domenica 5 dicembre 2021

SANDRA CISNEROS a Più libri più liberi 2021


"Il mondo attraverso una finestra. La libertà sognata in Mango Street" è il titolo dell'incontro virtuale tra Sandra Cisneros e Marino Sinibaldi che si terrà l'8 dicembre 2021 alle 15,30 (Sala Luna) nell'ambito del Festival Più Libri Più Liberi. La poetessa e narratrice torna in Italia per La Nuova Frontiera, la casa editrice che insieme a Guanda pubblicò le sue prime opere e il suo ormai classico "La casa di Mango Street", 1984.[*]


da "326 poesie dal mondo per una storia d'amore" di MG Bruni e I Nicchiarelli, 2015, 'A spasso per Manhattan', III parte:

La sua storia[1]

 

Sono nata sotto una stella storta

Così mio padre dice.

E questo spiega forse il suo dolore.

 

Una figlia unica

che nessuno cerca

che nessuno fa fuggir di casa

 

È un destino antico.

Un tratto di famiglia che facciamo risalire

a una prozia di cui nessuno parla.

 

Il suo peccato era la bellezza.

Visse da signora.

Morì in solitudine.

 

Poi c’è

la cugina con la famosa

come posso dire

professione

 

fuggì col colonnello.

E subito dopo

Il libro paga dell’esercito.

 

 Ah naturalmente

La madre di mia nonna

Che morì di un maleficio.

Ce ne sono altre.

 

Per esempio,

mio padre spiega,

nelle carte messicane

una ragazza con ambedue i miei nomi

fu arrestata per crimini efferati,

che iniziò disubbidendo ai vecchi

 

inoltre e qui fa pausa

il cubano che gli vende le scarpe

dice di aver conosciuto pure lui una Sandra Cisneros

che fu tre volte vedova.

 

         Sandra Cisneros ha dichiarato di aver scritto ,“meticolosamente, ogni pagina come una poesia” e “lavorato per riprodurre in inglese il fraseggio, il lessico, la sintassi dello spagnolo parlato. – ma aggiunge -[…] molta poesia raffinata viene da indigeni analfabetos.[2]  Anche  la sua poesia del desiderio e della passione nasce dalla rabbia, da “l’anima di un grido del cuore”e il detonatore del desiderio scoperchia uno spazio interiore segnato da eroina, leggende, ricordi. L’elenco di nomi incisi nel profondo rivela la sua vera natura di donna pre-colombiana, colonizzatrice e colonizzata, immigrante e chicana:

 

Tiri fuori da me la Messicana[3]

 

Tiri fuori da me la Messicana

 

La spessa oscura spirale accucciata.        
L’anima di un grido del cuore.
La bile amara.
Le tequila l
ágrimas per tutto il sabato

 

fino alla domenica della  settimana dopo.

 

Sei quello  per cui abbandonerei gli altri amori,                                             
a cui cederei la mia casa di donna sola.
A cui lascerei bere il vino rosso a letto,
anche sulle mie vecchie  lenzuola con i merletti
Forse. Forse.

 

Per te.

 

Tiri fuori da me la Dolores del Rio[4].

Da me lo Spitfire[5] messicano.

Da me i nudi  navajas[6], luccichio e passione.

Da me il finimondo e  il trescone.

Da me,  il lustrino di metallo.

Da me, l’aquila e il serpente.

Da me, le trombe mariachi[7] del sangue.

Da me, l’amore azteco per la guerra.

Da me, la feroce ossidiana della lingua.

Da me, la berrinchuda, bien –cabrona[8].

Da me, la curiosità di Pandora.

Da me, la morte e la distruzione pre-colombiana.

Da me, il disastro delle foreste pluviali, la minaccia nucleare.

Da me, la paura dei fascisti.

Sì, tu lo fai. Sì, tu lo fai.

 

Tiri fuori da me la colonizzatrice.

Da me, l’olocausto del desiderio.

Da me, il terremoto di Città del Messico ’85.

Da me, Popocatepetl/lxtaccìhuatl[9].

Da me, l’onda di marea della recessione.

Da me, l’Agustìn Lara[10] disperatamente romantica.

Da me, i barbacoa taquitos[11] della domenica.

[…]

Sono malvagia. Sono l’oscena dea Tlazoltéotl[12].

Sono io che ingoio peccati.

La dolce depravazione. Tiri fuori

da me la squisitezza primordiale.

Da me, l’ossessione crudele.

Da me, il peccato corporale e veniale.

Da me, la trasgressione originale.

Rosso ocra. Giallo ocra. Indaco. Carminio.

Piñón[13]. Coppale. Segale bianca[14]. Mirra.

Tutti i santi, benedetti e terribili.

Virgen de Guadalupe[15], diosa Coatlicue[16],

Vi  invoco. 


Quiero ser tuya. Solo tua. Solo tu.
Quiero amarte. Atarte. Amarrarte
[17].
Ama il mio modo messicano di amarti. Lascia                
che te lo mostri. Ama il solo modo in cui so


come si fa.





*Sandra Cisneros nasce a Chicago nel 1954, da padre messicano e madre chicana. Insegnante nelle scuole superiori, ha tenuto corsi di scrittura creativa e un ciclo di conferenze all’università di Berkeley, California. Numerosi i riconoscimenti alla sua attività di saggista, di narratrice, di poeta. In Italia, oltre all’antologia Sotto il quinto sole, Fabbri,1996, a cura di Franca Bacchiega, Guanda e La Nuova Frontiera hanno edito i suoi romanzi “La casa in Mango street”, “Fosso della strillona” e “Caramelo”. È una dei maggiori scrittori chicani, portavoce di spicco degli immigrati messicani negli USA. Nel 2016 ha ricevuta dal Presidente Barack Obama la Medal of Arts. il più alto riconoscimento artistico del governo degli USA. Cisneros si presentò 'vestita con l'abito tradizionale delle donne Oaxaca e una collana con  appese le foto dei genitori e l'immagine della Vergine di Guadalupe, una dichiarazione della sua appartenenza al continente americano dal nord al sud.

 [1] Sandra Cisneros,”La sua storia”, da  My wicked, wicked ways, 1987, in Sotto il quinto sole, op. cit.

[2] Intervista a Sandra Cisneros, a cura di Alessandro Portelli, ‘Nelle mie storie vive una Eva chicana’, su Il manifesto, 31/10/2004, in occasione della pubblicazione in Italia del romanzo  Caramelo (2002), ’narrato in un inglese che presta orecchio alla poesia’.

[3] Sandra Cisneros,” Tiri fuori da me…,” dalla  sua terza raccolta di poesie, Loose Woman: poems,   Kopf Publishing Group, 1994. Trad. di Isabella Nicchiarelli.

[4] Dolores del Rio (1905-1983), affascinante attrice messicana, protagonista di film hollywoodiani di avventura degli anni ’20-’30.

[5] Il termine viene usato per indicare una “persona focosa”; il riferimento è al piccolo aereo caccia inglese, monoposto  e monomotore, che offrì un contributo decisivo durante la battaglia d’Inghilterra (1940) contro l’aviazione tedesca.

[6] Coltelli a serramanico

[7] Trombe d’argento dal suono brillante e caldo, tipiche della musica del folklore messicano. È un termine creato dagli Indios Coca nel XXVI sec.; oggi, con la parola mariachi si indicano gruppi musicali, soprattutto originari dal Jalisco State, che usano abbigliamento e repertorio tradizionale messicano.

[8] La cagna buona dal temperamento appassionato.

[9] Popocatepetl è il nome di un vulcano a 70 Km da Città del Messico. Nella mitologia azteca, Popocatépetl era un guerriero che amava la principessa lxtaccìhuatl che gli fu falsamente promessa in sposa e mandato a combattere lontano. Alla principessa venne detto che il suo amore era stato ucciso e lei morì dal dolore. Quando Popocatépetl ritornò e seppe di averla perduta, morì di dolore anche lui. Gli  dei li coprirono di una pioggia di stelle e li trasformarono in vulcani. La montagna Iztaccíhuatl venne chiamata "La donna addormentata" perché ha le sembianze di una donna sdraiata sulla schiena. Lui divenne il vulcano Popocatépetl, che faceva piovere fuoco sulla Terra con furia per la rabbia di aver perduto la propria amata. (da Wikipedia)

[10] Agustìn Lara (1900-1970), compositore, cantante messicano; uno dei più popolari di canzoni di bolero del suo tempo. Famose le sue storie d’amore, tra le quali quella con l’attrice Maria Felix.

[11] Strati di tortillas (piadine) imbottite a scelta e servite con lattuga, pomodori e cipolla.

[12] Nella mitologia azteca è la dea-madre protettrice della fertilità, della sessualità e delle nascite. È definita “mangiatrice di ciò che è sporco”, perché visitava i morenti e accoglieva le loro confessioni. È associata alla luna.

[13] Tipo di albero di pino che cresce in Messico o negli Stati Uniti sud-orientali. Produce pigne commestibili. L’odore fragrante del suo legno bruciato è inconfondibile.

[14] Graminacea perenne, comune nei prati e pascoli.

[15] Nostra Signora di Guadalupe è l'appellativo con cui è venerata la Vergine Maria in Messico, in seguito a presunte apparizioni che sarebbero avvenute nel 1531.Il nome Guadalupe ricorda la trascrizione in spagnolo dell'espressione azteca Coatlaxopeuh, "colei che schiaccia il serpente". A memoria dell'apparizione, sul luogo fu subito eretta una cappella, sostituita poi da un vero e proprio santuario consacrato nel 1622. Infine nel 1976 è stata inaugurata l'attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. La Madonna di Guadalupe è venerata dai cattolici come patrona e regina del continente americano. La sua festa si celebra il 12 dicembre.

[16] Il nome significa: “veste di serpente”. Nella mitologia azteca, è la dea del fuoco e della fertilità, madre delle stelle del Sud. Resa feconda da una sfera piumata. Il 13/08/1970 fu rinvenuta a Città del Messico una statua della dea, che oggi è custodita nel Museo Nazionale di Antropologia della città.

[17] “Voglio esser tua. […]/voglio amarti. Stringerti. Legarti a me”. Trad. di Isabella Nicchiarelli.


giovedì 16 settembre 2021

SAN DESIDERIO di gogo (2016)







 Sì, lo so, oggi non è il 24 di maggio, ma l'ho ritrovata tra vecchi appunti del 2016:

                   

                    "SAN DESIDERIO"


Ieri era San Desiderio e gli ho chiesto la grazia.

Voglio scrivere di uomini che ammazzano le donne,

di addestratori militari, di chi telefona in soffitta,

di donne sante e martiri, di Molly e Anna e Emma che parlano d’amore.

Potrei narrare la storia dell’uomo dei violini, o del docente di diritto

con la moglie scomparsa, che amava Hitchkock (lui) e aveva tre bambini

(con lei) in una casa normale di Tolosa. E poi degli sposi paki trucidati

perché le famiglie non erano d’accordo o della donna messa in galera

perché il marito pregava un altro dio.


 Potrei, vorrei scriverne, ma

gli spaghetti stanno per scuocersi! 


Roma, 24 maggio 2016    


*MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Langres, in Frància, la passione di san Desidèrio Vescovo, il quale, vedendo che il suo popolo era straziato dall'esercito dei Vàndali, si presentò al loro Re per supplicarlo in favore di quello. Avendo poi il Re ordinato che subito lo scannassero, egli volentieri porse il collo per le pecorelle affidategli, e, percosso dalla spada, se ne volò a Cristo. Patirono insieme con lui anche molti altri appartenenti al suo gregge, i quali furono sepolti presso la medesima città.


lunedì 26 luglio 2021

MATTATOIO 5 di Kurt Vonnegut (Gogo)

 Appunti su una rilettura di "Mattatoio 5"(1966) di Kurt Vonnegut, tradotto da Luigi Brioschi per Feltrinelli, 2007


Mi ha sempre colpito il tono allegro e leggero- fino a infastidirti!- alternato alle frasi di saggezza dell'accettazione: "Così va la vita!" ovvero: più le cose sono orribili, più si accetta e si va avanti, o meglio cambia il tempo, cambia lo spazio ma sempre serenamente, senza farsi coinvolgere più di tanto. Almeno apparentemente.

 Billy Pilgrim, pellegrino del tempo e dello spazio, transita tra avventure, incontri e scontri fisici, incidenti mortali e malattie grazie al suo approccio vitale e ironico-distaccato. Sì, perché essere un buffone, un clown ti rende in un certo modo libero, anche se non felice. In fondo la felicità esiste soltanto nel modo tralfamadoriano di intenderla: c'è quando non c'è morte, quando non c'è paura.

Mancano nel racconto i sentimenti profondi, le grandi emozioni. Solo anestetizzandoli si può continuare a vivere dopo aver osservato da prigioniero dei nazisti la distruzione di Dresda. Quello che rimane sempre solido è il senso di orrore nei confronti della guerra e di odio e disprezzo verso chi la pratica o ne ha fatto il proprio dio.


sabato 22 maggio 2021

Lev Tolstoj, LA MORTE DI IVAN ILIC di Gogo

Lev Tolstoj, LA MORTE DI IVAN IL’IC, Tre morti e altri racconti,

trad. di Tommaso Landolfi; a cura di Idolina Landolfi

ADELPHI EDIZIONI, 2021

 

Sono soddisfatta del mio acquisto! ho finalmente rimpiazzato la vecchia copia, andata ormai perduta, de “La morte di di Ivan Il’ic”. Rileggerlo è sempre un’emozione e “Tre morti” e gli altri inediti sono interessanti per apprezzare ancora di più la preziosa traduzione di T. Landolfi.

 

“… in quasi ogni suo scritto (Tolstoj) ci colpisce al cuore; ci lascia, è vero, senza consolazioni e come vuoti (indice di una forza, eppure anche d’una debolezza), ma da quella stessa disperazione, da quel lavacro ciascuno potrà trarre nuova energia per procedere ovvero per tracciarsi daccapo la propria via, meglio ancora se diversa dalla sua.” (dalla Nota al Testo di Idolina Landolfi). Proprio così. Ancora una volta il racconto mi ha colpito profondamente, anzi di più, complice l’età non più giovane della lettrice e l’atmosfera mortifera di questo tempo di pandemia.

 Perché già durante la lettura percepiamo la perfezione di questo racconto?  E alla fine abbiamo la certezza che il cerchio della narrazione si è chiuso?

Provo a riflettere sul testo.

La Prima Scena, che corrisponde al primo capitolo, è quasi cinematografica e presenta l’ambiente di lavoro di Ivan Il'ic, protagonista che incontreremo soltanto in seguito. Questo l’incipit: “Nel grande edificio del palazzo di giustizia, durante la sospensione dell’udienza del processo…” i giudici incaricati si riposano conversando, a parte uno di loro che, silenzioso, scorre i titoli del giornale appena arrivato. All’improvviso, quest’ultimo dice a gran voce: “Ivan Il'ic è morto!” Iniziale incredulità di tutti, lettura ad alta voce del necrologio e commenti. Chi era Ivan Il'ic? Era un loro collega, assente negli ultimi tempi perché malato. Il primo pensiero di tutti è “come poteva influire quella morte sui trasferimenti o promozioni di loro o dei loro amici.” Segue l’intrecciarsi di pensieri individuali su eventuali promozioni e lo scambio di informazioni e sentito dire sulla malattia dell’ex collega. Nessun sentimento di perdita, nessun rimpianto. Anzi un cinico distacco: “la morte stessa d’un prossimo conoscente richiamava, in quanti ne erano informati, come sempre un senso di soddisfazione che fosse toccata a lui e non a loro. […] ‘Lui è morto, mentre io sono vivo’ pensava o sentiva ciascuno”, oltre al fastidio che provano al pensiero delle prossime incombenze legate all’evento o degli obblighi di viver civile, come le visite alla famiglia e il funerale.

Uno dei giudici, Petr Ivanovic decide di andare subito dopo pranzo.

Nel giro di due pagine il racconto è avviato, la situazione ci è chiara.

 La Seconda Scena , ovvero il secondo capitolo, è anch'essa cinematografica ma con movimenti di macchina vari. Velocissima la descrizione dell’arrivo del giudice Petr Ivanovic a casa di Ivan Il'ic, resa da una serie di frasi brevi. L'intera Scena Seconda è narrata dal punto di vista di Petr Ivanovic: “Davanti all’ingresso […] stavano una carrozza e due vetture di piazza”, nel vestibolo c’è la bara aperta e addobbata, due dame appena arrivate e un collega che sta scendendo dalle scale e si ferma per aspettarlo. Ora l’attenzione si volge al volto solenne del collega in contrasto con il suo carattere gioviale: con “le labbra …severamente serrate e lo sguardo gaio” indica a Petr Ivanovic “con un movimento delle sopracciglia la camera ardente, a destra.” Non una parola, data la situazione, ma quel linguaggio del corpo del collega rinforza l’idea che a morire son sempre gli altri e rimanda alla soddisfazione citata nel paragrafo di chiusura della prima scena.

Terza Scena: la narrazione procede attraverso l’uso dei sensi. Il punto di vista è ancora quello di Petr Ivanovic. Nella camera ardente, Petr I. non sa bene come comportarsi: segnarsi? inginocchiarsi? Sceglie una via di mezzo, e con il suo comportamento e i suoi pensieri, già ha messo in crisi la solennità della scena. Osserva la scena: tra le persone presenti c’è chi è immobile, chi sussurra, chi legge ad alta voce e il servitore -cosi affettuoso con il padrone in vita!- sparge qualcosa sul pavimento. Petr I. avverte “un lieve lezzo di cadavere in decomposizione”. Si ferma e comincia ad osservare il morto che “…giaceva, come sempre giacciono i morti”, insomma è uguale a tutti gli altri. Dimagrito rispetto all’ultima volta che si erano incontrati, ha un’espressione di monito per chi rimane e al tempo stesso di pacificazione personale. Colpito da quel monito e a disagio, Petr I. si genuflette un’ultima volta e si avvia all’uscita.

 Lo sta aspettando il collega, a gambe larghe, mani dietro la schiena mentre giocherella con il cappello. La sua vista lo risolleva. Pare dirgli che non era cambiato nulla per loro e tutto poteva continuare come prima e, infatti, lo invita a mezza voce a giocare a carte da un amico comune la sera stessa. Anche la chiusa della scena minimizza e ridicolizza l’evento della morte di Ivan Il'ic. Ma la scena ha una svolta: arriva la vedova in gramaglie e li invita a rimanere per il servizio funebre che sarebbe iniziato a minuti. Anzi la vedova si avvicina e lo prende per il braccio e gli dice: “…so che eravate un sincero amico di Ivan Il'ic.” Le stringe la mano e si commuovono tutti e due. La vedova gli chiede di seguirla altrove per parlagli. Ultimo sguardo deluso tra Petr e il collega. Sospira e la donna gli stringe ancora più il braccio. Entrano in una stanza; lei si siede su un divano e lui su uno strapuntino con le molle fuori posto (la morte degli altri crea sempre disagio!). La signora vorrebbe avvertirlo di non sedersi lì ma le sembra poco consono al momento.

Segue la scena ridicola dello scialle di lei impigliato e di lui che tenta di alzarsi per aiutare la signora e lo strapuntino si sbilancia; la signora rifiuta il suo aiuto e fa da sé e l’altro si risiede pesantemente. La pantomima si ripete un paio di volte (il momento è solenne ma il mondo dei vivi è mediocre, si fanno cose che fanno ridere); Petr ripensa a quando il morto si era consigliato con lui per la tappezzeria di quel divano (pensieri/ricordi mediocri che ricordano quelli del joyceano Leopold Bloom al funerale). Infine, lei si mette a piangere. L’incontro è interrotto da un sottoposto per le pratiche della tumulazione, lei si scusa in francese e gli permette di fumare. La donna intanto tratta sui prezzi, alla fine si avvicina e pronta offre un portacenere a Petr. Sta per piangere di nuovo ma gli dice che deve dirgli qualcosa: comincia a narrare le sofferenze del malato mentre Petr continua a lottare con le molle dello strapuntino. -Ѐ stato lucido fino alla fine ma urlava da disperato per il dolore- racconta la donna. Petr, “malgrado la sgradevole coscienza dell’ipocrisia propria e della donna”, rimane turbato e spaventato da questo racconto. Teme di poter fare la stessa fine, ma si sforza di chiedere particolari come se la morte fosse affare solo di Ivan Il'ic. Riesce a sapere delle sofferenze dell’uomo, ma solo attraverso il racconto di quanto tali sofferenze avessero scosso i nervi della donna. Dopo di che la donna svela il motivo dell’invito. Vuole informazioni da lui su come ottenere soldi dal fisco per la morte del marito, fingendo di chiedere consigli sulla pensione di cui già sa tutto. L’uomo depreca il governo e le sue misure ma le dice che non gli viene in mente nulla da consigliarle. Lei si agita per porre fine alla visita; lui capisce, spenge la sigaretta e esce.

Nella camera da pranzo, trova in attesa la figlia di Ivan Il'ic: ha un’aria cupa quasi irata; oltre a lei ci sono il prete, altri conoscenti, il fidanzato della ragazza e alla fine compare il figlio collegiale di Il'ic. Petr entra nella camera ardente e rimane in piedi a guardarsi le scarpe. Ѐ fra i primi a uscire. Mentre il servo gli consegna la pelliccia gli chiede: “Ti dispiace, eh?” ma l’altro, con la franchezza e semplicità sconosciuta al giudice e al suo mondo risponde: “Ѐ volontà di Dio. Ci toccherà a tutti” e preso dal suo lavoro, apre la porta, chiama il cocchiere e aiuta Petr I, a salire, pensando a quanto ancora deve fare in casa. L’altro appena salito respira di sollievo e si fa accompagnare a casa degli amici a giocare a carte.

 Insomma, la morte di qualcuno è una noia per gli altri o al massimo qualcosa di naturale che fa parte della vita.

 Da qui in poi, il racconto torna indietro nel tempo e l’ultima parte ci racconterà qualcos’altro: ovvero di Ivan Il'ic e dei suoi ultimi giorni. In queste pagine lo conosceremo meglio dei suoi colleghi, della moglie, dei figli e del servitore stesso che ha vissuto con lui e lo ha aiutato. Sapremo del suo passato, ci verranno confessati i pensieri, la paura, l’angoscia e il terrore di un uomo solo davanti alla morte, fino al suo trapasso pacificante. E scopriremo qualcos’altro degli altri e di noi stessi.

Finalmente  Ivan Il'ic entra in scena! Ma, insomma, chi era costui? Quanto sarebbe stato sbagliato mettere questa parte all’inizio! il racconto sarebbe imploso. Invece, il lettore a questo punto è incuriosito. Vuole sapere chi davvero sia stato il morto, come mai nessuno sente mancanza o dolore per la sua scomparsa. E qui mi fermo; anche se il finale è già noto, seguiranno pagine indimenticabili.

Buona lettura o rilettura!  

 

sabato 15 maggio 2021

QUELLI VIVI E QUELLI MORTI (2021) di Isabella Nicchiarelli

 


👉Buongiorno! Novità!

Ho pubblicato in Self Publishing i miei vecchi racconti del condominio, scritti tra il 2012 e il 2015 e apparsi come post su Gogosafecrash. Per i lettori del blog non sono una completa novità, dunque, ma in realtà nell'e-book appena pubblicato i vecchi racconti sono stati rimaneggiati, sono apparsi nuovi personaggi e un paio di racconti inediti.

Quelli vivi e quelli morti, Youcanprint 2021 può essere scaricato da Youcanprint Store o dalla maggior parte di librerie digitali, come Mondadori Store, Amazon, Feltrinelli, Kobo, Kindle, etc con la possibilità di poter scaricare gratuitamente l'e-reader in caso non ne foste provvisti. 

Notizie, assaggi di letture, riflessioni varie e una chat -dove spero di avere uno scambio di idee con voi- potete trovarli sulla Pagina Facebook Isabella Nicchiarelli Scrittore https://www.facebook.com/isabnic71/?ref=pages_you_manage 

Vi aspetto!




venerdì 14 maggio 2021

IL MODELLO PEDAGOGICO DI ANNA LORENZETTO... (Convegno 12-13novembre 2019)


 Nei giorni e negli orari indicati in calce andrà in onda sul canale RAI Storia il film documentario "Anna Lorenzetto: una rivoluzione silenziosa", consulenza scientifica e partecipazione di Emilio Lastrucci. Il film è stato presentato in anteprima nazionale in occasione del Convegno “Il modello pedagogico di Anna Lorenzetto. Alfabetizzazione e società fra il Novecento ed oggi”, tenutosi il 12-13 novembre 2019 presso il Campus Universitario di Matera, organizzato dall’Università degli Studi della Basilicata, dall’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo (UNLA) e dall’Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I.), nel corso del quale é stato affrontato il tema dell’analfabetismo e dell’alfabetizzazione funzionali, prendendo le mosse dal modello pedagogico di Anna Lorenzetto, che nel secondo dopoguerra ebbe proprio a Matera e in Basilicata il suo “laboratorio” d’elezione, per poi diffondersi all’intero meridione e alle isole attraverso i Centri di Cultura Popolare. Tra biografia personale e iniziative collettive, è stata in quell'occasione rievocata dai massimi esperti del tema una vicenda esemplare per la storia e la cultura italiane del ‘900. Tanto il convegno, i cui atti sono in imminente pubblicazione, quanto lo splendido film in onda sul canale RAI hanno concorso decisivamente ad espandere ed approfondire la conoscenza di una figura di donna ed intellettuale di estremo rilievo nella storia dell'educazione e della cultura del secolo scorso.

RAI STORIA
19 maggio alle ore 22.15
20 Maggio alle ore 10.30
21 Maggio alle ore 7.30
25 maggio alle ore 18.30
26 maggio alle ore 01.30
Italiani
Anna Lorenzetto: una rivoluzione silenziosa
di Simona Fasulo e Anna Maria Sorbo
Produzione di Sandro de Marinis
con il patrocinio dell'UNLA e della Associazione Pedagogica Italiana (As.Pe.I.)

giovedì 13 maggio 2021

PICCOLI PENSIERI OMICIDI di Gabriella Galt (2016) di Gogo

 

Mi sono ricapitati tra le mani gli appunti presi su "Piccoli pensieri omicidi" di Gabriella Galt, pubblicato da Il Corbaccio nel 2016, e rileggendolo ho provato lo stesso entusiasmo di allora. Libro provocatorio e consolatorio allo stesso tempo, con i suoi settanta racconti brevi- lapidari qualche volta- aiutava ad arginare l'intolleranza e il malumore diffuso tra chi si sentiva fuori da quell'umanità  compulsiva, ossessiva e prigioniera di modelli del tempo, forse ancora validi. E quello sfogo divertente sui nostri  tic linguistici e comportamentali, diventava una sorta di piccolo dizionario della betise contemporanea. Probabilmente da aggiornare dopo quest'anno di straniamento e di dolore Covid.

Come se fosse un piatto di ciliegie, un raccontino tira l'altro ma il piacere che se ne trae è raffinato: ha bisogno di tempi lenti di assaporamento, tipici dell'ironia, delle piccole cattiverie e del politicamente scorretto appena accennato.  Nessuna arroganza, aggressività e odio da social. Gustosi anche i ringraziamenti e la postfazione.

Da leggere e rileggere. Tenerlo a portata di mano. 


     










martedì 13 aprile 2021

 








                             IN AGGIORNAMENTO


                             A presto! da Gogo

domenica 21 marzo 2021

"326 poesie dal mondo per una storia d'amore" (2014)

 




21 Marzo 2021 GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA POESIA

                                    21 Marzo 2021    

 



              GIORNATA INTERNAZIONALE 

                           DELLA POESIA

                                     🙌


Autostrada 99E da Chico


Stanno al suolo i germani reali,

è notte. Chiocciano

nel sonno e intanto sognano

il Messico e l'Honduras, Si china

il crescione su un fosso d'acqua irrigua

e i salici si abbassano,

sotto il peso dei corvi


Campi di riso galleggiano sotto la luna.

E anche le foglie d'acero bagnate s'aggrappan

al parabrezza. Ti dico Maryann,

sono felice.

R. Carver, da "Voi non sapete che cos'è l'amore. Saggi, poesie e racconti",

trad. di R.Duranti e F.Durante, Edizioni Minimum fax, 1998.