Una scrittrice, una
poetessa, una blogger e “una tibetana che
vive in esilio in Cina”, come lei ama definirsi, anche se il territorio
tibetano appartiene ufficialmente allo stato cinese. Oppure, è “la
cagna tibetana”, come l’appellano i suoi detrattori e censori?
Tsering Woeser (1966) è per tre
quarti tibetana e un quarto di etnia Han. Dopo aver lasciato Lhasa da bambina,
ha vissuto con la sua famiglia nella parte occidentale del Sichuan, dove ha studiato
in cinese e si è poi laureata in letteratura cinese. Ottenuto un posto di
lavoro presso la rivista letteraria Tibetan
Literature, in lingua cinese e finanziata dallo stato centrale, torna a
Lhasa con la famiglia e qui si consolida la sua presa di coscienza identitaria.
Comincia a studiare il tibetano e il Buddismo. Nel 1999 pubblica una raccolta di
poesie Tibet Above dove esprime la
sua personale percezione della cultura tibetana e della religione buddista. Nel testimoniare il duro controllo
cinese sulla lingua e la religione nel suo paese d’origine, diviene sempre più
radicale e impegnata in un’opera di documentazione continua e puntuale della
realtà tibetana. Nel 2003 pubblica Appunti
sul Tibet, che non furono censurati, ma furono però accusati di contenere
“errori politici” tali da provocare un suo nuovo allontanamento da Lhasa. Fu
costretta, dunque, a lasciare il lavoro, per poi trasferirsi a Pechino.
Il suo blog, Invisible
Tibet, che è una piattaforma per
articoli, libri e post di altri blogger tibetani, fu chiuso per la
prima volta nel 2006. Durante la rivolta del Tibet nel 2008, la libertà di
movimento di Tsering e quella del marito, Wang Lixiong, andarono incontro a
notevoli restrizioni, ma dal 2009 il blog
diventa, comunque, anche il più importante luogo di denuncia e
documentazione di tutti i casi di immolazione di tibetani dentro e fuori il
Tibet. I post di Tsering, inoltre, appaiono anche sul portale di
informazione Radio Free Asia, e lì sostiene apertamente la libertà di
espressione e l’uguaglianza etnica, cose ufficialmente professate dal governo
cinese, ma violate nella pratica
quotidiana. L’audacia di questi post, tutti saldamente documentati, le è valsa
una grande popolarità tra i tibetani che vivono in Cina o all’estero.
Invisible Tibets, insieme alle sue poesie, agli altri scritti e alla
sua partecipazione a diversi social network, ha dato la possibilità a milioni
di persone di etnia tibetana di esprimersi e di far sentire la propria voce anche
altrove. Nonostante i tentativi da parte del governo cinese di mettere in ombra
la forza della sua informazione, attraverso il controllo costante da parte degli agenti di
sicurezza o la pratica del domicilio coatto nei momenti di tensione politica,
Tsering con coraggio continua a
denunciare, con la convinzione che
“testimoniare è dar voce” e che lei comunque continuerà a farlo. Eppure
il suo blog, la sua stazione radio monocondotta, è stata spesso sotto attacco di hacker, i
suoi account GMail e Facebook sono stati
chiusi e i suoi contatti sono diventati
destinatari di e-mail con virus (malware). Da non dimenticare che dal 2004 il CCP (Partito Comunista
Cinese) obbliga tutti i cittadini tibetani a usare una carta di accesso a
Internet, in modo tale da poter controllare ogni attività on line.
La
partecipazione di suo padre alla Rivoluzione Culturale ha offerto il materiale
del suo terzo libro, Forbidden Memories:
Tibet During the Cultural Revolution. Durante il programma
maoista di rieducazione la maggior parte dei templi buddisti in territorio
tibetano furono saccheggiati e furono bruciati migliaia di testi religiosi, ma
il governo cinese ha messo tutto sotto silenzio cercando di arginare il
dissenso della comunità tibetana. I file che si riferiscono al Tibet, infatti, rappresentano una minima parte di tutto il
materiale documentario della Rivoluzione Culturale in Cina. Forbidden Memories di Woeser pubblicato
a Taiwan nel 2006, con la sua raccolta di saggi, interviste e le centinaia di
foto inedite fatte dal padre dell’autrice
durante il servizio sotto l’’Esercito di Liberazione del Popolo, riempie il vuoto di documentazione sul Tibet
di quegli anni. “ Se non continuo a documentare e a parlare, - ha di chiarato
la scrittrice- il nostro paese sarà
messo a tacere, la nostra storia modificata e i nostri giovani non avranno modo
di sapere.” Quando nel 2007 a Woeser fu conferito in Svezia il Premio per la libertà di espressione dell’Unione
degli Scrittori, le fu impedito di partecipare alla cerimonia di conferimento negandole
il passaporto per motivi di sicurezza nazionale, come per i dissidenti. Anche
se i suoi siti sono stati temporaneamente oscurati, i suoi saggi e i suoi
lavori sono apparsi in altre piattaforme in lingua inglese, come
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