I tre poeti di Liverpool, Adrian Henri, Brian Patten e Roger McGough, voci pop dissidenti della Gran Bretagna degli anni Sessanta, divennero famosi per la loro antologia "The Mersey Sound" (1967), di cui all'epoca, cifra assolutamente ineguagliabile, furono vendute "più di un quarto di milione di copie", come informa il risvolto di copertina dello smilzo volume della Penguin (seguito da altre due fortunate ristampe del 1983 e del 2007). Ognuno con la propria impronta personale, i tre poeti componevano poesie semplici, ancorate al contemporaneo, scritte con la lingua del parlato tolta dalla sua quotidianità, ma sfruttata in tutta la sua vivacità e polisemia. Poesie da condividere subito e fisicamente, magari accompagnandole con brani musicali, in mezzo a un pubblico di coetanei .
Roger McGough (Liverpool 1937), il lungo e dinoccolato "santo patrono della poesia" (secondo Carol Ann Duffy), musicista, paroliere e scrittore per bambini, è sempre stato l' ottimo performer di reading coinvolgenti. Una delle sue poesie più conosciute 40-Love veniva da lui recitata muovendo la testa da destra a sinistra come uno spettatore di un'immaginaria partita a tennis:
40-Love [1]
middle aged
couple
playing
ten -nis
when
the
game
ends
and they
go home
the net
will still
be
be-
tween them[2]
E' una poesia concreta, la cui forma grafica suggerisce
visivamente il senso della stessa. Venti parole monosillabiche, sistemate in due colonne, a rappresentare il movimento della palla in un campo da
tennis, come suggerisce il titolo[3]. E
quello spazio in mezzo, una rete
invisibile tra i giocatori -forse una coppia non più giovane? visto che 40-Love possiamo anche intenderlo come ‘Amore
a 40 anni’- separati da una barriera di quotidiana incomunicabilità (l’uso dei
monosillabi). Alcune rime scontate e l’uso del tempo presente, che in inglese
sottolinea la ripetitività di un’azione, rafforzano il tono di noia
all’ insieme. Una perfetta immagine dell’amore ormai finito!
Anche in un'altra sua poesia, "All'ora di pranzo (da un momento all'altro)" (At Lunchtime), si parla d'amore, ma l'atmosfera è quella di una gioiosa epidemia di desiderio:Quando il bus frenò all'improvviso
per evitare di metter sotto
una madre e il suo bambino per strada,
la signorina col cappello verde seduta lì davanti,
fu scaraventata su di me
e per non perdere l'occasione
cominciai a farle il filo
All'inizio resistette,
disse che era mattina presto,
e che aveva mangiato da poco,
e che comunque mi trovava repellente.
Ma quando le spiegai
che vivendo in un'età nucleare
il mondo sarebbe finito all'ora di pranzo,
si tolse il cappello verde,
mise il biglietto del bus in tasca,
e accettò le avances.
I passeggeri,
e ce n'erano parecchi,
erano allibitiesorpresi,
e divertitieinfastiditi.
Ma quando circolò la voce
che il mondo stava per finire all'ora di pranzo,
misero l'orgoglio in tasca
insieme ai biglietti del bus
e cominciarono a pomiciare.
E perfino il controllore,
sentendosi escluso,
salì in cabina,
e cominciò una specie di movimento con l'autista.
Quella notte,
sull'autobus al ritorno,
eravamo tutti un po' imbarazzati.
soprattutto io e la signorina col cappello verde.
E tutti cominciammo a dire
in modi diversi
di come eravamo stati sciocchi e affrettati.
Ma allora, da pezzodifurbo quale son sempre stato,
mi alzai e dissi che era un peccato
che il mondo non finisse quasi a ogni ora di pranzo,
e che potevano sempre far finta che accadesse.
E poi successe...
Veloci come un fulmine
tutti cambiammo partner,
e subito il bus divenne un fremito
di bianchi corpi dismessi (sotto naftalina) che facevano cosacce.
E il giorno dopo
e ogni giorno
su tutti i bus
in ogni strada
in ogni città
in ogni paese
la gente finse
che il mondo stesse per finire all'ora di pranzo.
Ancora non è successo.
Anche se in qualche modo sì.
Era l'Annus Mirabilis 1967 e se i signori Samsa, invece di quel tranvai che avevano preso, sollevati per essersi infine liberati del figlio scarafaggio, fossero saliti su quel bus, non avrebbero certo guardato silenziosamente e pieni di aspettative di normalità la loro figliola quasi da marito.
(isabnic2013)
[1] Roger McGough, 40-Love (1961), su http://home.planet.nl
[2]“40 a
zero” oppure”Amore a 40 anni”: ‘Coppia /
di mezz /’età /che gioca /a ten/nis /quando il /gioco/ finisce/e/ loro/ tornano
/a casa/ la /rete che li divide sul campo / rimarrà/ ancora/ tra/ di loro’
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