martedì 29 aprile 2014

JO SHAPCOTT o della malattia (1), di isabnic

Ho trovato su  Scott Edward Anderson’s Poetry Blog   la poesia di Jo Shapcott  “Of Mutability”(Sulla trasformazione).
   Jo Shapcott[1] , la pluripremiata poetessa londinese, nel 2004 aveva scoperto di avere un cancro al seno e qualche tempo dopo le era capitato di raccontare di essersi sentita quasi rinascere a nuova vita durante il periodo di cura post-operatorio. Tuttavia,  al tempo stesso confessava di essersi sentita trasformata in  una persona un po’ diversa da quello che era stata prima. Da questa esperienza   nacque la raccolta di poesie Of Mutability, pubblicata nel 2010 dalla Faber and Faber di Londra, come se un bisogno profondo si fosse generato dall’osservazione del suo stesso  corpo dopo la mastectomia, le terapie chemio e radio, attraverso una dolorosa presa di coscienza della malattia e dei suoi rischi.
   Non era la prima volta che oggetto di poesia fossero i cambiamenti più o meno repentini della vita e della natura, come  il variare dell’età e delle stagioni, le malattie e la loro evoluzione, le perdite dolorose, le gioie fugaci, la fortuna instabile.  Tuttavia il  tono personale e sfrontato, quasi aggressivo e entusiasta insieme, il  linguaggio sensuale e razionale, diretto e misterioso allo stesso tempo, ma mai apertamente personale, rendono i suoi versi assolutamente originali.  On Mutability é dedicata ai dottori dell’Hereford County Hospital, in essa però non c’è mai un esplicito riferimento al cancro al seno e ai suoi effetti immediati sull’aspetto del corpo dell’autrice.
Ecco, dunque, la prima poesia della raccolta, che da il titolo al volume:

Sulla trasformazione 

Troppe fra le migliori cellule del mio corpo
Prudono, s’induriscono  e s’arrossano dolenti
In questa fredda primavera. E’ il duemilaquattro
[…]
Abbassa gli occhi in questi giorni per vederti i piedi,
diffida del pavimento  e delle tue analisi del sangue
che danno al dottore un’espressione seria.

Alza lo sguardo per cogliere le eclissi, le foglie d’oro, le comete,
gli angeli, i candelieri, con la coda dell’occhio.
Raggiungili se ti va, studia astrofisica o
Impara canti popolari, (tutto) sul sacrificio umano, sul destino di morte,
come volare,  pescare,  far sesso senza  toccar molto.
Ma  non ti affannare  per andare ovunque, tranne in cielo.

Una visione in orizzontale del proprio corpo a letto nella prima strofa, un invito all’ottimismo nella seconda.
Le poesie della raccolta “ Of Mutability” sono dunque variazioni sul tema del cambiamento legato alla malattia, non solo del corpo, ma anche dei rapporti con le persone, quando piccoli eventi quotidiani sono vissuti come se fosse l’ultima volta o  osservati con lo stupore della prima. Insomma,  uno sguardo franco e diretto, ora serio ora gioioso, sulla mortalità.
 Il volume di Jo Shapcott ha molti punti di contatto con  il saggio di Virginia Woolf, Sulla malattia[2], in cui la grande autrice descriveva la natura trasformativa del male. Una condizione con regole di comportamento nuove - la malattia secondo la Woolf- con una diversa percezione del reale. Il molto tempo passato a letto, abitua a una visione orizzontale che sostituisce quella solitamente verticale, così che lo sguardo più facilmente si volge verso il cielo. La malattia affina le sensazioni e riduce l’ autocontrollo, permettendo in tal modo alla verità, tenuta nascosta dallo stato di salute, di manifestarsi spavalda. Virginia Woolf si chiedeva come mai la malattia non avesse goduto tra i letterati altrettanta considerazione di altri temi come l’amore, la guerra e la gelosia. Jo Shapcott ha accettato la sfida.
(isabnic2014)




[1] Jo SHAPCOTT è nata a Londra nel 1953. Da sempre una grande lettrice, ha vissuto un’infanzia felice con la sua famiglia.  La morte quasi contemporanea e in parte inaspettata dei genitori, quando Jo aveva diciotto anni,  distrusse la tranquillità che fino allora aveva caratterizzato la sua vita. Studia al Trinity College di Dublino, dove comincia a scrivere poesie. Trova il  suo punto di riferimento nelle opere della poetessa americana Elizabeth Bishop, sulla quale scriverà la sua tesi di dottorato a Oxford. Studia con Seamus Heaney, comincia a pubblicare le sue opere subito riconosciute. Vince nel 1985 e nel 1991 il National Poetry  Competition -unica finora ad aver vinto questo riconoscimento due volte. Con la sua prima raccolta, Electroplating the Baby(1988), vince il premio per la poesia del Commonwealth; con la terza raccolta, My Life Asleep(1998), ha vinto il premio Forward.


[2][2] V.Woolf, Sulla malattia (On Being Ill) , a cura di Nicola Gardini, Torino, Bollati Boringhieri Edizioni, 2006.

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