Ho
trovato su Scott Edward Anderson’s
Poetry Blog la poesia di Jo
Shapcott “Of Mutability”(Sulla trasformazione).
Jo Shapcott[1] , la pluripremiata
poetessa londinese, nel 2004 aveva scoperto di avere un cancro al seno e qualche
tempo dopo le era capitato di raccontare di essersi sentita quasi rinascere a
nuova vita durante il periodo di cura post-operatorio. Tuttavia, al tempo stesso confessava di essersi sentita
trasformata in una persona un po’
diversa da quello che era stata prima. Da questa esperienza nacque
la raccolta di poesie Of Mutability,
pubblicata nel 2010 dalla Faber and Faber di Londra, come se un bisogno
profondo si fosse generato dall’osservazione del suo stesso corpo dopo la mastectomia, le terapie chemio
e radio, attraverso una dolorosa presa di coscienza della malattia e dei suoi
rischi.
Non
era la prima volta che oggetto di poesia fossero i cambiamenti più o meno
repentini della vita e della natura, come
il variare dell’età e delle stagioni, le malattie e la loro evoluzione,
le perdite dolorose, le gioie fugaci, la fortuna instabile. Tuttavia
il tono personale e sfrontato, quasi aggressivo
e entusiasta insieme, il linguaggio
sensuale e razionale, diretto e misterioso allo stesso tempo, ma mai
apertamente personale, rendono i suoi versi assolutamente originali. On Mutability é dedicata ai dottori dell’Hereford County
Hospital, in essa però non c’è
mai un esplicito riferimento al cancro al seno e ai suoi effetti immediati
sull’aspetto del corpo dell’autrice.
Ecco, dunque, la prima poesia della raccolta, che da
il titolo al volume:
Sulla
trasformazione
Troppe fra le migliori cellule del mio corpo
Prudono, s’induriscono
e s’arrossano dolenti
In questa fredda primavera. E’ il duemilaquattro
[…]
Abbassa gli occhi in questi giorni per vederti i piedi,
diffida del pavimento
e delle tue analisi del sangue
che danno al dottore un’espressione seria.
Alza lo sguardo per cogliere le eclissi, le foglie d’oro,
le comete,
gli angeli, i candelieri, con la coda dell’occhio.
Raggiungili se ti va, studia astrofisica o
Impara canti popolari, (tutto) sul sacrificio umano, sul
destino di morte,
come volare,
pescare, far sesso senza toccar molto.
Ma non ti affannare per andare ovunque, tranne in cielo.
Una visione in
orizzontale del proprio corpo a letto nella prima strofa, un invito
all’ottimismo nella seconda.
Le poesie
della raccolta “ Of Mutability” sono dunque variazioni sul tema del cambiamento
legato alla malattia, non solo del corpo, ma anche dei rapporti con le persone,
quando piccoli eventi quotidiani sono vissuti come se fosse l’ultima volta
o osservati con lo stupore della prima.
Insomma, uno sguardo franco e diretto,
ora serio ora gioioso, sulla mortalità.
Il volume di Jo Shapcott ha molti punti di
contatto con il saggio di Virginia
Woolf, Sulla malattia[2], in cui la grande autrice descriveva la natura trasformativa del male. Una condizione
con regole di comportamento nuove - la malattia secondo la Woolf- con una
diversa percezione del reale. Il molto tempo passato a letto, abitua a una
visione orizzontale che sostituisce quella solitamente verticale, così che lo
sguardo più facilmente si volge verso il cielo. La malattia affina le sensazioni
e riduce l’ autocontrollo, permettendo in tal modo alla verità, tenuta nascosta
dallo stato di salute, di manifestarsi spavalda. Virginia Woolf si chiedeva
come mai la malattia non avesse goduto tra i letterati altrettanta
considerazione di altri temi come l’amore, la guerra e la gelosia. Jo Shapcott ha accettato la
sfida.
(isabnic2014)
(isabnic2014)
[1]
Jo SHAPCOTT è nata a Londra nel 1953. Da sempre una grande lettrice, ha vissuto
un’infanzia felice con la sua famiglia. La
morte quasi contemporanea e in parte inaspettata dei genitori, quando Jo aveva
diciotto anni, distrusse la tranquillità
che fino allora aveva caratterizzato la sua vita. Studia al Trinity College di
Dublino, dove comincia a scrivere poesie. Trova il suo punto di riferimento nelle opere della
poetessa americana Elizabeth Bishop, sulla quale scriverà la sua tesi di
dottorato a Oxford. Studia con Seamus Heaney, comincia a pubblicare le sue
opere subito riconosciute. Vince nel 1985 e nel 1991 il National Poetry Competition -unica finora ad aver vinto
questo riconoscimento due volte. Con la sua prima raccolta, Electroplating the Baby(1988), vince il
premio per la poesia del Commonwealth; con la terza raccolta, My Life Asleep(1998), ha vinto il premio
Forward.
[2][2]
V.Woolf, Sulla malattia (On Being Ill) , a cura di Nicola
Gardini, Torino, Bollati Boringhieri Edizioni, 2006.