Visualizzazione post con etichetta 365 poesie per una storia d'amore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 365 poesie per una storia d'amore. Mostra tutti i post

giovedì 21 marzo 2019

SOGNI AUSTRALIANI (4) da "326 poesie per una storia d'amore" di Bruni-Nicchiarelli

(4)
Quando riprende il seminario, Gordon è un po’ più sereno e partecipe.
          Intanto il nuovo relatore si sta interrogando su cosa sia oggi la poesia in Australia, un tempo consumata soltanto dai suoi stessi produttori e ancora oggi letta e comprata da una minoranza.  Ci si identifica ancora con il poeta? E perché, invece, un prodotto come il romanzo in versi può diventare un caso editoriale? C’è ancora bisogno di epica ai nostri giorni? Anche se il Sé e la Natura rimangono ancora le due tematiche principali della poesia australiana, si parla ultimamente di  nuovo lirismo, di una poesia più popolare all’estero che in patria, una poesia straniata, caratterizzata dalla presenza del Doppio, di déjà vu, di fatalismo, strane coincidenze e morte.
        Ecco di Les Murray[1]  una poesia su un’ossessione amorosa che sembra un pezzo di cronaca nera raccontata come un pettegolezzo tra conoscenti:

Morte per esposizione [2]

Quell’inverno. Ci mancava la sua faccia dura
al lavoro. Diversi giorni, prima che la trovassero, sotto
la veranda di lui. Anche gli studenti più crudeli
ne avevano soggezione. Conversazione zero.
Non aveva senso che lei avesse la chiave di lui.
Non aveva senso niente di quel che lei avrebbe potuto

fare. La depressione sfinisce la mente.
Telefona, nessuno risponde, allora guida
fin su, alla casa di lui in montagna,
per una strada secondaria, ghiaccio tutto il giorno.
Bussi. Poi cosa? Non puoi tenere sotto controllo
cosa poi. Lui, finalmente tornato, trova la sua auto.
Lei è strisciata dentro, sotto, tra la legna da ardere.
Quasi sempre il mondo non è tondo.

           Ma fu lo stile non convenzionale di Dorothy Porter[3] che ha decisamente contribuito a rendere meno di nicchia la poesia, grazie ai suoi romanzi in versi, dove la lirica e il racconto si fondono insieme per narrare  storie noir,  racconti di fantascienza o di ambientazione storica. Il romanzo in versi non era una novità, neanche in Australia, e molti altri poeti australiani contemporanei, tra cui Les Murray [4],  ne  hanno scritti. Il fatto nuovo è che, in questi anni, sono diventati  molto popolari e i più venduti.
         Del 1994 è il racconto poliziesco in versi, provocatore e fortunato, della Porter, intitolato  “La Maschera di Scimmia”[5], dove una sequenza di poesie delinea  la trama d’azione, “con un ritmo teso e veloce come quello di un testo rap[6]. Attraverso la voce narrante, quella della giovane investigatrice lesbica  Jill Fitzpatrick, il poema racconta il male e dimostra l’incapacità della poesia a redimerlo.  “La poesia è una droga, intossica i lettori”, ha detto la Porter in un’intervista. La letteratura, dunque, proprio nel suo essere ambigua, non vera, è pericolosa. Le parole, infatti,  non sono neutre, possono essere erotiche o crudeli oppure qualsiasi altra cosa, ma è la poesia che rende accettabili Macbeth e Medea, macchiati dei più orrendi crimini.  Forse è questo il senso del successo di questo noir in versi.

Quello che è  [7]

Guidando verso casa
Alba e luna piena

Su, verso
le Mountains

il cuore mi sguazza
nel petto

la luna bussa
al lunotto

amala e basta
dice la luna

smettila di contare il resto
nessuno vuole fregarti

amala e basta
amala

per quello che è.

          Jill, la protagonista, incaricata di indagare sulla scomparsa di una studentessa, poi trovata morta, entra in contatto, durante la sua indagine, con l’ambiente degli intellettuali della sua città e con una professoressa di letteratura, vera femme fatale, di cui si innamorerà. La ricerca della detective si intreccia con le varie fasi della sua infatuazione e ossessione sessuale.  Le ripetizioni e le strutture a catena dei brevi versi liberi delle poesie creano una claustrofobica atmosfera da thriller, ma ogni poesia è una cosa a sé:

Acqua e agenti chimici [8]

È un muro
O un vallo
O una ferita aperta
A crescere tra due amanti?

Ho letto troppa poesia
Forse è più semplice

Prendete due fiale di carne
Piena d’acqua e sostanze chimiche

Sfregatele forte
L’una contro l’altra

E  state a guardare le loro catene
Di strane molecole
Mutare e gemere.

            Alla fine del seminario, Gordon è troppo stanco per passare da Mark e Maddie, i suoi amici affettuosi e protettivi; preferisce una cena solitaria e spartana a casa. Un po’ di musica, le pantofole ai piedi, e il messaggio di Zoé, che è proprio quello che aveva desiderato: -Ti amo, Gordon! Vieni presto, Z.
          E allora la chiama per lasciarla parlare un po’ e farsi cullare così dalla sua voce. ‘Uff! Ma quanti giorni ancora, prima di venerdì?’
            
                                                                *******


[1] Les Murray, pseudonimo di Leslie Allan Murray, nasce  nel 1938  a Nabiac ,nella costa nord del New South Wales, Australia. Studia e vive a lungo a Sidney. Attualmente vive in una fattoria della regione.
[2] Les Murray,” Morte per esposizione”.  Pubblicata originariamente in ClanDestino, N°4,2006; Trad. Mariadonata Villa su www.lesmurray.org 
[3] Dorothy Featherstone Porter nasce nel 1954 a Sidney, New South Wales, Australia. Scrittrice poliedrica, ha scritto anche racconti, testi per canzoni e libretti d’opera. Muore a Melbourne, Victoria, Australia nel 2008.
[4] Cfr. il suo “Freddy Nettuno”, Giano, 2004.
[5] Fu un best seller  e pluripremiato, oltre ad avere un forte consenso dalla critica e vari adattamenti, tra cui un film diretto da Samantha Lang nel 2001. 
[6] Cfr. Carlo Lucarelli, risvolto di copertina, in Dorothy Porter, “La Maschera di Scimmia”, ed. Fandango, 1999.
[7] Dorothy Porter, “Quello che è”,  da La Maschera di Scimmia, op.cit.; trad. Sergio Claudio Perroni.
[8] Dorothy Porter, “Acqua e agenti chimici”,  ibidem.



SOGNI AUSTRALIANI (3) da "326 poesie dal mondo per una storia d'amore" Di Bruni-Nicchiarelli

 (3)
          Al coffee-break Gordon finalmente riesce a sgranchirsi le gambe e a mandare un sms a Zoé, ma spegne subito dopo il cellulare, scambia poche parole inevitabili e torna, appena può, in sala senza aspettare la risposta al suo messaggio, come per rimandarne il piacere a quando, più tardi, da solo, se ne riandrà a casa. Poi,  torna in sala, ma cambia posto, si sente  irrequieto, come un viaggiatore australiano incallito … Meno male che, poco dopo, grazie alla presentazione del ciclo dei “Canti d’amore del Rose River” -primo intervento della seconda parte della mattinata-  la sua irrequietezza miracolosamente si placa.
        -Sono una “magnifica testimonianza di letteratura orale” [1]  questi canti  rituali maschili [2], cantati dallo sciamano-cantore negli incontri sacri dei diversi clan, durante i loro viaggi stagionali per la caccia. Solo recentemente furono tradotti e trascritti come testi letterari[3],  ad uso e consumo dei lettori bianchi. Molti canti di altri cicli andarono perduti o furono dimenticati, altri rielaborati o riadattati nel corso del tempo, ma fondamentalmente la loro struttura vocale, l’intonazione, l’accompagnamento[4], le sequenze delle strofe dipendono dal territorio di appartenenza dei clan. I “Canti d’Amore del Rose River” celebrano il rito in onore di Kunapipi, la dea madre della fertilità; sono un meraviglioso canto alla vita, all’amore come attività sessuale, essenziale per il rinnovamento della specie e per il rafforzamento della tribù,  e hanno oggi tutto il fascino delle cose perdute nel tempo.
Dai  Canti d’Amore del Rose River[5]:

Canto 1

Stanno sempre là, gli uomini mentre scheggiano i boomerang di legno:
uomini del clan del Rose River, del barramundi[6] e del pesce gatto …
scaglie di legno schizzano via, modellando i boomerang …
stanno sempre là, donne con le natiche ondeggianti …

uomini che scheggiano e modellano i boomerang, spianandone i lati …
pensano al nonggaru[7], al rito sacro …
stanno sempre là, gli uomini della tribù del sud;
clan del territorio lungo il Rose River, uomini con il pene sub inciso …
clan del bush[8] interno …
preparano i boomerang, scheggiando e spianando i lati  e la punta della deflorazione …
pensano alla danza e ai riti del Kunapipi[9]
uomini del clan del Rose River e del dialetto Dalwongu
pensando alla mandiela, la danza sacra,
poiché i boomerang sono quasi pronti:

spiriti e gente, uomini  subincisi del clan del Rose River …
pensano, mentre scheggiano i boomerang …
spianando i lati, preparando la punta per le ragazze da deflorare …
clan del territorio lungo il Rose River, tutti riuniti insieme …
in quel rito sacro, al centro del nonggaru.

          L’iterazione di parole e suoni è frequente nei Canti e, quasi ipnotica, ne sottolinea l’atmosfera rituale: i fenomeni naturali, gli oggetti, gli animali si caricano di prodigiosa forza magica nell’essere nominati più volte. Anche la storia è raccontata attraverso la ripetizione di un verso  o di una strofa con piccole, ma significative, aggiunte di contenuto[10] per aumentare l’attesa e la partecipazione emotiva.
          Nei Canti  successivi, la storia procede con l’incontro delle tribù e l’ intreccio delle loro diverse lingue, i preparativi rituali e l’accoppiamento, in cui l’amore viene cantato nei suoi tre aspetti erotico, sociale e religioso, il sangue delle ragazze e il seme degli uomini che bagnano la terra e, infine, le nubi mosse dai  monsoni e squarciate dai lampi che si sciolgono in pioggia per intridere il suolo dei siti sacri e ricreare la vita. 

Canto 16[11]

Nubi rosso sangue sovrastano quei posti all’interno …
Nubi rosse corrusche, nubi tinte di giallo: col sangue e col seme, si spargono nel cielo …
Nubi rosse si levano quando le ragazze dei clan del barramundi vengono spalmate e dipinte …
Nubi rosse delle ragazze “sub incise”, sopra il posto dei cespugli a bracciale.

Nubi rosse sopra il riparo dei rami, sopra il sito dell’Oca, il sito dell’acqua corrente …
Nubi splendono in cielo, sangue che scorre dalle giovani ragazze dei clan del barramundi
Che si diffondono nel cielo, nubi rosse e tinte di giallo …
Che splendono sulla campagna, nel sito dei Serpenti, nel sito del Granchio o del Pesce Gatto …

Sempre là, sangue che sovrasta i clan del barramundi:
sempre là, gente con le natiche ondeggianti.
Nubi rosse provenienti da quel posto, che sovrastano i clan del barramundi:
nel campo sacro, tra i boschetti di bambù: in mezzo al nonggaru all’ombra della Vagina …
splendono su tutto il cielo.
Sangue e cera risplendenti dalle giovani ragazze dei clan del barramundi, del sito dei cespugli a bracciale.

Canto 21[12]

La lingua del lampo saetta in alto tra le nubi …
Facendole risplendere come ocra rossa, saettando tra le nubi gialle …
Il Lampo Serpente[13] muove la coda, rizzando veloce la testa dalla sua tana …
Grande Serpente Lampo, che lampeggia tra le nubi:
che esce dal suo campo, percuotendo le nubi
il Serpente, creatura di acqua salata, che genera strisce sottili di lampo».
…  e che brucerà tutto, per permettere al giovane germoglio di svilupparsi.

             Dopo l’assaggio dei magnifici Canti del Rose River, qualcuno comincia a parlare della produzione aborigena attuale. Con la rivendicazione della propria identità come appartenenza, le generazioni metropolitane di origine indigena esprimono il desiderio di riappropriazione della cultura tradizionale con un gesto di scelta. Prendere la parola, per loro, vuol dire parlare secondo questa prospettiva[14] e, pur essendo una piccola minoranza, infatti, gli Aborigeni oggi scrivono molto e molto viene pubblicato nei periodici a grande tiratura o nelle loro pubblicazioni. La poesia, spesso politicamente orientata, è la forma letteraria più popolare tra loro.  È, forse,  il tentativo di esprimere con parole scritte ciò che è essenzialmente orale e con caratteristiche fonetiche particolari?
            In generale, comunque, le caratteristiche dominanti sono la riscrittura della Storia da un’ottica aborigena, oppure il riuso di topoi della letteratura occidentale come ritagli estrapolati dal loro contesto, modificati o combinati con altri, oppure l’uso di tecniche decostruzioniste per smontare la rappresentazione tradizionale degli indigeni come rozzi, ingenui, primitivi. 
             Fu Oodgeroo (della tribù dei) Noonnuccal[15] ad introdurre la prospettiva aborigena nella poesia australiana  e ne mostrò per la prima volta la potenzialità[16]. Alcuni poeti bianchi, come lo stesso Dawe, si rivelarono curiosi e sensibili al tema, ma furono gli scrittori aborigeni in lingua inglese a produrre quella poesia amara, contraddittoria, in cui lo sfruttamento, l’impegno politico, il tema dell’ambiente e il senso di perdita continuano ad essere i nodi principali, oltre alle caratteristiche comuni ad altre letterature post-coloniali, quali l’ibridismo (riscrittura), l’interculturalità e l’intertestualità. Quella che ne risulta non è poesia della tradizione aborigena né di tradizione europea, ma una simbiosi.
            Quando per alcuni la poesia diventò uno strumento politico di riaffermazione della propria identità e  una forma di consolazione dalle tristezze della vita, alcuni critici ne negarono il valore letterario. La stessa Oodgeroo fu accusata di scrivere versi non scorrevoli, con rime talvolta forzate. D’altronde, tutti gli scrittori di madrelingua diversa dall’Inglese, scrivono con una profonda ansia linguistica, sottolineata dal fatto che la loro lingua adottiva è strettamente collegata alla tradizione letteraria dei colonizzatori. L’ispirazione, le tematiche e la visione del mondo sono aborigene, ma non la loro tecnica poetica.

Doni   [17]                                                                                         

‘Ti porterò l’amore’, disse il giovane amante,                                    
‘una luce allegra che balli nel tuo occhio scuro.                                
Porterò orecchini di osso bianco,                                                       
e allegre piume di pappagallo per ornare i tuoi capelli ‘                 

Ma lei scosse semplicemente la testa.                                                
‘Ti metterò un bimbo fra le braccia’, lui disse,                                
‘ sarà un grande capo, un grande sciamano.                                   
Farò sì che tutti ricordino le canzoni che parlano di te                 
che tutte le tribù in tutti I campi nomadi                                     
li cantino per sempre.’                                                                    

Ma lei non fu colpita                                                                        

‘Ti porterò la luce della luna ferma sulla laguna,                  
e ruberò per te il canto di tutti gli uccelli,                              
ti porterò le stelle del cielo,                                                      
e ti metterò in mano l’arcobaleno lucente.’         

‘No’, disse lei, ‘portami delle larve da mangiare.’   
               
         Naturalmente, la lettura di questi lavori  deve essere dinamica perché non solo entra in gioco la relazione fra una molteplicità di sensibilità soggettive e l’oggetto dei testi, ma anche la diversità dei sistemi culturali. Non possiamo applicare strutture, criteri e giudizi esterni o avvicinarci a questi testi con la curiosità del colonialista. Per limitare le storture della nostra lettura dobbiamo tener conto della funzione scrittura, perché le due funzioni sono transculturali. Nei primi scritti aborigeni moderni[18], ci si riferisce alla cultura aborigena come a qualcosa di passato, cancellato e da salvare per la propria emancipazione all’interno della società australiana. Oggi, gli autori aborigeni, nel loro uso estremo del parlato e nella proposta di un vocabolario urbano, nella predominanza di sonorità tribali intrecciate a slogan pubblicitari e canzoni di successo,  tendono ad essere sempre più oscuri, in una sorta di colonizzazione al contrario, in cui il lettore bianco è esterno alla comprensione del testo.
       - Gordon Fisher! Sono Susan Kinsella, ci siamo incontrati al Writers’ week  di Adelaide, l’anno scorso a Marzo … - dice avvicinandosi a lui la bionda del palco. Accanto a lei un’altra bella stanga bruna con uno sguardo molto volitivo.
 Gordon raddrizza  un po’ la schiena e tira subito fuori il suo sorriso accattivante, ma, prima che possa dire qualcosa, l’altra continua a far lampeggiare i suoi splendidi denti e aggiunge: -Ehr, ti presento la mia compagna: Laura Brentan. Anche lei si occupa di letteratura … Insegna all’Università di Melbourne … - e poi continua a raccontargli di qualche conoscenza in comune e della sua rivista letteraria on-line.
          È inevitabile continuare a stare insieme durante la pausa pranzo; a loro si aggiunge qualche altra persona del giro e la cosa non è poi così male anche per Gordon, che comincia a sentirsi un po’ meglio e meno abbandonato.

[...]


[1] Cfr. Prefazione di Graziella Englaro a I sogni cantano l’alba, op.cit.
[2] Cantati durante cerimonie pubbliche e condivise dai diversi clan che vi partecipavano, mentre quelli femminili sono meno conosciuti o addirittura si ignorano perché cantati  durante cerimonie segrete e riservate.
[3]“ Il ciclo dei Canti d’Amore del Rose River, per secoli affidato all’oralità delle tribù del territorio, è entrato a far parte della storia dei bianchi australiani nel 1946».  Perché l’antropologo  Ronald Bernett lo vide rappresentare “nella primitiva, quasi inviolata, terra di Arnhem, nell’estremo nord dell’Australia, precisamente a Yirrkalla e ne fece la trascrizione».  Nel 1960, la vita in quei luoghi cambiò perché il governo concesse ai bianchi lo sfruttamento dei giacimenti di bauxite e di uranio lì presenti. Da qui lo sgretolamento della cultura aborigena. (cfr Graziella Englaro, op.cit.)Per gli aborigeni la celebrazione il racconto del  mito è solo azione (canto, performance teatrale e ballo) non testo.
[4] La maggior parte dei Canti erano accompagnati dal ‘didgeridoo’, o Bastone Suonante.
[5] Canti d’Amore del Rose River(1),  da Graziella Englaro, I sogni cantano l’alba, op.cit.
[6] Pesce commestibile, molto comune nei corsi d’acqua e nei fiumi d’Australia.
[7] Pozzo d’acqua sacro per gli aborigeni del deserto; nella tradizione rappresenta anche l’utero della Madre Kunapipi.
[8] Boscaglia, savana. In Australia rappresenta tutto ciò che non è metropolitano.
[9]Cerimonia che si basa sul culto, diffuso nella terra di Arnhem,  della dea madre o dea della fertilità Kunapi; il culto è legato alla fertilità della stagione tropicale delle piogge.
[10] Tecnica della  incremental repetition, tipica delle Ballate medievali europee.
[11] Canti d’Amore del Rose River(16), in Englaro, op.cit.
[12] Canti d’Amore del Rose River (21), ibidem.
[13] Il Serpente Arcobaleno è l’Antenato Creatore comune a tutti i territori australiani. La natura di tutti gli esseri umani è comune, ma per riscoprirla è necessario farsi mangiare dal Serpente e poi essere rigurgitati, ovvero diventare spirito per rinascere. Il Serpente Arcobaleno è energia, luce, potere generatore; può distruggere o curare e custodisce il potere degli Sciamani. La sua voce è il tuono, la sua lingua fiammeggiante il fulmine, il suo respiro le nubi. Per ciclo del Serpente si intende il ciclo di Vita-Morte-Rinascita.
[14] Dagli anni Settanta del secolo scorso il riconoscimento delle origini aborigene diviene parte integrante della politica culturale dello Stato e con il governo laburista Keating si avviò, nel 1993,  il programma di Riconciliazione.
[15] La poetessa Kath Walker nasce nel 1920 in quella terra all’estremità meridionale di Moreton Bay, paese della tribù dei Nonnuccal, che gli Aborigeni chiamano Minjierriba e i Bianchi Stradbroke . Cambiò il suo nome in O. Nonnuccal nel dicembre del 1987 per protestare contro le celebrazioni del Bicentenario del 1988. In quell’occasione disse:”Ho rinunciato al mio nome inglese perchè il Parlamento in Inghilterra ci ha ignorato per 200 anni. Non sapevano pronunciare e scrivere i nostri nomi aborigeni e così ce ne hanno dati altri inglesi». Muore nel 1993 a Moongalba, la scuola che ha fondato nella Stradbroke Island.
[16] La scarsa considerazione di questa cultura si basava sull’idea dell’Australia, scoperta e occupata nel 1788,  come terra nullius (terra di nessuno) e sul fatto che ancora nel 1950 gli aborigeni non erano cittadini australiani. In quegli anni (1953-1957), il Regno Unito effettuò nel Sud del paese alcuni test atomici segreti che causarono la contaminazione radioattiva del suolo, la cosiddetta Black Mist (Nebbia Nera). Soltanto nel 1980 la notizia divenne di pubblico dominio. Con il referendum del 1967, gli aborigeni ottennero il diritto al voto e la parità di salario. Con le lotte degli anni Sessanta, si cominciò a prendere coscienza del genocidio perpetrato sulle popolazioni aborigene e scoppiò lo scandalo delle stolen generations (le generazioni rapite), cioè la sottrazione dei figli ai genitori indigeni e il loro affidamento a famiglie bianche.
[17] Kath Walker, “Doni,” a cura di Susan Hampton e Kate Llewellyn, in The Penguin Book of Australian Women Poets, Ringwood, Penguin, 1986; trad. Isabella Nicchiarelli.
[18]We are going” , raccolta di poesie di Kath Walker, del 1964.

SOGNI AUSTRALIANI (2) da "326 poesie amore dal mondo per una storia d'amore", di Bruni-Nicchiarelli.

(2)


         
... Quando Gordon termina di leggere ha la sensazione di essere osservato; la posizione del suo sedile, però, non gli permette grandi movimenti, e allora, quasi immediatamente, si reimmerge nella lettura dei testi.
        È la volta del poeta Bruce Dawe[1] con il suo componimento “Un boia vittoriano racconta il suo amore”, dove è palese il riaggancio alla tradizione europea. La poesia è, infatti, un arguto dramatic monologue alla maniera di Robert Browning [2]. Anche qui, le parole rivelano il carattere del parlante, suo malgrado;  e lo scarto tra l’atmosfera della poesia e l’atteggiamento di chi parla rende palesemente ironica la metafora dell’amante-boia[3], almeno nell’immaginario australiano, fatto anche di un passato di colonia penale. Il boia e il condannato appaiono legati l’uno all’altro come due sposi, in un contesto fatto di divise, celle, formalità, tranquillanti, patibolo, giornalisti, dottori e dove l’eros si consuma naturalmente nell’attesa dell’esecuzione della condanna:

Un boia vittoriano racconta il suo amore[4]

Caro, perdona il mio apparirti davanti così,
in tuta sportiva a due pezzi, occhiali da saldatore,
la berretta di stoffa verde, come un’ape grassa
                                             “un’idea dello Stato”.
 Sarei venuto
Vestito come uno sposo per queste nozze
Sapendo le volte che hai sognato
Questo momento nella tua cella.
Se devo ora legarti le braccia ai tuoi fianchi
Con una cinghia di cuoio e chiedere se hai qualcosa da dire,
sono formalità di cui vorrei fare a meno,
so che il tuo cuore è troppo calmo in questo momento
per parlare e spero che tu non abbia rifiutato il tranquillante
per orgoglio ostinato;
dovrebbe aver alleviato il tuo dolore per la parola, il respiro,
gli altri fatti connessi che ci distraggono dalla nostra fine.
Lasciaci ora fare un passo. Questo nodo scorsoio
Con cui siamo sposati è un cimelio di famiglia, e che gli ultimi tre
membri della nostra sacra famiglia erano legati, la trave di legno fresco,
come il patibolo intagliato dal peso degli amanti.
Vedi ora lo faccio scivolare sopra il tuo collo, il nodo
sotto la mascella sinistra, con un anello scorsoio
per tenere il nodo a posto …
Così, perfetto.
Lasciami che ti sistemi il cappuccio di tela
Che ti permetterà di anticipare l’oscurità prescritta ufficialmente entro alcuni secondi.
I giornalisti sono pronti con i bulbi oculari, simili a flash
puntati verso il semplice altare, il dottore sussulta come uno stetoscopio
-Ti hanno concesso un nulla osta di salute come una qualsiasi sposa moderna-
Con questa molla della botola, dando un colpo, tu entrerai
in una nuova vita che io, purtroppo, non sono adatto a condividere.
Stai certo, sprofonderai nel generoso abbraccio del sentimento pubblico
dolcemente come una foglia portata dall’acqua … - accetta il tuo ruolo, sentiti scelto.-
Sarai nei titoli del giornale questa sera. Vieni, o mio amato.

       -… l’arrivo in Australia, alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, di un’ondata di nuovi immigranti provenienti non solo dal Regno Unito, ma soprattutto dalla Grecia, dall’Italia e  dall’Europa Centrale, aiutò a superare la recente tradizione locale portando nuove immagini e nuovo linguaggio. Negli anni successivi, poi, si svilupperanno sempre più i caratteri distintivi della letteratura aussie contemporanea: il multiculturalismo, la presa di coscienza femminile, l’attivismo aborigeno e i movimenti di liberazione omosessuale.
        Ecco, sullo schermo, della poetessa Antigone Kefala,[5] “Donna che lotta per la libertà”  dove  ”le calze pesanti nero pece” e i poveri spazi esotici ( il fornello a gas, la cucina trascurata, il frigorifero ingiallito) o il Municipio ,con le sue colonne doriche, fanno da sfondo ad un incontro che interrompe una solitudine dolorosa e storicamente collocata nel reale:

Donna che lotta per la libertà[6]

Aveva combattuto per la libertà, disse
Accendendo il fornello a gas.
Sulle montagne abbiamo combattuto …
Giorni gloriosi …
Testarda nelle parole
Affaticata nella cucina trascurata
Con il frigorifero ingiallito
e la fotografia sbiadita
del marito scomparso.
la casa piena di cupe
stanze soffocate di tappeti.
uscimmo nella bassa veranda
le calze pesanti nero pece
il vestito a trama grezza
il blu indaco di qualche fiore selvaggio
i vicini che ancora dormivano alla domenica.
Ritorna,disse
Guardando la strada ventosa
E il Municipio acquattato
Sulle sue gambe d’elefante,
torna ancora.

           -… oppure, il sentire al femminile che si mostra nello scontro di due logiche in “Dialogo erotico” di  Jennifer Strauss[7]:

Dialogo erotico[8]

Non ti amo
Ma
Non voglio farti stare in pensiero.

Perché ti amo cercherò di fare come chiedi
Ma perché ti amo
E tu non mi ami
Non posso
Non stare in pensiero.
E inoltre
Quanto chiedi
È impossibile
A meno che non
Ti dica che non sono in pensiero
In un modo abbastanza assurdo
Da farti arrabbiare
Così puoi dire
“Ti meriti di  stare in pensiero:
non ti amo”
e poi
posso essere come tu dici
(perché ti amo)

Ma voglio che tu prenda questo sul serio.

             - ... oppure, sempre della stessa poetessa, questo scontro  dei due sessi  nel loro diverso rapporto con la natura e il linguaggio, dove dietro alla leggerezza del racconto si svelano temi come  la relatività dei valori, l’indeterminatezza del linguaggio e il corpo come luogo di piacere e realtà:

Discorsi nel Paradiso Terrestre[9]

Nell’Eden 
 ‘ Penso che la chiamerò giraffa--  
Lui parla: lei sorride; sorride                                          
Sempre, ma non                                                              
Farà scelte--semplicemente                                   
Osserva il grande giardino                                               
Con infinito piacere.
‘Giraffa!’ dice lui, enfatico,                                          
indicandogliela; poi sospira                                           
‘ Non è facile, dover trovare
Così tanti nomi diversi.                                                 
Piena di entusiasmo allora, lei offre il suo aiuto:                                 
Lui è perplesso.     
Beh, in realtà Dio lo ha detto a me
di dare un nome alle creature … ma forse                                        
Potresti provare con qualcosa di piccolo …                                       
‘ Ma le mie idee sono grandi.’
Lui le prende la mano,
 ‘Vedremo … Tesoro mio … domani … ‘

L’indomani mentre lei si crogiola al sole,                                              
Con l’erba che le solletica i piedi,                                                           
Lui chiede :‘ Dove è la giraffa?’                                                                 
‘Boh! Qui,’ lei dice  ‘Da qualche parte.’                                                `
‘Stronzate! Guarda lì--                                                                             
(indicando con il dito) lì, lì,                                                                      
Niente giraffa.’ ‘Ma,                                                                                
Sicuramente ce ne saranno altre.’
‘Non è questo il problema — non c’è più
Se non la vedo, si è persa,                                                                        
O qualcos’altro.’                                                                                        
E così Adamo se ne va a cercarla.                                                         
E sebbene il cielo sia ancora blu,
 Le foglie verde scuro,                                                                            
C’è un vuoto                                                                                             
Uno spazio vuoto nella creazione--                                                    
Quello che conteneva perfettamente la giraffa, ora è                   
L’altro, l’assenza, la mancanza.                                                               
Eva si sente, per la prima volta,                                            
A corto di … parole                                                                  
( sopra la sua testa sul ramo                                                 
Ma maturo e a portata di mano)
il frutto risplende, 
Rotondo, carnoso.    
  
             Appena stacca lo sguardo dallo schermo, Gordon ha ancora una volta la stessa sensazione di prima, ma ora riesce a cogliere con la coda dell’occhio la giovane bionda (australiana?), piuttosto attraente, che gli sta sorridendo dal palco, come se si conoscessero. Non riesce minimamente a ricordare dove può averla incontrata o chi sia, e, dopo un breve cenno di saluto, torna a trincerarsi dietro gli occhiali mentre, sullo schermo,  ora appare:

In piedi accanto a questa stufa nera[10]  

In piedi accanto a questa stufa nera
Scelgo con cura il legno

Ha la sua importanza come hai detto                               
Di più ora che la città è vicina e a portata di mano

Scelgo ogni pezzo pensando al calore e alla sua durata
Lo vario a seconda del cibo che cucino

Entrando tra queste pareti
Stasera ridendo con lui

la sua bocca contro la mia
Insuperabile la mia abilità nel forzare

Mi hanno insegnato queste cose
I tuoi anni di duro addestramento
A selezionare a tenere una casa
A escludere
A forzare.

          È una poesia  di Jennifer Rankin[11], autrice negletta, durante la sua breve vita e carriera, da critici e antologie, ma riscoperta nel nuovo secolo, grazie alla sua scrittura densa di effetti visivi e tattili, tesa ad evocare esperienze multisensoriali, sensazioni simultanee che ricreano l’oggetto, attraverso la ripetizione di pochi elementi fonici a rappresentare quella realtà  uditiva. Una vera abilità nel rendere viva la qualità del suono. Una ricerca di tutte le potenzialità linguistiche come estensione del reale.[12] Qualità anche pittorica della sua poesia, unita a una pratica quasi meditativa[13]. Più che una visualizzazione è piuttosto una oggettivazione del mondo organico, attraverso l’offerta di frammenti di vita simultanei.

[...]


[1] Bruce Dawe nasce a a Fitzroy, sobborgo di Melbourne, Australia, nel 1930.
[2] Cfr. Robert Browning (1812-1889), poeta inglese vittoriano. Famoso uno dei suoi monologhi drammatici, in pentametri giambici a rima baciata, intitolato La mia ultima duchessa (1845), in cui l’ultimo Duca di Ferrara, Alfonso II d’Este,  confessa il suo amore ossessivo e l’assassinio da lui compiuto ai danni della giovane moglie.
[3] Cfr. Oscar Wilde in La Ballata di Reading Gaol, dove racconta del processo e della condanna a morte di un uomo colpevole di aver ucciso la donna da lui amata, e dove afferma: “Yet each man kills the thing he loves.” (Eppure ogni uomo uccide la cosa che ama).
[4] Bruce Dawe,”Un boia vittoriano racconta il suo amor”, in Graziella Englaro, I sogni cantano l’alba, Lanfranchi editore, 1988.
[5] Antigone Kefala nasce a Brǎila, in Romania da genitori greci nel 1935. Alla fine della seconda guerra mondiale emigra in Nuova Zelanda.In seguito si trasferisce in Australia dove insegna alla Victoria University di Melbourne,Victoria,Australia. Inglese è la sua seconda lingua che le fece sperimentare personalmente la difficoltà di apprendere una nuova lingua al suo arrivo in Nuova Zelanda prima, e in Australia poi,e che seppe peraltro  usare, in seguito, creativamente nel suo lavoro di scrittura.
[6] Antigone Kefala, “Donna che lotta per la libertà”, in  I sogni cantano l’alba ,Op. Cit.
[7]Jennifer Strauss,nata Wallace, nasce nel 1933  a Heywood, Victoria, Australia. Vive attualmente a  Melbourne.
[8] Jennifer Strauss,” Dialogo erotico”, in I sogni cantano l’alba, op. cit.
[9] Jennifer Strauss, “Discorsi nel Paradiso Terrestre” in Antipodes, a Global Journal of Australian/ New Zealand Literature, 1989, Vol.3, N° 1 ; http://www.australianliterature.org. Trad. di Isabella Nicchiarelli.
[10]Jennifer Rankin, “In piedi accanto a questa stufa nera”, in  I sogni cantano l’alba , op.cit.
[11]Jennifer Rankin, nasce a Sidney nel 1941 e muore nel 1979.
[12]Per esempio, in questi versi: “… //Then it is the faulting/ the falling in folds/ the going back into the sea// And this day and again this day/ and again days//…”,da “Cliffs”, in Collected Poems, 1949 (“…//Poi è il frangersi/ il ripiegarsi/ il riandare dentro il mare// e questo giorno e ancora questo giorno e ancora giorni//.». (trad. Isabella  Nicchiarelli), dove la f fricativa rappresenta visivamente e concretamente la fluidità in movimento e il suono del morbido frangersi delle onde sulla superficie degli scogli. La regolarità ripetuta dissolve la presenza umana, cosicchè non c’è tramite della voce narrante, ma solo sequenze guidate dal ritmo, dalla ripetizione e dalla simultaneità. Ci si muove dentro e con il paesaggio.
[13] Non a caso, studiò le incisioni del popolo di lingua daruk delle Blue Mountains e dell’Hawkesbury River, che nascono dall’usanza di tracciare linee sulle sacre rocce ogni volta che si narra una storia.