1. 2. La visita di controllo
Era stata di Germano l’idea di
fare lì in campagna da lui quel piccolo intervento che lo teneva in ansia da
almeno un anno e Michele aveva accettato. Negli ospedali di provincia, si sa,
si respira un’aria più umana e poi, a sentir la signora Tecla, il chirurgo che
avrebbe dovuto operarlo, il Prof.X, che veniva da Terni ma da anni operava a
Città della Pena, era un vero luminare. E poi c’era Germano che aveva offerto di ospitarlo per tutto il periodo pre
e post- operatorio oltre alle sue affettuose attenzioni. Come avrebbe potuto
rifiutare?
Ora il peggio e l’abbattimento
dei primi giorni è passato, Michele deve solo seguire fedelmente le
prescrizioni dei medici. La campagna, l’amico e il buon cibo stanno già facendo
il resto e lo aiutano a riprendersi velocemente. E quel colorito cittadino,
forse aiutato da una lampada o da qualche crema, sta diventando sempre più
naturale.
Oggi è il giorno della visita di
controllo. Dal finestrino dell’auto passano veloci le immagini di colli
dolcemente coperti da un verde brillante, qualche
bel cespuglio profumato di lillà in fiore, i campi squadrati di fiori
gialli di colza, mentre al di là del guard
rail, appena afferrati dalla coda dell’occhio, gli alberi di sambuco con i
loro grappoli bianchi e dolciastri corrono via veloci affiancati dagli alberi
di Giuda con i loro di fiori grondanti di sangue. La strada si snoda sul
crinale e già in lontananza s’intravedono le torri e il palazzo in mattoni
rosso scuro di Città della Pena. Il piccolo ospedale all’ingresso dell’abitato
è stretto dal cerchio di lamiera delle auto parcheggiate compatte lì intorno.
-Non sono ancora le 10, Michele. Aspettami
nella sala d’attesa del primo piano. Ti raggiungo lì.- Germano lascia l’auto
puntigliosamente allineata sotto gli alberini ancora teneri del piazzale lì
davanti. ‘Me la prendo comoda, tanto ogni volta si deve aspettare mezz’ora’.
I tre padiglioni fervono di attività e
gruppetti di persone entrano ed escono chiacchierando coi vicini, tutti
con borse, bottiglie di minerale e fogli
incellofanati, tenuti stretti sotto il braccio.
Michele si avvia. ‘Sempre così.
Deve essere un rituale segreto quello dell’abbandono e della chiusura dell’auto
per Germano. Comunque è davvero caro a coccolarmi in questo modo. Lui lo sa che
ho paura ogni volta prima delle visite. Anche di quelle rapide di controllo.’
(isabnic2014)
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