mercoledì 30 dicembre 2015

PEDRO PIETRI, da "326 poesie dal mondo per una storia d'amore"(2014)




* Da leggere con la voce di Pedro Pietri in sottofondo, mentre canta "Puerto Rican Obituary" dal Nuyorican Poets' Cafe a New York.







11. A SPASSO PER MANHATTAN


         Gordon è solo a New York per qualche giorno. Il nuovo incarico di lavoro alla Unicorn di Londra lo porta nella città più frenetica, elettrica e pulsante degli States per stringere accordi con una casa editrice statunitense specializzata in poesia.  In un attimo di pausa trova il tempo di una corsa  a El Barrio, cuore portoricano di Harlem. Ed eccolo passeggiare lungo la 116a strada tra le innumerevoli  bodegas[1]e le botanicas[2], mentre mangiucchia fritture vendute per strada e osserva i tanti locali dove ascoltare la sera un po’ di buona musica. Gli odori e i sapori gli richiamano alla mente l’ amato Pedro Pietri[3].
 Quelli di Pietri  erano versi nati dall’incontro esplosivo tra esperienze e materiali diversi, ma tutti coinvolgenti allo stesso modo. Erano le sue letture di poesia[4] di quando lavorava nella biblioteca dell’università  che si mescolavano alla tradizione orale caraibica, alla musica leggera, ai drammi radiofonici e alle letture di sua zia Irene nella Prima Chiesa Spagnola Metodista, proprio qui a East Harlem. Con l’aggiunta delle performance poetiche di Jorge Brandon[5] a Union Square, che è un altro dei tanti luoghi letterari di New York dove capita ancora oggi di incontrare qualche poeta-predicatore. Gordon sa bene, però, che il luogo di culto degli amanti della poesia di Pietri è più a sud, nel distretto di  Losaida [6].  Lì c’è il famoso Nuyorican[7] Poets’ Cafè[8], il caffè fondato e animato dai poeti[9] che negli anni ’70 si autodefinirono così, ovvero gente di Puerto Rico che vive a New York, città simbolo dell’immigrazione portoricana negli USA.[10]. Ancora per molto tempo è rimasto uno dei luoghi più interessanti della poesia di emarginazione a New York. Lì , nel grande salone o sul piccolo palco, si poteva incontrare il Reverendo Pietri[11], vestito di nero, insieme agli altri del gruppo dei poeti portoricani.
          Nei  versi della sua prima raccolta [12], tristi storie di cinque immigrati portoricani  nella metropoli nevrotica - ovvero di cinque zombies che muoiono  “aspettando sognando e odiando”[13]- si condensa il primo “grido di nuyoricanità”, l’amara denuncia di esclusione dal sogno americano dove l’ inserimento di versi in spagnolo tra le parole inglesi è  una dichiarazione di identità e di rivolta.
        Più tardi, al rabbioso attacco politico diretto si accompagnerà anche un senso di perdita della propria dignità. Il poeta riflette sulla sua ribellione e la città assume un aspetto onirico. Più visionaria e  quasi surrealista, dunque,  la voce del poeta è quella di un abitante alienato della metropoli che racconta per  paradossi le contraddizioni della realtà, la solitudine tra la folla. E quando, negli anni ’80, Pietri sembra aver abbandonato tutte le sue illusioni di lotta e cambiamento,  la rivolta sarà soprattutto linguistica e la scrittura ancora più allucinata  e assurda:

Guardando fuori da uno specchio[14]

lucido e sveglio
camminando nel sonno
attraverso cento e cento
pensieri ricorrenti
occhi volti al passato
per decidere qual
dovrà essere la mia prossima mossa
in questo rituale
del vedere nel buio
il viso di qualcuno
che hai tenuto stretto
senza mai avvicinarti
abbastanza da divenire
un’eterna estensione
di quelle labbra morbide
che ricordi così bene
ma non hai mai baciato
era strano allora
e ancor più lo è adesso
che tu comprenda
quant’è disorientante
essere una nuvola in un mondo
senza un cielo lassù       
   
         Ecco allora, nelle sue famose cabine telefoniche[15] di “Out of Order”,  la voce del poeta, ironica e buffa, che mescola parole spagnole e americane,  linguaggio magico -visionario latino-americano con quello del rock anni ’50 e ‘60, quello delle canzoni di protesta e dei poeti beat:

Cabina telefonica 227[16]

Vieni
da me
stasera
ho il televisore
che non funziona,
possiamo vederci
qualcosa di carino
prima che lo riparino

         Una cabina telefonica è  un non luogo  dove esercitare la propria difficoltà di comunicazione, lo scarto di tempi e desideri. Che importa se non risponde nessuno, se ciò di cui  si vuole parlare è l’insensatezza, il disordine, la confusione che fa sentire fuori servizio e spinge a trasgredire? Bastano, allora, poche righe, frammenti privi di congiunzioni, senza punteggiatura, per esprimere ciò che sentono gli scarafaggi portoricani, che vivono nascosti, in mezzo ai rifiuti come insetti, pieni di rabbia come i loro cugini afro-americani, senza speranza di vita  e in attesa della morte[17]. La strada diventa il luogo per cantare i propri versi ai passanti, a chi li vuole ascoltare, e con essi  esprimere la tensione tra la nostalgia per l’isola perduta[18] delle origini e il desiderio di far parte  dell’isola di Manhattan, senza perdere la propria identità. Continuare, cioè, a sognare la mitica, dolce e voluttuosa  Puerto Rico, con la brezza profumata dei campi di canna,  il  rum o la birra gelata da bere sotto un albero di mango,  mentre ci si aggira nelle strade metropolitane e nei barrios di New York City.
[…]



Da  “326 poesie dal mondo per una storia d’amore”,

 di M.G. Bruni e I. Nicchiarelli, www.onyxebook.com, 2014; Cap.11, parte 3.





[1] Negozietti di generi alimentari e, allo stesso tempo, spazi di incontro degli abitanti del quartiere.
[2] Negozi dove si vendono erbe medicinali e quelle per il culto della Santeria.
[3] Pedro Pietri (1943-2004), nato a Porto Rico da genitori di origini corse, si trasferisce a New York da bambino. Cresciuto in Harlem, studia e presta servizio militare anche in Vietnam.  Entra i contatto con i poeti beat e gli ambienti afro-americani. Diviene conosciuto nel 1969 per la sua poesia,  in Spanglish (inglese+ spagnolo), “Puertorican Obituary (Obitorio portoricano)”, letta,  per la prima volta, in una chiesa metodista; continua con registrazioni e pubblicazioni di poesie, insegna in laboratori di scrittura, fonda con altri artisti il Nuyorican Poets’ Cafè e scrive per il teatro. Negli anni ’80, al diffondersi del virus dell’AIDS, comincia la campagna creativa “Safe sex saves not Jesus saves”(È il sesso sicuro che salva, non Gesù) a favore dell’uso dei preservativi : incolla poesie alle buste dei condom e le  mette in vendita.  Scrisse per la Tv, il cinema, il teatro, e, insieme ad altri autori,  un libro per bambini. Negli anni ’90 animò un progetto di poesia nei bar, sempre a  New York, e di poetry slam (gare poetiche, in cui i partecipanti hanno tre minuti di tempo  per leggere una loro poesia, davanti al pubblico. Una giuria di ascoltatori premia, poi,  le migliori.)   
[4] Tra gli altri Langston Hughes, William Butler Yeats, Garcia Lorca, Allen Ginsberg, Gregory Corso, ecc.
[5] La poesia “ Traffic Misdirector” (colui che dà informazioni sbagliate) di P.Pietri è un omaggio a Jorge Brandon, griot portoricano morto nel 1995, novantenne. Girava per Manhattan, con tutti i suoi averi in buste di plastica su un carrello di metallo da supermarket.
[6] È il Lower East Side, la parte sud-orientale di Manhattan, chiamata così dai Latino-Americani a New York, per contrazione.
[7] Contrazione delle due parole New York e Puerto Rican, con cui si sono autodefiniti i portoricani residenti o nati a New York.
[8] Era situato a Manhattan, sulla Sesta Strada East, tra l’Avenue A e la B; oggi è stato riaperto sulla Terza Strada East, tra l’Avenue B e la C. Luogo di musica, teatro , poesia , performance, con ibridazione di lingue (Spagnolo- Caraibico e Inglese- Americano) e codici.
[9] Del gruppo, bilingue e biculturale, fecero parte, oltre a Pedro Pietri,  Miguel Algarìn, M.Piñero, Tato Laviera, Bimbo Rivas, Lucky Cien Fuegos, Sandra Maria Estèves.
[10] Con il Jones Act del 1917 si concesse la cittadinanza americana ai portoricani immigrati; ci fu una  seconda ondata migratoria dopo la seconda guerra mondiale, e una terza negli anni ’50. Venivano chiamati spregiativamente Spics.
[11] Ordinato ufficialmente Reverendo del Ministero della Salvezza, nel 1987, amava presentarsi come Reverendo della Chiesa di Santa Maria dei Pomodori.
[12] Pubblicata nel 1973; la poesia “Obitorio portoricano” fu letta per la prima volta nel 1969.
[13] Da “Puert Rican Obituary”, v. 24, “… waiting dreaming and hating”.
[14] Pedro Pietri, “Guardando fuori da uno specchio“ in Out of order. Fuori servizio, a cura di Mario Maffi, edizioni Cuec, 2001.
[15] La serie delle Cabine Telefoniche fu scritta negli anni ’70 e nei primi anni ’80.
[16] Pedro Pietri, “Cabina telefonica 227,”  da Scarafaggi metropolitani e altre poesie, a cura di Mario Maffi, Baldini e Castoldi, Dalai, 1993.
[17] Cfr. “Puerto Rican Obituary”, op. cit.
[18] Puerto  Rico fu conquistata dagli Stati Uniti nel 1898 durante la Guerra Ispano-Americana.

Di Erba in Erba e non solo!: AFORISMA BUDDISTA

Di Erba in Erba e non solo!: AFORISMA BUDDISTA

lunedì 28 dicembre 2015

CODICE QUADRARO di A.Lanini, alla galleria Spazio Y- Roma (5 dicembre 2015- 6 gennaio 2016)










Oggi, 28 dicembre, ho riconsegnato il libro preso in prestito a Codice Quadraro, la temporary Library di Andrea Lanini. Ho perfino avuto in cambio una regolare ricevuta del suo e mio volume (è il numero 50) che potrà così tornare a posto tra gli altri negli scaffali.
Sono intervenuta in modo discreto, anche se c'era piena libertà di manipolare l'opera a piacimento. Sono stata  -come al solito- così timida, che alla fine ho dimenticato di metterci la dedica pomposa che il libro mi aveva ispirato. Eccola:

DEDICA al volume n°50

A Perec, padre creatore di condominio logico,
a Borges, visiobibliotecario del mondo
e a Walter, animatore di condomini diversi,
scombinati, violenti e di periferia,
dedico il mio.
L’α e l’, tra le pagine del

generoso A.L. , anfitrione.

... e queste sono le immagini del libro:

1) definizione di resistenza
2) incipit
(isabnic2015)

sabato 19 dicembre 2015

GOGO'S WISH LIST: Hush ...hush sweet Charlotte (1964) di Robert Aldrich

Hush ...hush sweet Charlotte (1964) di Robert Aldrich, con Bette Davis, Olivia de Havilland e Joseph Cotten. Ah, poterlo rivedere!
Intanto una chicca: Bette Davis e Olivia de Havilland  in TV con Bette che canta la canzone- ninnananna che ha dato il titolo al film.