mercoledì 27 aprile 2016
mercoledì 20 aprile 2016
ARCHITETTURE DEL SOTTOSUOLO di Andrea Lanini (5-14 maggio 2016)
Hotel Julia 5 Maggio
2016
Via Rasella
25-29 Roma ore 18.00
Andrea
Lanini
ARCHITETTURE DEL
SOTTOSUOLO
All’inizio c’era l’idea
di una mostra sull’architettura interrotta, ma era così interrotta che alla
fine non si è fatta proprio. Forse era destino. Che l’architettura sia stata
per me una sorta di progetto incompiuto è un fatto, e per la verità anche un
fatto traumatico, legato fatalmente alla giovinezza, al fluire della vita e
quindi al passato. Oggi, grazie alla affettuosa ospitalità degli amici Gora e
Riccardo Tossini , posso raccogliere il materiale che avevo preparato per
quell’evento mancato e ricomporlo in una riflessione forse un po’ tardiva sui
dintorni dell’architettura, con l’aiuto degli strumenti dell’arte.
Mi auguro di averne ricavato
qualcosa di buono ripensando alla mia esperienza, soprattutto in relazione a tutto quello che
c’è dietro, o meglio : a tutto quello
che c’è sotto e che per questo, ma non solo per questo, ho chiamato “architetture del sottosuolo”.
E’ il caso di dire, grazie
all’arte ritrovata, agli amici che mi hanno accolto e anche al luogo nel quale
ho rimesso insieme i frammenti dei miei ricordi architettonici e non, che sono
finalmente tornato a casa.
martedì 19 aprile 2016
domenica 17 aprile 2016
sabato 16 aprile 2016
LIFE ON MARS? (David Bowie)
venerdì 15 aprile 2016
TRE GIORNI PER CONOSCERE LUCA DE FILIPPO, a cura di A.Ottai
TRE GIORNI PER CONOSCERE
LUCA DE FILIPPO
progetto a cura di Antonella Ottai
Laboratorio/seminario su
uno degli ultimi rappresentanti della tradizione delle famiglie d’arte
Luogo: Vetrerie Sciarra. Aula Levi
Giorni: 20, 21 aprile, h. 19-21; 22 aprile, h. 18-20, 2016
La scomparsa recente di Luca De Filippo ci ha colto tutti di
sorpresa. E anche “intellettualmente” impreparati. Ci si è resi conto
all’improvviso di quanto “straordinaria” fosse la sua presenza nel panorama del
teatro contemporaneo, di quanto il suo lavoro costante e, tutto sommato,
silenzioso, per dare vita alla continuità di una grande tradizione teatrale,
rappresentasse un’eccezione vistosa alle pratiche sceniche del nostro tempo.
Pratiche intese in senso largo: Luca infatti assommava nella sua professione
diversi ruoli: la formazione e la guida della compagnia, la regia,
l’interpretazione, la scelta del repertorio; oltre alla funzione specifica di
impresario, come nella tradizione capocomicale, Luca era attore, metteur en scène, dramaturg. Non ultima fra le sue attività teatrali, c’era
l’amministrazione di una grande eredità, per riuscire ad assicurare al
patrimonio drammaturgico ereditato dal padre un’esistenza internazionale e una
memoria di lunga durata, grazie anche a un attento lavoro editoriale a mezzo
stampa e attraverso l’editoria elettronica. Nei confronti delle nuove
tecnologie Luca De Filippo ha sempre dimostrato una notevole lungimiranza e una
disposizione a sperimentare linguaggi e media diversi, realizzando progetti (o
consentendone la realizzazione) anche al di fuori dell’ambito strettamente
teatrale: dal fumetto alle varie forme di editoria digitale e di diffusione in
rete.
Al di là dell’omaggio che la persona specifica merita per la
qualità della sua attività come per la discrezione e l’intelligenza con cui
l’ha vissuta, lontana dai clamori mediatici, il laboratorio che qui si propone
risponde alla necessità, non soltanto di studiare e di far conoscere
genericamente ai più giovani la peculiarità della tradizione di cui Luca De Filippo
era uno degli ultimi grandi rappresentanti, ma di analizzare invece in modo più
dettagliato di quale lavoro sia intessuta la continuità, quali siano i mestieri
a rischio scomparsa che la tengono in vita, quali minute differenze articolino
la lettura e l’interpretazione dei testi, attualizzandone di volta in volta il
senso; cosa significhi far vivere la memoria – anche ricorrendo alle tecnologie
digitali – di un teatro che è la storia del nostro Novecento. E che tale è
diventato anche grazie all’opera di Luca De Filippo.
Antonella Ottai
lunedì 11 aprile 2016
"DEGAS" di Roy Cameron
Degas, La Tinozza(1886), Musée d'Orsay, Parigi. |
DEGAS by Roy Cameron
Every night he
wanders through
his beloved rain-polished
Paris,
its dim-lit
streets dangling
like strings of
smoky pearls
before his
tired old eyes.
People go about
their business,
unheeding, as
he shuffles past,
lost in his
labyrinth of despair,
unnoticed by a
world he once held
poised between
his fingertips.
Fingers that
could portray,
in pastel
shades,
a light that
could shimmer
and slide down
the soft moist backs
of his ladies
as they crouched
demurely,
obediently naked
before him.
But now his
hands no longer know them,
his light has
dimmed to where
no touch can
comfort him
and so he
chooses the ultimate
empty canvas of
annihilation.
Every night out
walking.
Tutte le notti
a vagare
nella sua amata Parigi lustra di pioggia,
con le strade scure che attraggono
come fili di perle di fumo
i suoi vecchi
occhi stanchi.
La gente in giro per i propri affari,
indifferente,
mentre lui rimescola il passato,
perso nel
suo labirinto di disperazione,
ignorato da un mondo
che un tempo
teneva appeso tra
le dita.
Dita che sapevano ritrarre,
con lumeggiature a pastello,
una luce che
vibrava
e scivolava lungo le morbide spalle umide
delle sue donne
mentre si accovacciavano contegnose
docilmente
nude davanti a lui.
Ma ora le sue mani
non le riconoscono,
la sua luce si
è oscurata fino al punto
che nessun
contatto può confortarlo
e così
sceglie l' ultima
tela vuota dell’ annientamento.
Tutte le notti in giro.
(trad dall'inglese di isabnic, 2016)
Degas, Donna al bagno, 1886 |
domenica 10 aprile 2016
FRACKING E TERREMOTI IN USA
Interessante e documentato l'articolo di Annalisa Bonfranceschi su WIRED dell'8/4/2016.
Ecco il link:
http://www.wired.it/attualita/ambiente/2016/04/08/petrolio-terremoti-fracking/?utm_source=wired&utm_medium=NL&utm_campaign=daily
giovedì 7 aprile 2016
HANAMI ALL'ORTO BOTANICO a Roma
HANAMI ALL'ORTO BOTANICO
08-04-2016
venerdì 8 aprile 2016, ore 11.00
sabato 9 aprile 2016, ore 11.00
domenica 10 aprile 2016, ore 11.00
museo Orto botanico
largo Cristina di Svezia, Roma
sabato 9 aprile 2016, ore 11.00
domenica 10 aprile 2016, ore 11.00
museo Orto botanico
largo Cristina di Svezia, Roma
Venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 aprile, il Museo Orto Botanico di Roma celebra la bellezza dei ciliegi in fiore con una manifestazione di tre giorni che prevede attività per adulti e bambini. Seguendo un'antica tradizione del Giappone, sui rami degli alberi del Giardino giapponese saranno applicate strisce decorative (Tanzaku) recanti poesie haiku. Per tutti e tre i giorni è possibile seguire visite guidate al Giardino giapponese e visitare la mostra di Ikebana “Shizenbi - la bellezza della natura"; in particolare nella giornata del 10 aprile è prevista cerimonia del tè - Cha no yu e le attività per i bambini presso il padiglione del Giardino Giapponese.
Info
Museo Orto botanico
info-ortobotanico@uniroma1.it
Info
Museo Orto botanico
info-ortobotanico@uniroma1.it
mercoledì 6 aprile 2016
CHELSEA HOTEL di Leonard Cohen (video& lyric)
Leonard Cohen in concerto canta Chelsea Hotel preceduta dal racconto del ricordo di un suo incontro ravvicinato con Janice Joplin. "L'ho scritta per una cantante americana che è morta un po' di tempo fa. Anche lei stava al Chelsea. Ho cominciato a scriverla nel 1971, in un bar di un ristorante polinesiano a Miami e l'ho finita ad Asmara (Etiopia) prima che fosse rovesciata la monarchia. Ron Cornelius mi ha aiutato nella prima versione."
CHELSEA HOTEL
dall'album New Skin for the old Ceremony(1974)
Ti ricordo bene al Chelsea Hotel
Parlavi fiera e dolce
mentre sul letto disfatto mi facevi un bocchino
con la Limousine che aspettava in strada
Erano queste le cose
che facevano di New York quello che era
Ci affannavamo per i soldi e il sesso
e per chi lavorava con le canzoni quello era amore
probabilmente lo è ancora per quelli di loro che sono rimasti
Ma te ne sei andata, vero tesoro?
hai semplicemente voltato le spalle alla gente
quando sei andata via
neanche una volta ti ho sentito dire
Ho bisogno di te
Non ho bisogno di te
Ho bisogno di te
Non ho bisogno di te
e tutte quelle cazzate
Ti ricordo bene
al Chelsea Hotel
eri famosa, il tuo cuore era una leggenda
mi dicesti che preferivi quelli belli
ma per me facevi un'eccezione
e stringendo il pugno
per quelli come noi
ossessionati dalle forme della bellezza
aggiustandoti i capelli
dicevi: "ok, chi se ne importa!
siamo brutti ma noi abbiamo la musica"
Ma te ne sei andata, vero tesoro?
hai semplicemente voltato le spalle alla gente
quando sei andata via, nemmeno una volta ti ho sentito dire
Ho bisogno di te
Non ho bisogno di te
Ho bisogno di te
Non ho bisogno di te
e tutte quelle cazzate
Non voglio dire
che ti ho amato al massimo
non riesco a compatire ogni uccellino azzoppato
ti ricordo bene al Chelsea Hotel
e questo è tutto, ma non ti penso tanto spesso.
(trad. di gogo,2016)
domenica 3 aprile 2016
LEONARD COHEN e i nostri ricordi, da "326 poesie dal mondo per una storia d'amore" (2014)
Quando Gordon sente il nome
di Leonard Cohen[1],
il poeta cantautore del Québec, accenna ad un veloce sorriso, che non sfugge a
Zoé, e quasi senza accorgersene lui le stringe teneramente la mano. Ricorda se
stesso adolescente, mentre in un pomeriggio estivo, come tanti, era tornato a casa assetato, dopo la partita a pallavolo
con gli amici, e aveva trovato sua madre che toccava appena le corde di una
chitarra cantando con la sua voce dolce e chiara la canzone di Suzanne … Ha ancora negli occhi la sua
immagine in controluce, capelli sciolti e vestito indiano lungo alla caviglia,
accovacciata a terra tra i cuscini, nel bovindo del soggiorno semivuoto. Si era
fermato in silenzio e, prima che lei smettesse di suonare, aveva sentito una stretta al cuore: come se
avesse temuto di perderla.
Intanto, sullo schermo, comincia a scorrere una poesia di Leonard Cohen e
Gordon continua a ricordare. Ripensa a quando, parecchi anni dopo, aveva
accompagnato una sua amica giornalista a casa del poeta-compositore per una
intervista. Li aveva accolti in cucina e, seduti al tavolino, aveva chiacchierato
di tante cose tra crostini di paté e
gorgonzola, vino rosso e caffè forte, prima di una seduta in sala
registrazioni. La faccia da ebreo, i modi educati, aveva continuamente fumato
mentre parlava delle inquietudini del passato che è sempre presente, della sua
vita girovaga, i suoi tanti amori e nessun matrimonio (“ For cowardice!”[2], aveva aggiunto), della sua scoperta della poesia
quando, giovanissimo, aveva letto i versi di Garcia Lorca: “ Sotto l’arco di
Elvira/ voglio vederti passare//Per sentire le tue cosce/ e mettermi a
piangere”[3] e
da allora aveva passato una vita a cercare di scriverne di così belli.[4]
Poi, aveva letto loro una
delle poesie dell’ultima raccolta che
stava per pubblicare:
La mia ragazza non c’era[5]
La mia ragazza non c’era
Quando sono andato a mettere il Suo amore alla prova
Oggi però Lei ci sarà
Di questo prego D-o[6]
Lancerò un paio di sguardi
E se vedrò che lei si scioglie
Saprò che era vero
Il sentimento che provavo
Il mio cuore è come una spina
Il Suo è come un albero
Il mio cuore è secco e sradicato
Il Suo una chioma frondosa
Tutta la notte sono stato sveglio
Ed ecco quello che ho capito
Lo so che non è giusto
Ma niente in realtà lo è
Lei è lì alla Sua Macchina
Io m i avvicinerò in punta di piedi
E se è così che deve essere
Mi accoglierà con un Sorriso
Allora io sarò così contento
Che vivrò un giorno di più
La ringrazierò per la Sua Carità
Poi me ne andrò zoppicando.
“L’antologia- aveva detto loro - era composta
di liriche d’amore, lunghe ballate, memorie e meditazioni spirituali,
accompagnate da disegni. Cohen ci aveva
lavorato durante la sua permanenza in un monastero zen in California e la sua esperienza in India. Era una specie di
taccuino di viaggio dove raccontare una sorta di ricerca spirituale da ebreo
errante. D’altronde, cosa è per lui la
poesia? "Nella sua forma più pura, la poesia
è come il polline delle api. – aveva detto - Ecco la mia idea di poesia. Il
miele della poesia è dappertutto. È negli scritti del National Geographic,
quando un concetto è assolutamente chiaro e bello; è nei film; è dappertutto,
perché quello che noi chiamiamo poesia ha un significato universale. Poesia è quando
qualcosa suona in maniera particolare. Forse non sempre possiamo
definirla poesia, ma quel che sperimentiamo in determinati momenti è poesia.
È qualcosa che ha a che fare con la verità e il ritmo e la fede e la musica».[7]
Quando Gordon si riscuote dal suo ricordo, i
relatori sul palco stanno concludendo.
da MG Bruni e INicchiarelli, 326 poesie dal mondo per una storia d'amore, Onyxebook, 2014.
[1]Leonard Cohen nasce a Montréal,
Québec, Canada, nel 1934.
[3] Federico
Garcìa Lorca, “Gazzella del mercato mattutino” (vv. 19-22), da Divano del Tamarit(1936), Tutte le poesie e tutto il teatro, a
cura di Cludio Rendina e Elena Clementelli, Newton Compton, 2011. Il titolo
dell’ultima raccolta di F.G. Lorca, pubblicata dopo la sua morte, Divano del Tamarit, ha origine dalla parola Dwan che in antico arabo vuol dire ‘canzoniere di un unico autore’
e da ‘Tamarit’ che era il nome di un frutteto che la famiglia Lorca possedeva
nei dintorni di Granada. E’ un richiamo al passato storico della città che si
intreccia al potente romanticismo dei suoi versi.
[5] L. Cohen, “La mia ragazza non c’era”, da Il
libro del desiderio, Mondadori,
2007; trad. Livia Brambilla e Umberto Fiori.
[6] Secondo l’uso ebraico, non scrive
per esteso il nome della divinità.
[7] Da un’intervista rilasciata a
Arthur Kurzweil per The Jewish Boook News Interview, in occasione dell’uscita
del libro Stranger Music: selected poems
and songs, 1993.
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