mercoledì 22 aprile 2015

"326 poesie dal mondo per una storia d'amore" di M.G. Bruni e I.Nicchiarelli



Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli

326 poesie dal mondo per una storia d'amore 
su  www.onyxebook.com/store Euro 3,00






martedì 21 aprile 2015

SALAMBO' di G.Flaubert o la Storia immaginata


SALAMBO’(1863) di  G. Flaubert


A proposito di discorso narrativo, durante uno degli incontri di scrittura creativa, Fausto Venturoli ci ricordava l’importanza di alcune strategie usate dagli autori, quali scegliere il registro o la tonalità, o anche optare per un adeguamento lessicale (purché non esagerato e eccessivamente falso). Per esempio, quali strategie ha usato Flaubert sul piano del discorso per Madame Bovary e quali per Salambò? Sicuramente una scelta di registri diversi. Nell’ opera in cui doveva narrare di gente di provincia, persone ordinarie,  la lingua scelta fu per l’appunto una lingua semplice, ordinaria; nell’altra, invece, dove la narrazione utilizzava testi storici, cronache antiche e opere classiche,  ed era piena di riferimenti a miti, religioni del passato e rituali, l’Autore scelse di usare una lingua ricca e colorata, con una puntigliosa nomenclatura di pietre preziose, armi, profumi, vesti. Una lingua, dunque, evocativa di un ambiente che si deve creare perché lontano dall’esperienza diretta del lettore, non il quotidiano di una storia contemporanea.
  Nel rileggere Salambò, ho trovato la potenza, quasi incantatoria, della lista e la grandiosità di sapore classico nel racconto delle battaglie e degli scontri. Non sono riuscita a riconoscere - ho letto il testo naturalmente in traduzione- una delle caratteristiche stilistiche di Flaubert segnalata da Fausto, ovvero il suo particolare uso dell’imperfetto per raccontare un’azione che si svolge sotto i nostri occhi o per sottolineare particolari momenti psicologici dei personaggi.
Pare che lo stesso Flaubert, stanco della volgarità della Bovary e dei costumi borghesi del suo tempo che la signora rappresentava, confidò a un’amica di voler cominciare un’opera completamente diversa e probabilmente votata all’insuccesso, ma importante per lui. In realtà Salambò fu un gran successo sia di estimatori che di denigratori. Nell’introduzione alla edizione digitale BUR (2013), Carlo Bo ipotizza che il cambio di registro fosse un desiderio dell’Autore già ai tempi della faticosa composizione della Bovary, il desiderio cioè di lavorare sul lontanissimo passato con la possibilità di poterlo reinventare. Lunghe e puntigliose furono le ricerche sull’argomento, le verifiche e le riscritture. C’era parecchio da manipolare poiché le fonti erano piuttosto limitate e si trovò a colmare i vuoti della Storia integrando per induzione e ricordi personali e sensazioni (soggiorno a Tunisi e escursione alle rovine di Cartagine),  o aggiungendo informazioni di archeologia, storia e filosofia. Un’enorme attenzione al particolare a discapito della psicologia dei personaggi. Una storia quasi senza personaggi, in realtà, e senza vero dramma interiore. Piuttosto un gusto per il particolare, la decorazione, l’uso abile di luci e sonorità che tanto piacerà ai simbolisti. Un racconto fantastico e visionario, un accumulo di informazioni pieni di suggestione,  incurante della verosimiglianza e della verità storica, e che conquisterà per questo anche i surrealisti. I personaggi rimangono come specchi che riflettono e rifrangono gli oggetti di arredo, i colori, i costumi, le armi, gli animali, gli strumenti di guerra e di culto religioso, in un mondo di stoffe, gioielli, profumi, pettinature, calzari, unguenti, frutti, vini, etc etc. Sono simulacri, zombi meravigliosamente fatti rivivere per il tempo del racconto, che subiscono sentimenti e passioni quasi fossero di altri. Tutto è violento, esagerato, ciò che davvero interessa Flaubert è lo stravolgimento della realtà, far lavorare senza freno la sua immaginazione amplificando mostruosamente le informazioni, rendendo la realtà soprattutto spettacolare: come dimenticare il banchetto dei barbari all’inizio del romanzo e la prima apparizione di Salambò, la vergine- sacerdotessa; oppure, il mercenario Mathos che ruba il velo-nuvola della dea dopo un rocambolesco arrivo a Cartagine attraverso l’acquedotto – quasi un bagno purificatore blasfemo-   e ne vorrebbe fare dono a Salambò languidamente addormentata tra sete e cuscini nella sua camera fiabesca, quasi come quella della Morte di Sardanapalo di Delacroix (sia pure meno affollata) . Ma le citazioni potrebbero continuare ancora a lungo. Sono così poderose le immagini che per parecchio tempo, dopo aver finito la lettura, rimangono in testa urla, clamori e cozzi di metalli, l’odore acre dei roghi e dei sacrifici a Moloch insieme ai profumi e agli incensi delle stanze, lo sfavillio di cupole di bronzo e collari di diamanti, etc etc.
La morte di Sardanapalo (1827) di Eugène Delacroix,
 olio su tela,  Musée du Louvre di Parigi.
Flaubert avrebbe voluto ricostruire la storia di un mondo perduto, invece ne ha ricreato un’ altro, assolutamente nuovo nel suo essere mai esistito. Ha raccontato l’ignoto, ha preferito alla realtà la capacità creativa della parola, giungendo alla calma appagante e forte della poesia che non ha bisogno di essere credibile.

(isabnic2015)




Salambò con Matho, Ti amo! ti amo
(1895) di Théodore Rivière
in bronzo, avorio, oro e turchesi
Grand Palais (Musée d'Orsay) Parigi





Gustave Flaubert, SALAMBO’, introduzione di Carlo Bo; traduzione di Ezio Fischetti; appendice e note a cura di Giovan Battista Angioletti. BUR, prima edizione digitale, 2013.

sabato 18 aprile 2015

RAMIRO OVIEDO E LA TERRA-DONNA A CUI NON SI PUO’ FAR MALE di isabnic2015

RAMIRO OVIEDO E LA TERRA-DONNA A CUI NON SI PUO’ FAR MALE

 La tierra es mujer, a veces
[...]
Para que diga 
Hay que amarla. y mucho
Y cada vez más
Sin que nada en ella se consuma.


La terra è donna, a volte
[…]
Perché dica sì,
devi amarla e molto
e ogni volta di più
senza che nulla si rovini in lei.


  
Questi versi di Ramiro Oviedo sono tratti da “Los poemas del Coronel Buendìa”(2007). La raccolta  è un esplicito omaggio a Garcìa Màrquez e alla sua narrazione della miseria umana, alla sua capacità di rendere universale la vita di una piccola porzione di mondo, mentre critica il potere e racconta l’amore e la morte. La raccolta di Oviedo è un misto di poesia, narrazione e  cronaca. Le sue poesie sono chiaramente ispirate al personaggio di Aureliano Buendìa di “Cento anni di Solitudine”, l’eroe delle 32 sconfitte che sceglie la lotta rivoluzionaria dopo esser stato testimone di una frode elettorale. Sono proprio queste sconfitte che hanno sedotto il poeta ecuadoriano che le vuole ricordare  attraverso le sue 33 poesie. Talvolta falsando il testo d’ispirazione, per pura simpatia nei confronti del Colonnello Buendìa, eterno perdente, per il quale questo libro di poesie diventa l’ unica possibile vittoria. 

Ramiro Oviedo
è nato nel 1952, a Chambo, in Ecuador. Ha dapprima vissuto e lavorato a Quito, “un mago en travestì/[…]/ città Miss Mondo/ turista di sé stessa”,  per poi trasferirsi in Francia dove vive dal 1987. È professore di Letteratura Ispano-Americana  presso l’Université du Litoral, a Boulogne Sur Mer, e alterna la scrittura di poesie all’organizzazione di conferenze e incontri di scrittori ispanofoni e francofoni. Ha pubblicato molte raccolte di poesie e racconti, tra cui Serpencicleta (1995); Esquitofrenia (2000); Escanner (2005).
In  francese: Hiéroglyphe (1997); Semaine Sainte (1998); Fanesca (1999); La nature se méfie de la vitesse (2001); Les poèmes du Colonel (2002), Premio  Trouvères 2002  e  Claude Sernet  2004, pubblicato da CCE ( Quito), con il titolo di « Los poemas del coronel Buendía » (2007). Alcune sue opere appaiono nell’antologia virtuale degli scrittori ispano-americani nel sito
 www.palabra virtual.com   

In un incontro a Madrid, nella Casa de America nel 2009, insieme ad altri scrittori migranti  si era a lungo parlato di quanto ciascuno di loro era ancora ossessionato dai fantasmi del passato e dalla difficoltà  di prender coscienza dei propri sentimenti contraddittori rispetto al proprio paese d’origine. Ramiro Oviedo parlò, allora, dell’amore-odio legato all’atto dell’andarsene. Il suo punto di riferimento, Quito, diventa in Esquitofrenia 1 “… un’imperfetta geometria/con i debiti pendenti./Passa un taxi contromano/ con l’autista ubriaco fino al midollo/[…]”.
Con ironia, Oviedo guarda con distacco l’ Apocalisse del mondo  come se fosse  “ un incontro heavy metal, un Woodstock 2008, made in China, pieno di carne gotica”. L’occhio che diventa parola scruta il mondo, ne elenca i mali, coglie le perversioni del capitale nel rapporto tra la natura e la cultura. In  Gli effetti della Borsa sulla poesia, da “ Frammenti di Maleta de Mano”, il poeta dichiara:

Non ho niente in Borsa né alla Banca Centrale
 […]
Quando non si hanno azioni in Borsa né
         Nella Banca di Londra
Non si ha voce né voto nel rialzo del dollaro
E si è più portati al ribasso del testosterone.
[…]
mai mi interessò sapere a quanto stava il dollaro
né il barile di petrolio.
Ho preferito fermarmi a contemplare un bel culo
La scheggia delle stelle in frantumi
[…]



(isabnic2015)

BUCK, TS ELIOT AND THEIR CATS, per una letteratura felina :-)

https://www.youtube.com/watch?v=bwjZ-kayIDI

 * didn't know Buck was so fond of cats!

** and now a Giant with strong feline understanding:


The Naming of Cats
.
The Naming of Cats is a difficult matter,
It isn’t just one of your holiday games;
You may think at first I’m as mad as a hatter
When I tell you, a cat must have THREE DIFFERENT NAMES.
First of all, there’s the name that the family use daily,
Such as Peter, Augustus, Alonzo or James,
Such as Victor or Jonathan, George or Bill Bailey -
All of them sensible everyday names.
There are fancier names if you think they sound sweeter,
Some for the gentlemen, some for the dames:
Such as Plato, Admetus, Electra, Demeter -
But all of them sensible everyday names.
But I tell you, a cat needs a name that’s particular,
A name that’s peculiar, and more dignified,
Else how can he keep his tail perpendicular,
Or spread out his whiskers, or cherish his pride?
Of names of this kind, I can give you a quorum,
Such as Munkustrap, Quaxo, or Coricopat,
Such as Bombalurina, or else Jellylorum -
Names that never belong to more than one cat.
But above and beyond there’s still one name left over,
And that is the name that you never will guess;
The name that no human research can discover -
But THE CAT HIMSELF KNOWS, and will never confess.
When you notice a cat in profound meditation,
The reason, I tell you, is always the same:
His mind is engaged in a rapt contemplation
Of the thought, of the thought, of the thought of his name:
His ineffable effable
Effanineffable
Deep and inscrutable singular Name.
T.S. Eliot

(from “Old Possum’s Book of Practical Cats”)

Il nome dei gatti.

E’ una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista,
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in
famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro, Augusto, o come
Alonzo, Clemente;
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo
Vaniglia -
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi si possono consigliare:
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o
Filodemo -
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare, e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda
perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
nome Babalurina o Mostradorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se ma lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione,
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo e inscrutabile unico NOME.
T.S. Eliot
(Traduzione di Roberto Sanesi)

Riconoscere la data del 3 ottobre quale "GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL'ACCOGLIENZA" - aggiornamento

AGGIORNAMENTO SULLA PETIZIONE

La Camera ha accolto la nostra proposta. Ora manca il "sì" del Senato, coraggio!

Comitato 3 ottobre
Italia
15 apr 2015 — La Camera dei deputati ha approvato oggi la proposta di legge che istituisce la Giornata della memoria e della accoglienza.

L'approvazione della Camera conferma l'importanza di istituire una Giornata in memoria di tutte le vittime dell’immigrazione, come strumento per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla strage che avviene nel Mediterraneo e non solo, e per costruire una cultura di accoglienza per le persone che fuggono da guerre e miseria, cercando salvezza in Europa.

Dal 3 ottobre 2013 a oggi, in soli 560 giorni, sono morte almeno altre 5000 persone nel Mediterraneo. Questi numeri rappresentano ormai un bollettino di guerra che rischia di creare assuefazione e far pensare che si tratti di tragedie inevitabili.

Il Comitato Tre Ottobre continuerà a lavorare affinché questo non avvenga, ribadendo la necessità di dare alle persone in fuga delle alternative concrete alle pericolose traversate in mare.

Adesso la proposta di legge dovrà affrontare il voto del Senato e auspichiamo l'impegno di tutti per far sì che il 3 ottobre prossimo, secondo anniversario della strage di Lampedusa in cui persero la vita 368 persone, la nostra proposta sia legge dello Stato.

Perciò continuate a far girare e condividere, il vostro sostegno è fondamentale!

Grazie!

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mercoledì 15 aprile 2015

#maipiùDiaz FIRMA LA PETIZIONE!


Picchiati e seviziati. Costretti a strisciare per la caserma gridando "viva il Duce, viva Hitler". Dopo 14 anni, l'Europa ha condannato l'Italia perché a Genova fu tortura, e ora possiamo dire basta, #MaiPiùDiaz, firma subito:

FIRMA LA PETIZIONE













Cari avaaziani,

Li hanno picchiati, malmenati, costretti a strisciare per la caserma gridando "viva il Duce, viva Hitler". Con leragazze minacciate di stupro “Entro stasera con voi faremo come in Kosovo”.

La Corte Europea ha appena condannato l'Italia perché alla Scuola Diaz al G8 di Genova fu tortura, ma per l'assenza di una legge le forze dell'ordine colpevoli rimangono impunite.

I partiti di Governo ci dicono "l'approveremo entro pochi mesi" ma sono 14 anni che ce lo ripetono, ad ogni nuova vittima di violenza da parte delle forze dell'ordine.

È ora di dire basta. Mai più Diaz.

In questo momento il Senato è riunito per decidere se e quando mettere in calendario la legge contro la tortura. Firma subito, e raggiunte le 200mila firme, le faremo consegnare ai senatori chiave dalle vittime e dai loro familiari: non avranno il coraggio di guardarli in faccia e rimandare ancora:

https://secure.avaaz.org/it/italy_stop_police_torture_4_1/?bIbePbb&v=56909

“Il capo spinto nella tazza del water a Ester Percivati, lo strappo della mano di Giuseppe Azzolina, le ustioni multiple con sigaretta sul dorso del piede a Carlos Balado, picchiato ripetutamente sui genitali, il terribile pestaggio di Mohamed Tabbach, persona con arto artificiale, la sofferenza di Anna Kutschau che a causa della rottura dei denti e della frattura della mascella subita all’interno della scuola non è neppure in grado di deglutire”. 

Quasi si mise a piangere il Magistrato in aula leggendo la lista delle sevizie subite a Bolzaneto e alla Diaz.

Il testo in discussione al Senato non è perfetto ma è la possibilità che attendevamo da anni di inserire la parola 'tortura' nel nostro codice penale ponendo fine all'impunità delle forze dell'ordine colpevoli di violenze. Spetterà poi ai giudici applicarla, certo, ma nei casi delle violenze alla Diaz e a Bolzaneto avrebbe potuto aiutare le vittime ad avere giustizia. E dopo l'approvazione dovremo ancora lottare per nuove norme che obblighino l’identificativo per i poliziotti e l'estromissione di tutti i colpevoli dagli incarichi istituzionali.

Ma prima dobbiamo ottenere il sì del Senato. Da Amnesty International ad ARCI ad Antigone, tutte le maggiori associazioni che da anni si battono per questo dicono che sarà un passo storico. Finalmente la nostra occasione per dire "Mai più Diaz". Firma subito:

https://secure.avaaz.org/it/italy_stop_police_torture_4_1/?bIbePbb&v=56909
E' un 2015 incredibile per Avaaz in Italia. Abbiamo convinto Benetton a risarcire i familiari dei lavoratori del crollo del Rana Plaza, in Bangladesh, il Governo Italiano ad aprire una valutazione di impatto ambientale sulle trivellazioni nell'Adriatico, e solo pochi giorni fa abbiamo contribuito a salvare le Apuane dallo sfruttamento senza limiti da parte dei cavatori di marmo. Ora dobbiamo fare in modo che il 2015 sia anche l'anno in cui l'Italia finalmente si dota di una legge contro la tortura.

Con speranza e determinazione,

Luca, Francesco, Oli, Luis e tutto il team di Avaaz

Ulteriori informazioni

G8 Genova, Corte Strasburgo condanna l'Italia: "Alla Diaz fu tortura, ma colpevoli impuniti" (La Repubblica)
http://www.repubblica.it/politica/2015/04/07/news/diaz_corte_strasburgo_condanna_l_italia_per_tortura-111347188/

Perché in Italia chi tortura, sia un agente o un privato cittadino, non può essere giudicato per tortura (Corriere della Sera)
http://www.corriere.it/cronache/15_aprile_07/perche-italia-chi-tortura-sia-agente-o-privato-cittadino-non-puo-essere-giudicato-tortura-bc932212-dd0d-11e4-9a2e-ffdad3b6d8a1.shtml

Promossi dal Viminale o riciclati come manager, le carriere miracolose dei poliziotti di Genova (La Repubblica)
http://www.repubblica.it/politica/2015/04/09/news/promossi_dal_viminale_o_riciclati_come_manager_le_carriere_miracolose_dei_poliziotti_di_genova-111488412/?ref=HREC1-1

Luigi Manconi: Il reato di tortura? La politica è succube della polizia (Giornalettismo)
http://www.giornalettismo.com/archives/1779025/reato-tortura-g8-genova-politica-luigi-manconi-intervista/

Legge sul reato di tortura: dichiarazione di Amnesty International Italia sul secondo voto favorevole del parlamento (Amnesty International)
http://www.amnesty.it/Legge-reato-di-tortura-dichiarazione-su-secondo-voto-favorevole-del-parlamento

Ddl Tortura, via libera dalla Camera, il testo torna al Senato (Rai News)
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ddl-tortura-via-libera-della-Camera.-Il-testo-torna-al-Senato-76ed74ec-c5d7-4b14-bbce-9543c44c2086.html