5. Lavorare sporca
-Hai le dita verdi!
-Ah! Eppure ho messo i
guanti! Avranno perso il colore…
- Sembri un marziano.
- I marziani non
rastrellano, né aggiungono terriccio o seminano. Ho anche sete.
-Che ne sai? dei marziani, voglio dire?
- Lo so perché lì da loro non c’è ossigeno e le piante non
potrebbero svilupparsi…
- E poi non c’è Nazareno
lassù. A proposito che ti ha raccontato oggi?
' Ha un sorriso tirato. Qualcosa lo turba', Germano pensa osservandolo.
Michele ha
cominciato a riprendere colori e appetito, ma è ancora smagrito e una stupida
influenza di tre giorni è bastata a farlo ripiombare in quello stato semi-depressivo
che lo avviluppa dall’inizio dell’anno e lo fa sembrare innaturalmente
invecchiato. E poi è decisamente meno tollerante in questi giorni, è più geloso
e possessivo. Vuole ogni volta sperimentare il suo potere su Germano, che
sembra così solido, talvolta distratto dalle storie che pian piano gli si solidificano in testa, o dall’orto da
dissodare e seminare, o dalle piante del giardino da proteggere contro l’assalto
degli afidi.
E’ stata
solo una banale influenza, un accidente virale che accomuna bambini e adulti,
in città come in campagna, ma quei due o tre medicamenti in più da accostare
alle pillole e pillolette quotidiane vengono mal sopportate. Michele continua ossessivamente
a leggere quei bugiardini piegati nelle scatole dei medicinali -e che mettono a
dura prova la vista- per trovarci qualche cosa- una qualsiasi- che possa dargli
un motivo per smettere di prenderli.
Quando più
tardi escono in giardino, è ancora più scontroso del solito; si lamenta che
nonostante l’ora, la temperatura sia ancora troppo caldo, ed è sicuramente
ancora afoso, e poi che il vento –appena uno stanco accenno, purtroppo!- alza una polvere grigiastra che si appiccica alla
pelle e che lo fa sentire sporco -… e poi, quell’ortensia che hai spostato sembra
tutta moscia. Forse avete sbagliato la posizione, voglio dire troppo all’ombra.
Ma se non sa
nulla di queste cose! Troppo all’ombra, troppo in pieno sole, fa troppo caldo,
troppo freddo, troppo umido… Troppi troppo.
Come i vecchi, che non si ricordano un’estate così afosa, un inverno così
rigido, un giugno così nuvoloso. E -ogni volta, ogni anno- dicono, e sarebbero
pronti a scommetterci, che è il più incerto di tutta la loro vita. E te le
scagliano addosso quelle parole, come se fosse colpa tua la loro debolezza e
fragilità. (isabnic2014)
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