Visualizzazione post con etichetta POESIA. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta POESIA. Mostra tutti i post

domenica 5 dicembre 2021

SANDRA CISNEROS a Più libri più liberi 2021


"Il mondo attraverso una finestra. La libertà sognata in Mango Street" è il titolo dell'incontro virtuale tra Sandra Cisneros e Marino Sinibaldi che si terrà l'8 dicembre 2021 alle 15,30 (Sala Luna) nell'ambito del Festival Più Libri Più Liberi. La poetessa e narratrice torna in Italia per La Nuova Frontiera, la casa editrice che insieme a Guanda pubblicò le sue prime opere e il suo ormai classico "La casa di Mango Street", 1984.[*]


da "326 poesie dal mondo per una storia d'amore" di MG Bruni e I Nicchiarelli, 2015, 'A spasso per Manhattan', III parte:

La sua storia[1]

 

Sono nata sotto una stella storta

Così mio padre dice.

E questo spiega forse il suo dolore.

 

Una figlia unica

che nessuno cerca

che nessuno fa fuggir di casa

 

È un destino antico.

Un tratto di famiglia che facciamo risalire

a una prozia di cui nessuno parla.

 

Il suo peccato era la bellezza.

Visse da signora.

Morì in solitudine.

 

Poi c’è

la cugina con la famosa

come posso dire

professione

 

fuggì col colonnello.

E subito dopo

Il libro paga dell’esercito.

 

 Ah naturalmente

La madre di mia nonna

Che morì di un maleficio.

Ce ne sono altre.

 

Per esempio,

mio padre spiega,

nelle carte messicane

una ragazza con ambedue i miei nomi

fu arrestata per crimini efferati,

che iniziò disubbidendo ai vecchi

 

inoltre e qui fa pausa

il cubano che gli vende le scarpe

dice di aver conosciuto pure lui una Sandra Cisneros

che fu tre volte vedova.

 

         Sandra Cisneros ha dichiarato di aver scritto ,“meticolosamente, ogni pagina come una poesia” e “lavorato per riprodurre in inglese il fraseggio, il lessico, la sintassi dello spagnolo parlato. – ma aggiunge -[…] molta poesia raffinata viene da indigeni analfabetos.[2]  Anche  la sua poesia del desiderio e della passione nasce dalla rabbia, da “l’anima di un grido del cuore”e il detonatore del desiderio scoperchia uno spazio interiore segnato da eroina, leggende, ricordi. L’elenco di nomi incisi nel profondo rivela la sua vera natura di donna pre-colombiana, colonizzatrice e colonizzata, immigrante e chicana:

 

Tiri fuori da me la Messicana[3]

 

Tiri fuori da me la Messicana

 

La spessa oscura spirale accucciata.        
L’anima di un grido del cuore.
La bile amara.
Le tequila l
ágrimas per tutto il sabato

 

fino alla domenica della  settimana dopo.

 

Sei quello  per cui abbandonerei gli altri amori,                                             
a cui cederei la mia casa di donna sola.
A cui lascerei bere il vino rosso a letto,
anche sulle mie vecchie  lenzuola con i merletti
Forse. Forse.

 

Per te.

 

Tiri fuori da me la Dolores del Rio[4].

Da me lo Spitfire[5] messicano.

Da me i nudi  navajas[6], luccichio e passione.

Da me il finimondo e  il trescone.

Da me,  il lustrino di metallo.

Da me, l’aquila e il serpente.

Da me, le trombe mariachi[7] del sangue.

Da me, l’amore azteco per la guerra.

Da me, la feroce ossidiana della lingua.

Da me, la berrinchuda, bien –cabrona[8].

Da me, la curiosità di Pandora.

Da me, la morte e la distruzione pre-colombiana.

Da me, il disastro delle foreste pluviali, la minaccia nucleare.

Da me, la paura dei fascisti.

Sì, tu lo fai. Sì, tu lo fai.

 

Tiri fuori da me la colonizzatrice.

Da me, l’olocausto del desiderio.

Da me, il terremoto di Città del Messico ’85.

Da me, Popocatepetl/lxtaccìhuatl[9].

Da me, l’onda di marea della recessione.

Da me, l’Agustìn Lara[10] disperatamente romantica.

Da me, i barbacoa taquitos[11] della domenica.

[…]

Sono malvagia. Sono l’oscena dea Tlazoltéotl[12].

Sono io che ingoio peccati.

La dolce depravazione. Tiri fuori

da me la squisitezza primordiale.

Da me, l’ossessione crudele.

Da me, il peccato corporale e veniale.

Da me, la trasgressione originale.

Rosso ocra. Giallo ocra. Indaco. Carminio.

Piñón[13]. Coppale. Segale bianca[14]. Mirra.

Tutti i santi, benedetti e terribili.

Virgen de Guadalupe[15], diosa Coatlicue[16],

Vi  invoco. 


Quiero ser tuya. Solo tua. Solo tu.
Quiero amarte. Atarte. Amarrarte
[17].
Ama il mio modo messicano di amarti. Lascia                
che te lo mostri. Ama il solo modo in cui so


come si fa.





*Sandra Cisneros nasce a Chicago nel 1954, da padre messicano e madre chicana. Insegnante nelle scuole superiori, ha tenuto corsi di scrittura creativa e un ciclo di conferenze all’università di Berkeley, California. Numerosi i riconoscimenti alla sua attività di saggista, di narratrice, di poeta. In Italia, oltre all’antologia Sotto il quinto sole, Fabbri,1996, a cura di Franca Bacchiega, Guanda e La Nuova Frontiera hanno edito i suoi romanzi “La casa in Mango street”, “Fosso della strillona” e “Caramelo”. È una dei maggiori scrittori chicani, portavoce di spicco degli immigrati messicani negli USA. Nel 2016 ha ricevuta dal Presidente Barack Obama la Medal of Arts. il più alto riconoscimento artistico del governo degli USA. Cisneros si presentò 'vestita con l'abito tradizionale delle donne Oaxaca e una collana con  appese le foto dei genitori e l'immagine della Vergine di Guadalupe, una dichiarazione della sua appartenenza al continente americano dal nord al sud.

 [1] Sandra Cisneros,”La sua storia”, da  My wicked, wicked ways, 1987, in Sotto il quinto sole, op. cit.

[2] Intervista a Sandra Cisneros, a cura di Alessandro Portelli, ‘Nelle mie storie vive una Eva chicana’, su Il manifesto, 31/10/2004, in occasione della pubblicazione in Italia del romanzo  Caramelo (2002), ’narrato in un inglese che presta orecchio alla poesia’.

[3] Sandra Cisneros,” Tiri fuori da me…,” dalla  sua terza raccolta di poesie, Loose Woman: poems,   Kopf Publishing Group, 1994. Trad. di Isabella Nicchiarelli.

[4] Dolores del Rio (1905-1983), affascinante attrice messicana, protagonista di film hollywoodiani di avventura degli anni ’20-’30.

[5] Il termine viene usato per indicare una “persona focosa”; il riferimento è al piccolo aereo caccia inglese, monoposto  e monomotore, che offrì un contributo decisivo durante la battaglia d’Inghilterra (1940) contro l’aviazione tedesca.

[6] Coltelli a serramanico

[7] Trombe d’argento dal suono brillante e caldo, tipiche della musica del folklore messicano. È un termine creato dagli Indios Coca nel XXVI sec.; oggi, con la parola mariachi si indicano gruppi musicali, soprattutto originari dal Jalisco State, che usano abbigliamento e repertorio tradizionale messicano.

[8] La cagna buona dal temperamento appassionato.

[9] Popocatepetl è il nome di un vulcano a 70 Km da Città del Messico. Nella mitologia azteca, Popocatépetl era un guerriero che amava la principessa lxtaccìhuatl che gli fu falsamente promessa in sposa e mandato a combattere lontano. Alla principessa venne detto che il suo amore era stato ucciso e lei morì dal dolore. Quando Popocatépetl ritornò e seppe di averla perduta, morì di dolore anche lui. Gli  dei li coprirono di una pioggia di stelle e li trasformarono in vulcani. La montagna Iztaccíhuatl venne chiamata "La donna addormentata" perché ha le sembianze di una donna sdraiata sulla schiena. Lui divenne il vulcano Popocatépetl, che faceva piovere fuoco sulla Terra con furia per la rabbia di aver perduto la propria amata. (da Wikipedia)

[10] Agustìn Lara (1900-1970), compositore, cantante messicano; uno dei più popolari di canzoni di bolero del suo tempo. Famose le sue storie d’amore, tra le quali quella con l’attrice Maria Felix.

[11] Strati di tortillas (piadine) imbottite a scelta e servite con lattuga, pomodori e cipolla.

[12] Nella mitologia azteca è la dea-madre protettrice della fertilità, della sessualità e delle nascite. È definita “mangiatrice di ciò che è sporco”, perché visitava i morenti e accoglieva le loro confessioni. È associata alla luna.

[13] Tipo di albero di pino che cresce in Messico o negli Stati Uniti sud-orientali. Produce pigne commestibili. L’odore fragrante del suo legno bruciato è inconfondibile.

[14] Graminacea perenne, comune nei prati e pascoli.

[15] Nostra Signora di Guadalupe è l'appellativo con cui è venerata la Vergine Maria in Messico, in seguito a presunte apparizioni che sarebbero avvenute nel 1531.Il nome Guadalupe ricorda la trascrizione in spagnolo dell'espressione azteca Coatlaxopeuh, "colei che schiaccia il serpente". A memoria dell'apparizione, sul luogo fu subito eretta una cappella, sostituita poi da un vero e proprio santuario consacrato nel 1622. Infine nel 1976 è stata inaugurata l'attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. La Madonna di Guadalupe è venerata dai cattolici come patrona e regina del continente americano. La sua festa si celebra il 12 dicembre.

[16] Il nome significa: “veste di serpente”. Nella mitologia azteca, è la dea del fuoco e della fertilità, madre delle stelle del Sud. Resa feconda da una sfera piumata. Il 13/08/1970 fu rinvenuta a Città del Messico una statua della dea, che oggi è custodita nel Museo Nazionale di Antropologia della città.

[17] “Voglio esser tua. […]/voglio amarti. Stringerti. Legarti a me”. Trad. di Isabella Nicchiarelli.


giovedì 16 settembre 2021

SAN DESIDERIO di gogo (2016)







 Sì, lo so, oggi non è il 24 di maggio, ma l'ho ritrovata tra vecchi appunti del 2016:

                   

                    "SAN DESIDERIO"


Ieri era San Desiderio e gli ho chiesto la grazia.

Voglio scrivere di uomini che ammazzano le donne,

di addestratori militari, di chi telefona in soffitta,

di donne sante e martiri, di Molly e Anna e Emma che parlano d’amore.

Potrei narrare la storia dell’uomo dei violini, o del docente di diritto

con la moglie scomparsa, che amava Hitchkock (lui) e aveva tre bambini

(con lei) in una casa normale di Tolosa. E poi degli sposi paki trucidati

perché le famiglie non erano d’accordo o della donna messa in galera

perché il marito pregava un altro dio.


 Potrei, vorrei scriverne, ma

gli spaghetti stanno per scuocersi! 


Roma, 24 maggio 2016    


*MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Langres, in Frància, la passione di san Desidèrio Vescovo, il quale, vedendo che il suo popolo era straziato dall'esercito dei Vàndali, si presentò al loro Re per supplicarlo in favore di quello. Avendo poi il Re ordinato che subito lo scannassero, egli volentieri porse il collo per le pecorelle affidategli, e, percosso dalla spada, se ne volò a Cristo. Patirono insieme con lui anche molti altri appartenenti al suo gregge, i quali furono sepolti presso la medesima città.


domenica 21 marzo 2021

21 Marzo 2021 GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA POESIA

                                    21 Marzo 2021    

 



              GIORNATA INTERNAZIONALE 

                           DELLA POESIA

                                     🙌


Autostrada 99E da Chico


Stanno al suolo i germani reali,

è notte. Chiocciano

nel sonno e intanto sognano

il Messico e l'Honduras, Si china

il crescione su un fosso d'acqua irrigua

e i salici si abbassano,

sotto il peso dei corvi


Campi di riso galleggiano sotto la luna.

E anche le foglie d'acero bagnate s'aggrappan

al parabrezza. Ti dico Maryann,

sono felice.

R. Carver, da "Voi non sapete che cos'è l'amore. Saggi, poesie e racconti",

trad. di R.Duranti e F.Durante, Edizioni Minimum fax, 1998.




venerdì 22 marzo 2019

SOTTO IL SEGNO DELLE SCIMMIOTTO (1) da "326 poesie dal mondo..." di Bruni-Nicchiarelli


SOTTO IL SEGNO DELLO SCIMMIOTTO[1]


            -È di qualche tempo fa...- dice Gordon, guardando, imbarazzato da tanta attenzione, l’articolo che Zoé tiene ancora fra le mani.  Poi scende dalla scaletta appoggiata alla libreria e le si avvicina.
           -Sì, di qualche anno fa, ma è ancora molto buono - lo rassicura Zoé sorridendogli- l’ho letto per caso, una volta in Italia; mi aveva colpito il tuo nome e avevo anche pensato di rintracciarti, poi sai come vanno queste cose... Lo potresti ripubblicare, magari aggiungendoci Yang Lian e Gao …  - si interrompe per passargli le dita tra i capelli e poi subito aggiunge cambiando argomento: - Senti, che ne dici? Togliamoci un po’ di polvere di dosso e mangiamo qualcosa. Non ce la faccio proprio ad uscire e, poi, mi sembri stanco anche tu; vedrai riuscirò a stupirti con una ricca cena da trasloco!
             Non passa molto che dal PC di Zoé un sottofondo di musica comincia ad insinuarsi discretamente negli spazi dell’appartamento che già accennano forme e ordini futuri, sebbene ancora impietosamente illuminati da nude lampadine. Le pareti bianche in attesa di quadri e fotografie captano ombre e luci estranee che occhieggiano spavalde dalle finestre aperte.  Stanchi, ma felici di poter chiacchierare ancora un po’, si sono finalmente seduti sulle due tripoline, davanti a uno degli scatoloni ancora pieni, messo a mo’ di tavolino. Sopra, fa da prima attrice la provvidenziale quiche di Louise, accompagnata da un piccolo vassoio di formaggi, qualche piatto di carta, due bicchieri e una bottiglia di vino. Zoé ha mantenuto la promessa.
           Più tardi, mentre ancora mangiucchiano un po’ di formaggio,  Gordon riprende la conversazione letteraria là dove l’avevano interrotta poco prima:-Gao è un nome che conosco, ma non sono sicuro di aver mai letto i suoi testi di poesia.
          -Infatti, di solito si conosce il suo teatro[2] oppure...  Insomma, ha sempre ritenuto che la poesia fosse un’attività privata, intima, non materiale da pubblicare. Ecco, un attimo solo…- e Zoé si alza a cercare qualcosa. Poi, tornando con in mano un sottile libretto, gli dice: -Guarda, questa è una chicca: versi scritti poco prima che gli fosse assegnato il Nobel. Un regalo di amici italiani.
    -Ah! Vedo che tu Gao lo conosci bene. Allora, mi potresti aiutare. In fondo, lui ormai è più parigino che cinese, e  ….
    -No, che c’entra? Gao vive qui[3], ma ormai l’unica patria è  quella dentro la sua testa. Né Cina né Francia.
    -Certo, certo.
    -L’ ho incontrato un paio di volte, qui a Parigi, quando ho accompagnato un’amica giornalista italiana al suo atelier, un vero laboratorio dove lui dipinge, gira le scene dei suoi film e prova con gli attori. Uno spazio pieno di libri d’arte, specchi, maschere della Commedia dell’Arte italiana e pitture su carta di riso. Un luogo pieno di suggestioni. E lui è un uomo magro, minuto che parla con voce sommessa e che ascolta attentamente … Comunque, tieni, dai uno sguardo. – E così dicendo accosta la tripolina a quella di Gordon per poter meglio leggere insieme: -Anzi, no: ascolta. Ecco, il primo lavoro è “una ballata molto speciale”[4],  una “Ballata contemporanea” come dice il sottotitolo e capirai da solo perché.
        E insieme leggono quei versi brevi raccolti in strofe brevissime, piene di immagini visionarie che si scontrano con altre tratte dal quotidiano; un testo scabro, essenziale, apparentemente frammentario, vagamente narrativo e con un forte senso di spaesamento. Una ballata speciale, in cui possiamo trovare le teorie poetiche dell’artista, le sue idee sulla lingua, varie riflessioni filosofiche e personali. Ecco un assaggio dell’incipit del poemetto dove l’ Io Poetico  si perde tra la serie di immagini che si generano l’una dall’altra[5] (vv.1-22):

Di un riccio
io parlo
parlo di un verme
s’insinua
scivolando lento

diciassette anni
fa
nel Colorado
c’era

un fiume
senza sirene
nessun annuncio di sventura
[...]
il giorno all’imbrunire
prateria
vento verde di prateria

una vecchia scarpa
e
un bambino
dimenticati ...

        Una poesia ricca di metafore, in cui il riccio del verso iniziale sta per il letterato che sceglie l’emarginazione. I versi sono organizzati in quartine irregolari, come se queste fossero state spezzate o allungate per poi venir ricomposte fino ad adattarsi alle sensazioni del poeta, e per poter, in questo modo, parlare della fine dell’amore, della cultura e della lingua, in un mondo dominato dal caso e dalla noia di chi non sa più chi egli sia.  Poesia piena di immagini quella di Gao, che nella vita alterna la scrittura alla pittura, due attività inseparabili per gli intellettuali cinesi tradizionali. Ecco, allora, immagini di pioggia incessante, di vuoto, di vento e dita affilate, di cicale stridenti, per esprimere la fine di tutte le speranze, ma anche poesia carica di sapori e suoni, con un ritmo cadenzato reso attraverso l’uso ossessivo di connettori, avverbi e particelle di negazione. Oppure, poesia fatta di lunghi cataloghi[6] “con l’ effetto di una nenia incantatoria”[7] (vv 141-168):

Il tempo che è casualità
non può lasciare tracce
rimane solo la memoria
l’ultimo vagone del metrò
un lieve tremare dei vetri
attraversa la baia

il seno
una cicatrice

non poter parlare
non vuol dire non aver parlato

non c’è domani
non c’è
non c’è

[...]
  
eliminati i bottoni
eliminata pure l’ipocrisia
eliminati i fardelli
resta solo la voglia di dormire



il tempo dell’infanzia è come un vecchio gatto
che ronfa sul cuscino della sedia

ti metti a raccontare storie narrate mille volte ormai
le mille e una notte e solo quell’una ha qualche senso

il demone cavalca in cima al muro
sferza con la frusta
una giumenta
sei tu quel demone!

... o domande incalzanti fino alla loro vanificazione, evidenziata dalla chiusa finale (vv  207-226):

sesso a parte
a questo mondo cosa resta?

malvagi demoni
a parte
esistono ancora le fiabe?

a parte te
io esisto ancora?

a parte te che mi vieni incontro ed io che le vado incontro
una donna che
non distingue il vero dal falso inventa solo menzogne
sottrarsi alle menzogne
ma che smarrimento

allora tu inganni io inganno
collezioniamo menzogne
ci  abbiamo confezionato tanti rifugi
ci abbiamo fondato un mucchio di convinzioni
colla forza della ragione
in tutta tranquillità di spirito

tu fai
uno sbadiglio
                               Parigi, 30 agosto 1991

       La lingua è molto colloquiale, ma mantiene la ricca musicalità[8] di tutte le opere di Gao[9]. Ricordo che, in quell’incontro, parlando con la mia amica, ha molto insistito sull’idea di scrivere poesia per se stesso-  dice Zoé e anche Gordon ricorda di aver letto una conversazione tra Gao e Yang Lian, durante un loro incontro in Australia, in cui i due artisti discutevano di esilio, lingua cinese e letteratura[10].

[...]
       


[1] Lo scimmiotto è uno degli animali dell’universo letterario e mitologico cinese; è presente anche nella tradizione religiosa e popolare, ed è oggetto di culto ancora oggi. Rappresenta l’irrequietezza e l’instabilità della mente umana, la rischiosa genialità connessa a successi e a fallimenti. Ne Il sogno dello scimmiotto, racconto di un viaggio avventuroso di un monaco alla ricerca di testi antichi, scritto nel 1640 e ispirato ad una delle più famose opere della letteratura cinese, Il viaggio in Occidente di Wu Chen’en (1500-1582), lo Scimmiotto, un misto di animale, uomo, demone e dio, è  uno dei compagni in cammino verso l’illuminazione. Nell’opera, tra avventure, fantasie erotiche, frammenti di satira politica e altro, si respira un’inquietudine esistenziale vicina alla sensibilità moderna.
[2]Gao è romanziere, drammaturgo, critico letterario, traduttore, regista teatrale e pittore. La produzione poetica di Gao è consistente, ma era ancora praticamente quasi sconosciuta sia in Cina che in Occidente ai tempi del Premio Nobel a lui assegnato nel 2000. Gao ha sempre ritenuto la Poesia un’attività privata, intima, senza finalità di pubblicazione. Durante la Rivoluzione Culturale, fu mandato in un campo di rieducazione e lì preferì bruciare un’intera valigia dei suoi manoscritti. Le prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni Settanta, quando gli fu permesso di viaggiare in Europa.
[3]Gao Xingjian nasce a Ganzhou, Jiangxi, nel 1940. In esilio a Parigi dal 1987, cittadino naturalizzato francese dal 1998, fu insignito Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal governo francese nel 1992. Le sue opere pubblicate in Cina nei primi anni Ottanta, vennero poi vietate  e Gao fu dichiarato dalle autorità cinesi persona non grata. A Parigi,  riuscì a completare il romanzo La Montagna dell’Anima, la storia di un uomo alla ricerca della propria pace interiore e del recupero del sé. Nel 2000 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura, per la prima volta attribuito a uno scrittore cinese.
[4]Cfr. Gao X., uno scrittore in esilio interiore di Maria Cristina Pisciotta, introduzione a Gao, Parlerò di ricci. Poesie (1991-1995), Fermenti Editrice, 2006; pag25.
[5] Gao, Parlerò di ricci (ballata contemporanea); in Gao, Parlerò di ricci. Poesie (1991-1995), op. cit.; cfr anche recensione di Raffaele Piazza, su www.vicoacitillo.it, 07/01/2007.
[6] Tecnica tipica dei testi taoisti.
[7] Gao, op.cit.
[8] Cfr. Yang Lian: “La musicalità (che si perde in traduzione) della lingua cinese è nascosta dietro la percezione visiva dell’immagine”.
[9] Cfr. Maria Cristina Pisciotta, introduzione a Gao, op.cit. “La poesia della lingua non proviene solo dalla tensione che l’espressione dei sentimenti provoca; l’attenzione visiva  e quella uditiva creano insieme la tensione che fa nascere la poesia[…] si devono ascoltare le parole che escono dalla propria penna”.
[10] Cfr. La lingua dell’esilio, da una conversazione tra Gao e Yang Lian, poeta cinese contemporaneo, del 18/09/1993, a Sidney, da Ciò che abbiamo guadagnato dall’esilio.




martedì 8 gennaio 2019

"Una piccola storia latino-americana" , cap.8 (3) da '365 poesie dal mondo per una storia d'amore" di Bruni-Nicchiarelli, 2014

3.
...., forse per il viaggio, forse per il festival, forse per la cena e la birra, e per tutte quelle parole, immagini e odori, anche stasera Zoé fa presto ad addormentarsi. Domani ancora festival e l’atteso incontro con Mario Rivero[1].
        Ecco gli appunti che Zoé scriverà subito dopo l’incontro, ancora sotto l’effetto della  appassionata voce di Rivero e dei suoi versi:

       ‘ Un’intervista con il colombiano Mario RIVERO (1935)

Gentile, ironico e così profondamente umano, mi mette subito a mio agio. Quando accenno alla Colombia come patria del realismo magico, mi dice subito che lì non c’è bisogno di cambiare la realtà per renderla magica, basta descriverla come è, per quanto è pazzesca e crudele, aldilà della nostra immaginazione. La violenza è un elemento naturale in questa terra e parlarne con leggerezza trasforma l’orrore in sogno. Ecco il segreto del realismo magico di Borges e altri romanzieri latino-americani.
         Parliamo degli inizi della sua carriera e di quando poi  divenne famoso per le sue poesie che parlavano dei piccoli eventi quotidiani degli abitanti dei sobborghi delle moderne megalopoli; fu infatti con i Poemas Urbanos del 1963 che rivoluzionò tutta la poesia colombiana,  invitandola a spogliarsi dei suoi  vestiti per diventare l’amante di un uomo a cui non importava se era brutta  e povera. Brutta e povera nel suo cantare di atmosfere urbane e proletarie, con una lingua del quotidiano e con un tono colloquiale; poesia anti declamatoria, con versi duri, senza ricerca di ritmo perché “l’importante è essere diretti”. Poesia in cui si rievoca il mondo del lavoro in fabbrica, la noia del fine settimana, gli incontri di sesso con ragazze facili dal pesante trucco e che sanno di liquori da poco, e che sognano l’amore e la fuga verso luoghi migliori. Ho ascoltato nel pomeriggio al festival:

La luna e Nuova York[2]

Ci incontravamo tutti i giorni
nello stesso posto.
Spartivamo versi, sigarette,
e a volte un romanzo d'avventure.
Buttavamo pietruzze
dal ponte, dove mangiavano
gli operai della fabbrica di vetro.
Le dicevo che la terra è rotonda,
mia zia strega e la luna un pezzo di rame.

Che un giorno sarei andato a Nuova York,
la città che abbonda di cose strambe,
dove i gatti vagabondi
dormono sotto le automobili,
dove c'è un milione di mendichi,
un milione di luci,
un milione di diamanti.
Nuova York dove le formiche
ci mettono secoli a scalare l'Empire State
e i negri passeggiano per Harlem
vestiti con colori chiassosi
che stillano lucido d'estate.

Sarei andato per i ristoranti
fino a trovare un cartellino:
“ Cercasi ragazzo per lavare i piatti
Non si richiede titolo universitario».
A volte avrei mangiato un sandwich,
avrei raccolto mele in California,
avrei pensato a lei quando saliva in ascensore
e le avrei comperato un vestito simile al neon...

Mi stava per baciare quando
suonò la sirena della fabbrica.

          È il racconto di un incontro d’amore in un contesto urbano - industriale, articolato in  quattro tempi: quello della condivisione di interessi (versi, sigarette e romanzo) e passatempi (“buttavamo pietruzze”), delle chiacchiere sulla vita, i sogni e le paure che sembrano concretizzarsi nella seconda parte, in cui il poeta parla di Nuova York, il luogo dove la vita può essere diversa. New York è un sogno, “piena di cose strambe”, le immagini di emarginazione (i gatti, i mendicanti) si intrecciano con altre che suggeriscono le sue contraddizioni (povertà e ricchezza, impotenza delle formiche e maestosità dei grattacieli, i negri ghettizzati ad Harlem e i loro vestiti colorati ).  Segue il povero sogno del poeta: lavoretti e sacrifici per poter comprare un regalo alla sua donna lontana. Ma la vita è dura anche se si è giovani. Il finale, un distico che toglierà ogni speranza,  sarà scandito da un solo effetto acustico, la sirena della fabbrica che impedisce perfino di scambiarsi un bacio.
          In queste sue prime poesie, scritte con un misto di versi e prosa e magari in forma di ballate,  ci sono spesso riferimenti alla cronaca, così che da quei mondi di povertà si passa poi a parlare dei nuovi eroi  - astronauti, il presidente J.F. Kennedy, qualche famoso criminale o  Bob Dylan -  in una dimensione quasi epica. Altre sue poesie ci parlano di storie di  solitudini, illusioni e insoddisfazioni, come quella “piccola storia” della dattilografa:

Una piccola storia[3]

Alle sei di sera
quando la strada si lascia lambire dalla sporcizia
e gli edifici sbadigliano attraverso le finestre
i marciapiedi e gli alberi
la dattilografa aspetta...
Una volta aveva 15 anni.
Si dava il rossetto e sulle unghie uno smalto furiosamente rosso
usava scarpine fantasia
e aveva un fidanzato
che la portava al caffè
a prendere un cappuccino con pane tostato
mentre l'americano della fisarmonica
suonava una canzone
che ancora si ricorda.
Ora sono le sei di sera.
Il tempo è un cavallo lebbroso
che calpesta le cose.
Che fai dattilografa
con quel viso autunnale
e quei seni come arancia appassita?
Domani tornerai in ufficio
e vedrai il capo
di un metro e cinquanta
che si accarezza il piccolo ventre
dove si tiene le ricevute
uova di tartaruga
e una morte grande.
Non aspettare altro.
Ascolta di nuovo la musica dell'americano
e lascia che un uomo ti porti con sé...

        Parlare di donne in una società così machista,  vuol dire accettare tematiche e sentimenti che gli uomini non si possono permettere di avere, quali  la solitudine, la fragilità, la nostalgia … Oppure, per lui, anche  cantante di tango e impresario di cantanti di bolero, tra gli altri mille lavori che ha fatto nella vita, vuol dire  parlare di cose innominabili, come nella sua famosa poesia:

Tango per Irma la Dolce [4]

È stata qui
scossa dai palpeggiamenti dai pettegolezzi
                                e l'allarme delle sveglie
È stata qui alla fine troppo triste
Le foglie di palma sotto la nuca e i capelli distesi
                           agreste come le fibre del cocco
guardando tutto con semplicità e ammirazione
"si vede che tu sei uno scrittore" mi dice
a voce bassa nella penombra di una stanza con bottiglia di gin
                                               un giradischi
e fiori di plastica di tutti i colori
C'erano lì e non potevano mancare
                                      è chiaro
Sosa Beny Moré Gardel
i classici del tango e del bolero
                                               e gli altri
i Mozart e i Beethoven di sempre
insomma tutto quello che non abbiamo imparato a sentire
ma che sembra veramente
l'unica cosa pulita
                           giusta
per evadere la brutalità degli eventi
Io ero assorto triste cercando di animare
                                               fallacemente
lo spossato sangue delle vene
e lei voluminosa quasi a coprire tutto il letto
                                      meravigliosamente funzionante
grazie a quello che potremmo chiamare la sua bellezza
                                      ossia la sua "verità"
qualcosa fatto di calore –potere –e -forza
                                      uno straripamento
come una cavalla bianca con le sue gambe di dietro
                                                      bene aperte
che diventano argentate e cominciano a brillare
in un scintillio di luci
                           instabile
una fessura di luce nella gelosia
che sale lungo le sue gambe e impone al suo corpo
                                      una lividezza di biada
e tutto tutto quanto perde la certezza e l'eternità
come se la luce potesse davvero inventare
una forma nuova
Ormai la notte è quasi finita
lei ha messo la sua mano sul mio viso e ha detto: "sono una donna stanca"
così caro il suo sguardo che mi sono sentito ammorbidito
                                      senza resistenza
ho voluto farmi avanti spingere la persiana
ammettere la franchezza del giorno
                                      la circontristezza
rompere il miraggio il sortilegio ingannevole
"perché parli così gattina quelle sono cose che dicono
                                le intellettuali nevrotiche"
"lo so ma credimi che parlo assolutamente sul serio"
E poi come la cosa più naturale del mondo
"so che l'errore è in me stessa"
                                chiama "errore" la sua vita
e mi racconta del marito musicista
                                      mafioso
succhiando la trombetta come fosse marijuana
fino all'alba
"no non va bene restare sola tutte le notti non ti credere"
e continuava a parlare mentre s'infilava un reggiseno da soubrette e un reggicalze nero
e diceva "che tremendo" e "che sciocchezza"
come risposta a una domanda conosciuta
                                a un'inquisizione cifrata
"sì credo che questa sia la cosa migliore"
                                               aggiunge
"senza complicazioni né numeri di telefono né lettere d'amore nulla"
"mi piace la vita libera il cambiamento"
                                               dico io
"provo un orrore sacro per le dipendenze
e oramai conosci il mio nome e sai dove abito per cui
                                               si creano legami
e tutto quindi si avvicina alla fine"
E m'invento una storia mediocre
                                profondamente provinciale
o letteraria che potrebbe giudicarsi l'alibi perfetto
ma lei non ha pianto né riso
                                ha fissato un punto davanti a sé
malinconicamente come se avesse visto un abisso
evidentemente non conosceva né Iago né Otello né "Scespier"
e neanche Maupassant
e questa ignoranza la riportava nell'infanzia
                                               dolcemente
"Il mondo va così" concludo
                           come andandomene ormai lontano
in un modo gentile e freddo
e finisco con un fulminante "la gente"...
che è la vaga incerta parola
                                con cui ho decretato
improvvisamente la sua fine
Fuori nella luce tremolante
le case stanno chiuse avvolte in un vapore smerigliato
                                      e ci sono delle imposte
che si aprono come una palpebra e che poi si chiudono
cerco di toccare ancora
il suo ombelico odoroso i suoi piccoli seni stretti ricoperti
                                               da uno scudo
di bottoni e frange
cerco di inventare il gesto l'atteggiamento la parola
che diluisca in un'aria amabile e casuale
                                la tristezza lunga lunga lunga
                                               da pozzo cieco
l'incantesimo morto
Ma bisogna andare non possiamo attendere troppo
si è nascosta dietro gli occhiali scuri
                                      alta lontana ormai andando via
con il suo profumo di ruta -e- sale nelle ascelle sotto il maglione
con la sua carne viva temperata sotto la pelle
                                               con l'amore...
"Chiamami quando vuoi" mi ha detto a mo' di congedo
Sugli alberi con le foglie di lanugine argentata
cominciava un cielo blu - bandiera...
  
            Insomma, versi densi di vita; una vita, però,  che contiene anche dolore e morte.
            Le sue ultime raccolte sono più intimiste e personali, ma l’incontro si è concluso  senza che potessimo parlarne a lungo. Prima di lasciarci, però, mi ha detto qualcosa sulla poesia che mi ha chiarito molte cose:
          “Credo che l'atto poetico, quando avviene, debba consolare il cuore dell'uomo che interroga la realtà in cerca di appigli o quanto meno di un qualche senso che non ritrova a portata di mano. […]Del resto, in questo schematismo del mondo globalizzato, […], in uno staterello in piena violenza che cerca di dare il vertiginoso balzo dalla precarietà alla postmodernità, quale posto può avere questa strana creatura che è il poeta? A mala pena è un paria tollerato, e la sua poesia è quasi un anacronismo: con libri che non si vendono, e in un luogo poi, questa  Atene Sudamericana[5],  in cui il numero dei poeti continua a superare quello dei lettori di poesia”[6] e sembra rimpiangere i tempi delle tertulias[7], quelli di una Bogotà ancora  vivace».
          Ma Rivero, malgrado questi toni di sfiducia, continua a lottare e a pubblicare la sua rivista letteraria e a fare progetti, nonostante la malattia. Insomma, vita, fino in fondo”.

        Quando Raùl bussa alla porta della camera del piccolo hotel, Zoé ha ancora l’accappatoio indosso e i capelli bagnati raccolti in un asciugamano. È un’immagine di fragilità che contrasta con la sua normale sicurezza, sembra appena arrivata da un mondo lontano.
        Lo fa entrare e si scusa di essere in ritardo, si è messa a scrivere e si è  dimenticata del tempo che passava … Non si è scordata dell’appuntamento, ma … Raùl le sorride, avvicinandosi sempre più. Le prende la mano e la guarda con intenzione. È tutto così inaspettato che Zoé riesce solo a mormorare preoccupata: -Potrei essere tua madre... Ma è piacevolmente confusa.
      -Meno male che non lo sei...  - le  mormora Raùl e  l’attira immediatamente a sé stringendola tra le braccia brune.
Zoé non tenta neppure timidamente di resistere e viene completamente travolta dalla gioiosa energia che sprigiona da quel giovane corpo. La lingua di Raùl si fa rapidamente strada nella bocca di Zoé e le sue mani cominciano ad esplorare tra i piccoli seni alla ricerca dei capezzoli induriti.
      Zoé guarderà a lungo, l’indomani, quel corpo bruno e vellutato, quel pazzesco e infantile tatuaggio sul braccio sinistro su cui è appoggiata, scossa lievemente dal ritmo del respiro,  la testa del ragazzo ancora profondamente addormentato e sorridente. Lei sente ancora la pressione delle sue mani sulla pelle, l’ entusiasmo egoista provocato dall’urgenza del desiderio che l’ha soggiogata e il profumo della sua pelle ambrata.   
     Non lo sveglierà per salutarlo. La parentesi a Medellin si è prolungata più del dovuto. Gli ha lasciato un breve messaggio e, stringendo il borsone da viaggio, chiude la porta della camera dopo un ultimo sguardo pieno di tenerezza e stupore. Come un morso a un frutto un po’ acerbo, ma già dolce e succoso.
    
Nella testa, i versi asciutti di Lupe Cotrim Garaude[8] :

Possesso/lei[9]

Innanzitutto il ritmo del tuo corpo.
Tessevi le parole e le tue mani
Stringevano fantasmi fortemente.
Le parole assumevano un aspetto,
un modo d’ essere,
un movimento alterno della stanza.

Il tuo guardare mi percorse tutta
E fui strada, pianura,
distesa d’acqua,
cosa, gente. E lasciai che proseguisse:
un oscuro richiamo ti cercava.
Noi eravamo stranamente un viaggio.

         Il ritorno a Buenos Aires sembra veloce, l’incanto dei paesaggi visti dall’alto è sostituito da un misto di ricordi e aspettative.
        E finalmente Gordon. Gordon che parla di poesie d’amore, Gordon circondato dagli altri addetti del British, Gordon un po’ stanco e con il volto segnato, dai modi un po’ distaccati e con il pensiero altrove.
        - …  il mio intervento conclude, invece di iniziare come era programmato, questa presentazione delle attività di quest’anno, ma spero comunque ….
      Gordon che, dopo l’incontro, quando finalmente si avvicina, la guarda a lungo e poi si incupisce:  -Ti conosco da tanto, eppure così poco ...No, non è il momento giusto. Poi, ti spiegherò. Sono preoccupato e distratto ... e anche tu.
Una doccia fredda, un colpo allo stomaco. Zoé si sente vagamente in colpa, ma anche consapevolmente innamorata. Di lui.
       - Gordon, io ...
       -No, Zoé, ti prego. È andata così. Ora è tardi e, domani mattina, ripartiamo. Ti sei dimenticata? Domani mattina, all’aeroporto, alle dieci.
       Anche il viaggio, alla fine, non sarà un momento da passare insieme. Partiranno su due voli diversi, verso due destinazioni diverse. Parigi e Londra. Anche se più o meno alla stessa ora.


[1] Mario Rivero, poeta, giornalista, cantante di tanghi, impresario di corride e critico d’arte colombiano, nasce a  Envigado, Antioquia, nel 1935 e muore a Bogotà nel 2009. Fondò la rivista di poesia “Golpe de Dados”nel 1972 . Quando pubblicò i suoi Poemas Urbanos, nel 1963, rivoluzionò la poesia del suo paese.
[2] Mario Rivero,  “La luna e Nuova York“(Poemas Urbanos), in Poesie d’amore per un anno, Einaudi, 2003; a cura di Guido Davico Bonino.
[3] Mario Rivero, “Una piccola storia”, da Baladas, 1969-1985; traduzione di Martha Canfield, www.filidaquilone.it/num005canfield.html
[4] Mario Rivero, “Tango per Irma la dolce”, da Baladas, 1969-1985; traduzione di Martha Canfield, www.filidaquilone.it/num005canfield.html

[5]  Così è stata chiamata la città di Bogotà per la sua proverbiale vocazione intellettuale.
[6] Cfr. Intervista di Martha Canfield con Mario Rivero su ‘La Candelaria’, Bogotà, gennaio 2007.
[7] Con il termine spagnolo tertulia si indica la riunione di persone che periodicamente si incontrano  in un determinato posto, per lo più in un caffè, per conversare e discorrere di argomenti di interesse comune. 
[8] Maria José Lupe Cotrim Garaude Gianotti nasce a São Paulo nel 1933. Docente di Estetica alla Escola  de Communicações  e Artes dell’università di San Paolo. Muore nel 1970.
[9] Lupe Cotrim Garaude,”Possesso/lei”, dalla settima raccolta di Lupe Cotrim Garaude, Poemas ao outro (”Poemi all’autunno”), 1969, premio Governador do Estado, ottobre 1969; in Poesia del Brasile d’oggi, di Salvatore D’Anna, 1970, editrice i. l. a.Palma, Renzo Mazzone editore, Palermo, Italia-São Paulo, Brazil.