infantili!”. “Ma se quei due dj oramai ci hanno più di quaranta anni..”. “Appunto, che vergogna! Disonore!”. “Peraltro ci hanno copiato la scaletta musicale, para para mi hanno detto..”. “Io di certo non ci andrò mai”.
Si sentì avvizzire, fiaccato dall'ascolto faticoso e inutile. Bere era l'unica, si diresse al bancone, benché un sentore di nausea antica cominciasse a prudergli nello stomaco. In fila per ordinare odiò tutti e maledisse ogni chioma lucida. Si risollevò al vedere Linda raggiungerlo. Era più bella che mai, profumata, così spigliata da non sembrare vera. Era contento di trovarsi solo con lei, sorseggiarono insieme dal bicchiere al bancone. Cominciarono a parlare a lungo come ai vecchi tempi; lei era visibilmente alticcia, eppure Rask non rinunciò ad approfittare del momento raro di intimità per parlarle della sua cara teoria dei metalli. “Sai, il bello è nel manovrarla la materia, esserne compagni e artefici. Non tanto nell'imitarla. Accarezzare il mondo, la terra, e vederlo fremere, tremare. Devi sapere, i metalli..”. Lei annuiva, e le pupille dilatate lo fissavano attonite. Poteva sembrare rapita. “Lo è, l'ho convinta, mi capisce. Forse..”.
Ma era solo gonfia di alcool etilico. Si dispersero nella folla. Rask s'imbattè per caso nel solito bassista folk, che lo vide e abbassò lo sguardo; inciampò negli stivali alti della dj Dalia che, lontana da Linda, neppure gli sorrise. Si trovò pressato da masse odorose di capelli brillanti, arricciati con ferri o lisciati di piastre, si sentì calpestare da tacchi a spillo crudeli, la musica torva nel suo essere nota. Gli abiti usati emanavano fetore, il sudore eccessivo lo soffriva nell'aria. Qualcuno gli versò della birra addosso, noncurante e senza scuse. Si percepiva, peraltro, più alto del solito, dominante e ricurvo sulla massa lontana, stagliato su torre a guardar di vedetta. Ed ecco, d'un tratto li vide: Linda e il brit-guy avvinghiati con arte.
Se ne andò di corsa, e ben prima delle cinque. Lo specchio dell'ascensore gli restituì ghignante un'immagine di camicia sgualcita e occhiaie bluastre. Odiò l'ascensore, la porta, l'ingresso. L'intera casa sembrò ridergli in faccia con sprezzo. Persino nell'ambiente amicale della camera da letto le provette e i minerali lo ammonirono severi. Staccò il telefono, il citofono, sabotò il campanello, il cavo adsl lo strappò senza pietà. La nausea eclissata, desiderava solo dormire. Le coperte lo accolsero benefiche, il calore lo avvinse, lo vinse ed in breve. Non si preoccupò della madre, che lo avrebbe cercato. Chissà, forse Aldo avrebbe provato a chiamarlo. Il dovere d'aprire quei libri, domenicali d'esonero di lunedì, non lo trattenne neppure un momento: senza aver impostato alcuna sveglia, aveva spento con foga il cellulare.
Non mangiò, non bevve, dormì. Sognò, è chiaro, come accade a tutti quasi tutte le notti. Lo ritrovò la madre sei giorni dopo: senza vita, immobile, sembrava di metallo.
(Emilio Smunti,2012)

giovedì 17 gennaio 2013

RACCOLTA DIFFERENZIATA


Mi accade ogni volta che vado con il mio carico civile di vecchi giornali e cartacce, plastiche e vetri di vario tipo, il discreto sacchettino opaco dell’umido e infine il saccotto puzzolente che in trasparenza mostra poveri resti colorati senza etichetta,  il paria della raccolta: quello degli indifferenziati. I cassonetti bianchi, blu, verdi, di solito sono già pieni di rifiuti e si fa fatica a spingerne dentro di nuovi. E allora risento le voci di chi dice che la raccolta differenziata non funziona perché non ci sono i soldi, perché quelli che ci sono si sprecano, perché è una raccolta fasulla perché quando i camion della Nettezza Urbana passano uniscono di nuovo tutto quanto noi abbiamo separato, incuranti dei nostri sforzi, e che smaltiscono poi in discariche ormai allo stremo, ma no, non è questo che mi fa imbestialire. Quello che davvero non capisco è perché  buttare i giornali diligentemente raccolti  insieme alla busta di plastica che li contiene. Perché? Chi sono questi differenziatori indifferenti, miei vicini di casa? Cosa costerebbe in termini di tempo svuotare quella busta e buttarla nel cassonetto a lei destinato? A che ora li buttate - dico a voi, differenziatori indifferenti-  queste scatole di nuovi piccoli elettrodomestici ,  di carta sì le scatole, ma piene di fiocchetti di polistirolo, fogli di plastica etc etc? Perché non riesco mai a incontrarvi e a guardarvi fisso negli occhi? (gogo2013)

  

giovedì 10 gennaio 2013

RASK (4) di Emilio Smunti


Non poté fare a meno di dormire due giornate integrali, dopo quella notte insonne. Perse tutte le lezioni del lunedì, laboratorio compreso; il martedì pomeriggio le provette lo guardarono di sguincio. Nel frattempo, lo avvertì Linda per telefono, erano state pubblicate online le foto della serata, quelle del fotografo ufficiale; la voce dell'amica squillava fremente, e Rask stentò a comprendere  le ragioni di tanta eccitazione. “Devi vederle!”. Connettendosi, fiaccamente, la sera, si preparò ad esaminare quei prodigi in digitale: una carrellata di immagini truci, faccioni pressati di folla e di alcool, riposava soddisfatta su pagina web. Anticipata -poteva vederlo- da messaggi incalzanti delle ore precedenti: “allora, le foto?”, “daje con le foto”, “vogliamo le foto”; un'ansia da non credersi. Seguita -visibile anche questo- da commenti superflui d'ogni risma e natura. Eccoli, i veri partecipanti: sorridenti o meno, avevano garanzia di esserci davvero stati. Rask sapeva di esserci stato, lo ricordava. Che bisogno c'era di averne conferma? Ricordava, poteva ricostruire tutto, i particolari..quasi tutto.  Forse l'alcool poteva averlo illuso, confuso, forse rammentava male, magari dormiva... In effetti, lui, Rask, non figurava. Indossare un magliettone nero accanto a Linda equivaleva a non essere un artista accanto ad Aldo. Peggio, anzi, senza dubbio.
Tuttavia vi tornò. Linda ne fu contenta, raggiante: gli prestò una camicia a quadri del fratello e gli suggerì di lavarsi i capelli. Seguite le istruzioni, l'amica lo venne a prendere con capelli rosso fuoco; non se ne stupì. Si stupì invece, una volta giunti al locale, di riconoscere tutte le facce che gli capitarono davanti -trucco o foulard diverso, ma di fatto le stesse- tutte, o quasi tutte, le canzoni che lo fecero saltellare senza ragione. Stupefacente, ma rassicurante. Bevve molto, ballò -parlare non era necessario- e non un impulso dormiente si presentò al suo sistema nervoso.
Quelle canzoni -e facce annesse- cominciarono a vorticargli intorno benigne: quei motivetti spesso facili gli riecheggiavano amichevoli in testa, e lo tenevano sveglio. Prese a sentirsi vivo, o quasi. In palestra, una mattina, scambiò un commento sul tempo con un energumeno sui trenta.
Non aveva ancora accesso al giro ufficiale dei saluti, ma riconosceva ogni volto, ogni naso, ogni scelta cromatica di smalto e di belletto. Poteva controllare online -le foto caricate a documentare ogni sabato sera- carpire dettagli e fissare nomi propri. Iniziava a orientarsi, a tentoni, nell'intrico frondoso di quei nomi a cantilena. La tavola degli elementi gli appariva scialba, al confronto. Ancora non compariva nelle foto ufficiali -notò però quello che era probabilmente un suo polso, una volta, in un angolo- ma si lasciò trascinare da Linda in una bottega di abiti usati. Persino lì si imbatterono in alcune solite facce -forse solo lievemente deformi, alla luce del giorno- e finì per buttar via banconote in una casacca larga molto Sixties. Incoraggiato da Linda, naturale. Lei uscì fuori con tre borse lerce e due vestiti putridi, com'era ovvio, con quei “prezzi convenienti!”. Rask si chiedeva spesso da dove le arrivassero quegli eserciti di denaro da buttare al macero: ogni volta che provava a chiamarla la sorprendeva in preda a cure di estetiste esperte o di artisti della chioma. “Ma sai, le altre ci spendono molto di più”. Toccava essere perfetti.
La perfezione era indispensabile per ascoltare il sabato quelle canzoni a rotazione, per prepararsi a fissare nei bulbi quei volti fiaccati da acquisti in vestiario. A volte rimpiangeva le scarpe sdrucite in voga sotto cassa. Rimpiangeva il terriccio fresco e le pietre tanto amate: magmatiche o sedimentarie, che importa? Qui solo pigmenti di smalto. Gli mancava la materia, la natura, il metallo: e ricordò d'un tratto il suo esonero di fisica. Doveva studiare -ormai riusciva a non dormire, quasi- e presentarsi lunedì mattina ore 9: questo sabato non sarebbe potuto esserci. Linda lo criticò e gli attaccò il telefono in faccia, con rabbia: “non ti comporti seriamente, allora; vieni almeno per un'oretta, sù”. Rask non seppe cogliere la gravità della situazione.
(Emilio Smunti2012)
- CONTINUA-

sabato 5 gennaio 2013

STOP ALLA VIOLENZA SULLE DONNE IN INDIA !



"Una studentessa in fisioterapia è salita a bordo di un autobus a Delhi il mese scorso. Sei uomini hanno bloccato l'entrata e l'hanno selvaggiamente stuprata per ore, picchiandola con un'asta di metallo. L'hanno abbandonata nuda in strada e purtroppo lei, dopo aver lottato coraggiosamente per sopravvivere, è morta lo scorso fine settimana. 

In tutta l'India la popolazione sta reagendo con manifestazioni di massa per dire ora il limite è stato abbondantemente superato. In India una donna viene stuprata ogni 22 minuti e pochi riconoscono questa ingiustizia. A livello globale questo dato è spaventoso: 7 donne su 10 subiscono una violenza nel corso della loro vita. Questo orrore a Delhi è la goccia che fa traboccare il vaso: siamo nel 2013 e la brutale e corrotta violenza sulle donne nel mondo deve finire. Oggi possiamo mettere la parola fine dall'India. 

Il governo sta raccogliendo commenti pubblici ancora per 24 ore. Abbiamo bisogno urgentemente tanto che la legge sia applicata in modo più rigoroso quanto di un importante programma di educazione pubblica per cambiare il comportamento tanto aberrante quanto diffuso che incentiva la violenza contro le donne. Se 1 milione di noi chiederà una risposta seria ora, potremo fare in modo che l'orrore che ha subito questa giovane donna diventi la goccia che fa traboccare il vaso, e l'inizio di una nuova speranza:

http://www.avaaz.org/it/end_indias_war_on_women/?tIbePbb

Il capobranco degli stupratori della donna ha detto freddamente che se lo meritava perché aveva osato affrontarlo. Accusare la vittima, insieme ad altre usanze indegne, è purtroppo una costante della società indiana. Perfino la polizia spesso abbandona le indagini sugli stupri. Questa mentalità reprime le donne e corrompe gli uomini. Campagne di educazione finanziate pubblicamente hanno fatto cambiare in modo radicale il comportamento generale rispetto a temi come la guida in stato di ebrezza e il fumo e possono avere un impatto sul ruolo delle donne nella società. Affrontare alla radice le cause dell'epidemia di stupri in India è fondamentale, assieme a migliori leggi e a un corso della giustizia più rapido. 

Acquistare pubblicità in India è relativamente economico, motivo per cui un finanziamento sostanzioso potrebbe inondare tutto il paese tramite moltissimi media e per un lungo periodo di tempo. Gli spot dovrebbero affrontare la sottocultura maschile nella quale si genera la misoginia, sfidando direttamente e mettendo alla berlina tale mentalità, possibilmente per mezzo di testimonial che siano figure sportive popolari e riconosciute dal pubblico. 

Abbiamo solo 24 ore per fare in modo che la commissione ufficiale tenga la schiena dritta per mettere fine alla spirale di violenza sessuale in India. Se riusciremo poi a ottenere un successo reale nel cambiare la mentalità in India, il modello potrà essere utilizzato in altri paesi. Il denaro speso ripagherà ben di più riducendo la povertà e stimolando lo sviluppo, poiché il ruolo della donna nella società è stato identificato uno dei fattori che da solo potrebbe portare maggiore progresso economico. Clicca per mandare un messaggio direttamente al governo indiano: 

http://www.avaaz.org/it/end_indias_war_on_women/?tIbePbb

Dall'opposizione alla lapidazione delle donne in Iran, fino al sostegno del diritto alla maternità delle donne in Marocco, Uzbekistan e Guatemala, fino alla pressione per una reale azione contro la "tratta delle schiave del sesso", la nostra comunità è sempre stata in pirma linea nella lotta per mettere fine alla discriminazione contro le donne. Questo nuovo anno inizia con un nuovo buon proposito in India. 

Con speranza e determinazione, 

Emma, Ricken, Luis, Meredith, Iain, Ian, Marie, Michelle, Alaphia, Allison e il resto del team di Avaaz 

ULTERIORI INFORMAZIONI 

L'India si commuove, morta la studentessa stuprata dal branco (AGI)
http://www.agi.it/estero/notizie/201212291117-est-rt10034-l_india_si_commuove_morta_la_studentessa_stuprata_dal_branco

Giovane stuprata, 600 chitarristi le dedicano "Imagine" (TMNews)
http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20130104_00041.shtml

Il silenzio di Sonia sugli stupri indiani (La Repubblica)
http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/01/03/news/parla_con_lei_3_gennaio-49869402/ 

India, al via il processo agli accusati per lo stupro della ragazza morta (Corriere della Sera) 
http://www.corriere.it/tecnologia/mobile/13_gennaio_03/india-al-via-il-processo-per-ragazza-morta-dopo-stupro_820df550-55b9-11e2-8f89-e98d49fa0bf1.shtml

mercoledì 2 gennaio 2013

ASPETTANDO ALLA POSTA...

A - 'giorno! Mi scusi, lei è l'ultima?
B - No, io sono prima della signora.
A - Ah! Mi scusi. Posso? sono stata in piedi finora. Fila sbagliata :-(

( ... "[...] Dove sedere, dove. Tutto il nostro futuro dipende da questa unica scelta.... Un uomo e una donna in posa su panche opposte si guardano a turno. Speculazioni così stravaganti fondate su elementi talmente scarsi. Vanno così le storie d'amore della panchina. Nessuno dei due fa la prima mossa. Sotto il sole i min... " (da Il colosso di New York di Colson Whitehead, Mondadori 2004; pag 44). Continuo dopo.)

C - Permette?Anche io l'altro giorno. Poi ho scoperto che la fila giusta era in questa altra sala. Uno strazio! e dopo anche la banca. Per l'Acea. In banca avevano pagato, ma io non avevo ricevuto nessuna fattura. Una cifra spropositata.
A - ... ?
C- Sì perché la domiciliazione ce l'avevo ancora sul conto di mio marito. L'ho appena perso.
A - Mi dispiace... So che ci sono stati tanti casi di bollette strane e gonfiate... Eppure l'idea di liberalizzare e della concorrenza doveva essere qualcosa per noi. insomma, conveniente.
C - Sì, ormai non rispondo più quando ti chiamano e fanno le offerte. Sento la voce, il nome della società e metto giù. Poi con tutta la trafila della successione...
A - ehm, è il suo turno. Arrivederci.
C- Grazie, grazie.

(' Sembriamo dei pesci in un acquario qui dentro. Luce diagonale dall'alto dei finestroni razional-mussoliniani a quadri. Luce grigia. Aria umida, fuori. Ecco il Nuovo Anno e l'anticiclone  non funziona più...')

C- Ecco, fatto! Tocca a lei. Ancora arrivederci e tanti auguri, davvero!
A - Grazie! Buon anno!
(gogo2013)




martedì 1 gennaio 2013

BUONI PROPOSITI PER IL 2013 di Ibis Kan

Riprendere i contatti, riconnettersi
scrivere per almeno quattro ore- regolarmente
provare la vertigine dei tacchi alti - ora che vanno piani
smettere di rosicchiare le unghie e poi smaltarle -regolarmente

cambiare scheda telefonica, data di nascita, sesso e indirizzo
cambiarli spesso -regolarmente
riprendere a fumare, dare un taglio alla palestra e all'omeopatia
provare, sperimentare, tornare a bere pesante -regolarmente

pulirsi il viso la sera prima di andare a letto,
massaggiare la crema sul corpo, anche sulle spalle -regolarmente
aprire le mail prima di cestinarle, iscriversi a FB, Twitter, e tutto quello che va,
leggere leggero per poi parlarne in modo ironico -regolarmente

andare più al cinema, a teatro, all'opera e al balletto,
ascoltare quel che si deve e vedere anche quel che mi va-regolarmente
mangiare di più, mangiare di meno. Ascoltare le news
e prendere una decisione, tra mille revisioni e ripensamenti- regolarmente

non prendere un gatto e neanche un cane. Dei pesci neanche parlo.
Appoggiare le rivoluzioni da lontano, aborrire i tiranni -regolarmente
(IbisKan2013)