Witi Ihimaera (1944), il pluripremiato scrittore,
librettista, drammaturgo e critico neozelandese, è conosciuto soprattutto come
esperto di letteratura, cinema, politica e società Maori. Nel 2009 fu accusato
di plagio per il suo romanzo The
Trowenna Sea, pieno di citazioni, frammenti di opere più meno conosciute senza
che mai ne avesse citato le fonti. Si aprì in un grande dibattito pubblico
sull’uso dei frammenti in letteratura, si mise in dubbio, in questo caso, la
validità di tale scelta e si parlò addirittura di gratuità dell’operazione.
Tanto che le pubblicazioni del libro furono prima rimandate e poi annullate e
lo stesso scrittore ricomprò tutte le
copie del libro ancora in circolazione.
Non ho naturalmente letto il romanzo incriminato, ma non si è
già detto che tutto è stato scritto e che c’è poco da aggiungere? che invece di
ridirlo in altri modi basta semplicemente tornare alle fonti, addirittura copiare? Dunque
non appropriazione indebita ma riappropriazione assolutamente naturale, sembrerebbe.
Chissà se Ihimaera aveva in mente questo?
“327. Il romanzo è
morto. Lunga vita all’antiromanzo, che si nutre di scarti!” scrive David
Shields in Fame di realtà
(cap. L. Collage), e la sua opera è
dichiaratamente opera di saccheggio e remix, non solo letterario, perché tutto è narrazione. Forse bisognerebbe essere muti, per non farsi sommergere dalla
realtà e la lettura dovrebbe diventare l’unico mezzo di sopravvivenza e vera
arte della fuga.
Ecco, dunque, “Cena con il Cannibale”, del
1992. Fu scritta da Witi Ihimaera in occasione delle celebrazioni del 150°
anniversario della firma del Trattato di Waitangi tra Regno Unito e Maori. Qui le citazioni e i riferimenti sono
assolutamente legittimi e stranoti per chi conosca un po’ di letteratura
inglese. La cannibalizzazione della cultura e del potere maori, infatti, viene
resa attraverso la descrizione del rappresentante della Corona, ospite squisito che negli atti ci ricorda il mostro Grendel,
violento e ingordo, mentre assale i cavalieri al banchetto nel Beowulf ( “balzò
al di là del tavolo per staccarmi con un morso le gambe” v.13) e, per eleganza
e buone maniere, la Badessa di Geoffrey Chaucer, dai modi perfetti ma falsa, corrotta
e razzista.
Cena col
cannibale
Certo avrei dovuto capire che a cena
sarebbe stato un uomo dai gusti particolari
il suo spirito mordace e l’intelligenza lo indicavano come
un bon vivant
Credo di essere stato abbagliato da tutto quanto
il candeliere, le rose rosse come stigmate
Troppo gratificato dall’invito
per notare che il tavolo era imbandito di soli antipasti
Si dava per scontato che era un privilegio essere lì
con lui in giacca da sera e papillon
Il fatto che bevesse
claret avrebbe dovuto farmi capire
che gli piaceva anche la carne poco cotta, eppure
rimasi basito quando, all’improvviso
balzò al di là del tavolo per staccarmi con un morso le
gambe
come se fossi un uomo–pane Maori scuro e croccante
dicendomi, “Non ti servono queste, vero?”
Lo schiocco e lo strappo di ossa dalla cavità
risuonarono più forte di quanto mi aspettassi, ma la
sofferenza fu lieve
(ho sempre avuto un’alta soglia del dolore)
Mi allarmò di più che i miei pantaloni di seta fossero ormai
fuori uso
“ Dopo tutto, disse, un uomo senza terra può essere anche
senza gambe”
“ E a proposito, aggiunse, spezzandomi le braccia,
“ questo impedirà altri lanci di magliette nere intrise di
sudore
Contro Sua Maestà[1]”.
Che avrei potuto fare? Lo guardavo
mentre succhiava il midollo dalle mie ossa e strappava la
carne
che un tempo mi rendevano autonomo
Mi piacevano i suoi modi impeccabili
neanche un pezzettino di me gli cadde
dalle labbra[2]
– Mi piaceva la maniera
in cui spezzava uno a uno le mie dita dei piedi con i denti
per gustare ben bene la cartilagine
Era un impeccabile e sofisticato gourmet
“È stato molto meglio di un Aborigeno o di un Pellirossa,
disse, “ e non mi sono mai piaciuti né gli Indù né i
Pakistani
il troppo curry nella loro dieta rovina la carne
Tu sei un bocconcino delizioso
quasi come un Samoano, e meno grasso di uno del Tonga”
Così dicendo, passò alla seconda portata –
Che era il mio stomaco, il cuore e le costole,
anche se non in quest’ordine, visto che non riuscii a vedere
quello che mangiò per primo mentre si piegava
con forchetta e coltello d’argento
a tagliare e aprire il mio petto
come un pollo croccante e dorato
intanto che mi divertivo a ricordare
la battuta su Salote di Noel Coward
durante l’incoronazione della Regina nel 1953[3]-
il signor Coward fu così intelligente da non andare mai in
Tonga-
“ Ah, ecco!, disse,
infilzando il mio cuore con la forchetta
Estraendolo dalla sua gabbia protettiva
Io piansi davanti a quello splendore pulsante
Ma pensai – Non ci si può aspettare altro
Da gente che mangia e beve il corpo e il sangue
di Cristo ogni giorno
“Meglio liberarti di questo, vecchio mio, aggiunse,
le tue ambizioni Maori sono esagerate, non credi?”
Mi chiesi se avesse ragione, dopo tutto perché struggersi
Per la lingua e la cultura
già depredate, perché combattere?
Che c’entra Maoritanga[4]
in questo mondo di mutanti tartarughe Ninja adolescenti?
Eppure ho protestato e lottato mentre mi tagliava il cuore
A metà e, vedendo quel sangue pastoso e rosso scorrere come
un fiume
Mi sono chiesto se ci fosse stato tempo per sfuggire a questa
cena
“Oh no, non puoi, disse, al momento del dessert
Sistemando su un piatto di cristallo i dolcetti del mio
corpo
Il fegato, i rognoni e la lingua[5]
E alla fine, gli occhi
Guarniti di fragole e panna
Ormai, senza occhi, non potevo vedere
l’appagamento del suo piacere
e, crudele, lasciò intatto il cervello a chiedersi
perché avevo accettato questo invito a cena
150 anni fa… [6]
[1] Il
riferimento è alle proteste durante l’ultima visita della Regina Elisabetta II a
Waitangi.
[2] Vedi la descrizione della Badessa nel Prologo de I
Racconti di Canterbury di G. Chaucer: “She leet no morsel from hir lippes falle” (v.
127), ovvero: “Non lasciava cadere neanche una briciola dalle labbra”.
[3] In
questa occasione la Regina del Tonga, Salote, piuttosto abbondante di peso, era
accompagnata da un ometto che stava sempre al suo fianco. Quando la Principessa Marina chiese chi fosse
quel signore accanto alla Regina Salote, pare che il famoso commediografo Noel
Coward abbia risposto: “È il suo pranzo!”.
[4] Le
tradizioni, gli ideali e la cultura del popolo Maori.
[5] Il
riferimento è alla proibizione di insegnare la lingua Maori a scuola.
[6] Il Trattato di Waitangi fu firmato nel 1840.
“. Per porre fine al conflitto tra Māori e coloni e per
tutelare la popolazione dei Māori venne stipulato il Trattato di Waitangi, in
base al quale la Nuova Zelanda divenne colonia inglese. Nella sua stesura
originale il Trattato di Waitangi proteggeva notevolmente gli interessi e le
proprietà dei Māori, ma le violazioni (proseguite fino agli anni 1990) furono
tali e tante che i Māori persero gradualmente quasi tutte le loro proprietà e
moltissimi dei diritti loro riconosciuti” (Wikipedia).
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