martedì 2 settembre 2014
A Nikita e Madhu, di Rohtak (Haryana), 17 e 16 anni di Ishtar Baabel
( dall'articolo di Raimondo Bultrini, La Repubblica del 28/08/2014)
Bibita fresca di mango con un goccio di veleno.
Quanto basta. Quanto basta per bruciare le viscere,
per contorcersi a terra sulle bianche piastrelle dei cessi.
Agonia di morte perché vivere così è agonia.
A scuola, perché è qui che avremmo potuto cominciare
a andar via (negli States, il sogno). E invece rimanere nell'incubo.
A Rothak, dove gli uomini inseguono, ti alitano addosso
sporche parole, inforcano moto ammiccanti e offrono telefoni per irretirti.
Dicono gli altri che è così perché i nostri corpi li incoraggiano,
perché i nostri denti sono bianchi e gli occhi neri, e i capezzoli si induriscono
sotto la maglietta e la giacca, e i fianchi da un po' si sono allargati.
Dicono che le labbra sono troppo morbide, e i capelli troppo lisci e setosi,
che sappiamo parlare, alziamo lo sguardo e camminiamo veloci.
Dicono che è per questo. Che siamo state noi.
E allora basta. Due bicchieri (in frantumi?), un po' di liquido
avanzato (che colore?), due corpi di ragazze a terra (scomposti?),
sedici e diciassette anni (già consumate, senza permesso),
due lettere di quattro e sei pagine (sul banco). Basta.
-Lascio 200 rupie nel cassetto per la t-shirt di mia sorella
e l'orologio a mio fratello come portafortuna.
-Lascia, madre mia (non piangere!!) tutte le mie cose
(non le buttare!) perché tornerò in qualche modo.
- Lascio anche il numero di targa della moto che ci perseguitava.
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