Tardo pomeriggio sul colle Palatino. Si aspetta un po', ma è gratis e tutte le persone che lavorano nel sito- custodi, accompagnatori,etc- sono gentilissimi. Roma con il suo traffico, il rumore, il nervosismo diffuso è lontana, laggiù, sotto un cielo da tramonto rannuvolato. Vedo per la prima volta nella mia vita lo Stadio Palatino e cammino a fianco di quei grandi arconi, mentre il volo e i richiami dei gabbiani graffiano il cielo grigio che si posa su quelle antiche mura. Son venuta per questo, ma anche per rubare qualche occhiata da gettare sulle opere di artisti contemporanei in mostra qui (Post Classici a cura di Vincenzo Trione) e soprattutto per ascoltare Walter Siti, protagonista di uno dei sei incontri (Analogie) durante i quali i sei scrittori invitati rifletteranno sul rapporto tra arte e classicità, sul luogo e sulle opere. Ha introdotto la bravissima Raffaella De Santis.
Siti ha scelto di parlare della "Presenza attuale degli dei classici", intanto perché è un tema e una cifra stilistica a lui congeniale, poi perché in tempi in cui si sperimenta "l'evaporazione dei padri", è molto meglio entrare in relazione con più dei piuttosto che con uno soltanto. Il mondo dei miti "accade sempre", annulla il tempo e la morte, permette di identificarci in figure attraverso le quali raccontare le nostre ossessioni. Tra queste il desiderio, il quale si collega naturalmente al mito, perché è rapina, non segue le leggi del senso di responsabilità e della colpa. Tra gli amanti ci può essere soltanto reciproco laceramento, non forme mediate.Il desiderio è senza limiti, come gli dei che non lavorano, sono incestuosi e non se ne dolgono. Siti è divertente e commovente quando parla del suo dio, anzi semidio, preferito. E' Ercole, forte, goffo, ridicolo, generoso, leale e credulone. E' bello seguirlo in questa breve lezione, l'odore di mentuccia del prato dello Stadio dove siamo seduti a ascoltarlo ci impregna il corpo e la mente.
Unico rimpianto è di non esser riuscita a vedere l'istallazione di Kounellis lì in mostra, un quadrato vuoto a terra, i cui lati sono fatti di frammenti raccolti lì intorno. Siti ci racconta l'opera come la sua preferita, dicendo che le schegge dei miti lasciano una cornice vuota, che deve essere riempita dal rimosso. Ed è lì che si capisce la presenza degli dei, ancora tra noi.
(gogo2013)
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