Walter Benjamin diceva che può accadere che l'uomo si ridesti un mattino e si ritrovi trasformato in un insetto, ovvero- spiegava- la sua estraneità si è impadronita di lui. E stamattina, dopo la serata di ieri a Massenzio, ho riconosciuto al risveglio quello stesso senso di insettiforme disagio. Avevo perso le altre serate, ma questa del 2 luglio con la scrittrice Zadie Smith e il filantropo Bunker Roy l'avevo segnata in rubrica con tre asterischi (da non perdere!). Volevo capire, e il contesto mi sembrava quello giusto, se quelle testimonianze di sogni, progetti, innovazioni e cambiamenti, potenziali costruttori di nuove realtà, stessero anche trovando la loro voce narrativa, poetica, drammatica, musicale, artistica,etc E' un festival letterario, no?
Bunker Roy, felice e innocente narratore, ci ha raccontato il suo sogno realizzato del Barefoot College, ci ha parlato di nuova filantropia sulla quale rifletterò, per superare la mia naturale diffidenza, mentre ripenso alle parole pronunciate dal Dalai Lama in visita al college, e riportate dallo stesso Roy, che suonavano più o meno così: "Da quello che vedo, posso dire che in pratica il tuo progetto è buono, ora qualcuno dovrebbe dire che è buono anche in teoria".
La riflessione di Zadie Smith sulle parole abusate Creatività &co , sulla tendenza ad appiattirsi sul prodotto che va, sul galleggiare piacevolmente sulla nostalgia del condiviso, essere perennemente accattivanti e la mancanza del coraggio necessario a percorrere strade nuove, magari sgradevoli, è rimasta nel ricordo una saggia denuncia. Mi sarebbe piaciuto che con i suoi bianchi denti avesse azzannato anche ieri sera il suo sogno in letteratura e avesse tentato di dispiacerci con la sua voce di narratrice.
La serata, insomma, mi è sembrata un bel servizio speciale in onda in un qualche canale televisivo e ho sentito la mancanza del solito bicchiere di vino che accompagna le mie serate casalinghe.
Come dire? lo spazio dell'evento, comunque e come sempre, non ha deluso.
(gogo2013)
02072013 gogo |
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