Mi sono ricapitati tra le mani gli appunti presi su "Piccoli pensieri omicidi" di Gabriella Galt, pubblicato da Il Corbaccio nel 2016, e rileggendolo ho provato lo stesso entusiasmo di allora. Libro provocatorio e consolatorio allo stesso tempo, con i suoi settanta racconti brevi- lapidari qualche volta- aiutava ad arginare l'intolleranza e il malumore diffuso tra chi si sentiva fuori da quell'umanità compulsiva, ossessiva e prigioniera di modelli del tempo, forse ancora validi. E quello sfogo divertente sui nostri tic linguistici e comportamentali, diventava una sorta di piccolo dizionario della betise contemporanea. Probabilmente da aggiornare dopo quest'anno di straniamento e di dolore Covid.
Come se fosse un piatto di ciliegie, un raccontino tira l'altro ma il piacere che se ne trae è raffinato: ha bisogno di tempi lenti di assaporamento, tipici dell'ironia, delle piccole cattiverie e del politicamente scorretto appena accennato. Nessuna arroganza, aggressività e odio da social. Gustosi anche i ringraziamenti e la postfazione.
Da leggere e rileggere. Tenerlo a portata di mano.
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