LA FANFARLO’
di Ch.Baudelaire
Trad e nota
introduttiva di Anita Tatone Marino
Einaudi,
1980
A proposito di Baudelaire prosatore, Roberto Calasso, nel
suo La Folie Baudelaire(2008), ci
dice che era impossibile per il grande poeta tessere delle storie, poiché riusciva
soprattutto a descrivere situazioni eterne senza lo scioglimento finale, quasi quadri
statici e ipnotici alla maniera di De Quincey. Infatti, la composizione di un
vero e proprio romanzo – spesso promessa all’amata madre e sempre rimandata-
non si realizzerà mai e le molte pagine in prosa che lascerà saranno soprattutto
diari, abbozzi, acuti articoli di osservazioni critiche sugli artisti del tempo
e le loro opere in mostra ai Salons e alcune poesie in prosa. Come Italo Calvino suggerisce -nel retro copertina del
volume 61 della storica collezione Centopagine Einaudi da lui diretta- dopo attenta analisi saremo tutti portati a
“concludere che il vero romanzo baudelairiano resta Les fleurs du mal.”
Eppure già a ventisei
anni l’Autore aveva scritto un testo narrativo intitolato La Fanfarlò (1847), ben strutturato e articolato e con un
protagonista -in parte autoritratto ironico di Baudelaire stesso- che sarà il
capostipite dei dandy estetizzanti europei di fine ottocento.
Samuel Cramer è il nome del giovane dandy- poeta che aiuta a
risolvere, suo malgrado, una crisi coniugale facendo la corte alla ballerina
Fanfarlò. In lei e nel suo mondo troverà
inoltre quello che lo aiuterà a superare la falsa immagine che ha di sé stesso.
Nella nota introduttiva al testo della traduttrice Anita
Tatone Marino, viene messo a fuoco quanto Baudelaire amasse delineare i
ritratti dei personaggi (vedi nello Spleen
de Paris o nel Mon cœur mis ẚ
nu). Considerava questa pratica una vera arte, in apparenza modesta
ma che richiedeva secondo lui una sottile intelligenza. Se inizialmente il
ritratto del dandy Samuel Cramer è statico, il narratore offre poi al lettore
spunti continui perché del personaggio si colga la duplice natura di uomo
d’azione e di belle intenzioni, pigro e intraprendente, ingenuo e brillante,
sempre in lotta tra sogno e realtà. Un ipocrita commediante che sottolinea la
sua diversità di artista ombroso e sofferente.
Deciso a riconquistare per noia un vecchio amore, madame de
Cosmelly, ora sposata, ma tradita e abbandonata dal marito, Samuel Cramer si
presta a diventarne il confidente e si offre di aiutarla nell’impresa di
riportare il consorte a casa, in cambio (forse?) delle sue attenzioni. Il piano
è quello di soppiantare monsieur de Cosmelly nel cuore della sua amante, la
ballerina Fanfarlò.
Fin dalla prima apparizione, la Fanfarlò si mostra come un
oggetto d’arte, capace di stimolare l’immaginazione più contorta del
dandy-poeta. Viene ritratta mentre danza a teatro, tra movenze allusive,
sguardi furtivi, costumi fruscianti, profumi, orecchini vistosi e belletto; una
scena quasi da sogno che è un trionfo di linee, colori e suono in una fusione
che suscita puro piacere. Molto artificiosa, molto baudleriana. E il
coinvolgimento emotivo, inaspettato e alimentato dall’atmosfera seducente dell’artificio,
trasformerà in breve Samuel Cramer da seduttore a sedotto.
Ѐ un testo curioso. Da leggere, anche se non all’altezza delle
altre opere dell’Autore. Il vero Baudelaire prosatore, scrive ancora Calvino,
avrà un altro nome: Edgar Allan Poe, che da lui mutuerà i principi compositivi,
ovvero l’effetto benefico della costrizione della brevità del racconto contro i
pericoli della libertà del romanzo.
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