Istituto Svizzero a Roma, il
giorno prima della chiusura (20 luglio), afoso primo pomeriggio piacevolmente
reso sopportabile da un buon impianto di raffreddamento. Le pareti su cui hanno
disegnato, dipinto e appiccicato i disegnatori-volontari da più di un mese sono
diventate un nastro di sovrapposizioni di segni, colori, scritte, svolazzi,
mostri, macchie, e così via.
Oggi, l’Artista-parete, segno anche lui tra miriadi
di altri segni e disegni, dà voce a quell’intrico e divaga secondo le linee di
una personale scaletta di sei topos sull’affresco
murario. L’Artista-parete, immobilità sonora in movimento, sembra un gran sacerdote officiante di fronte
al gruppetto di fedeli e attenti adepti; si stacca e esce dal muro per poi
ritornarvi e fondersi ancora con esso alla fine di un percorso-processione
elicoidale con predica-visita guidata allo spazio espositivo.
L’altro performer,
l’Artista-grumo di colore, nudo a terra si fa dipingere addosso. Lo riempiono
di colori diversi e i gocciolamenti a terra diventano una sagoma che infine si
sfilaccia in un polpo sanguinolento. Poi, abbraccia le persone per lasciare
tracce e ombre sui loro vestiti o sul loro corpo, scaglia palle di vernici
acriliche sulle pareti, ci si struscia sopra e si lancia contro, puro
colore in movimento, azione senza parole, in un parossistico desiderio di entrarci
dentro, forse di tornare al luogo d’origine. Grumo di colore impazzito di un
artista invisibile.
I due artisti non si erano mai
incontrati prima. Tutti e due consapevolmente, però, si sono disciolti tra i segni lasciati sulle pareti dagli
innumerevoli e anonimi artisti disegnatori di questo democratico Congresso. (per info: www.istitutosvizzero.it )
(isabnic2012)
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