Gozo
Yoshimasu è uno dei più interessanti tra i poeti giapponesi contemporanei. Uno dalle mille sfaccettature. Intanto, è
un poeta in continuo movimento. Come
i poeti storici di haiku, infatti, compone le sue poesie mentre cammina attraverso luoghi e culture, mettendo
così in relazione e in contrasto
tra loro immagini reali e ricordi. All’ inizio, aveva seguito gli itinerari del vecchio Basho [1], per
poi allontanarsi dalle isole nipponiche e attraversare l’Asia centrale e l’America,
o percorrere strade secondarie in giro per il mondo. A piedi o su mezzi di
trasporto, per mare o in volo. E il suo spostarsi, viaggiare in ogni dove ha determinato il
ritmo e la velocità dei suoi versi. La voglia di allontanarsi, “the pursuit of his desire to go far away”[2] è l'anima di ogni suo verso.
Yoshimasu, inoltre, è famoso anche per i suoi reading che avvengono quasi
in stato di trance, con uno stile personale di recitazione, grazie a una modulazione vocale
incantatoria. Voce dolce o appassionata che si intreccia e si fonde con la
musica di accompagnamento. I suoi versi prendono il cuore e la mente senza
bisogno di traduzione.
Insomma, la poesia di Yoshimasu è un
tutt’uno con la performance. Mentre legge in pubblico le proprie opere, ne
elabora l'esecuzione perfezionandole, come se il testo fosse una partitura.
Ecco, dunque, che inserisce, ripete o elimina interi brani, oppure espone e
fotografa oggetti legati al testo, incide i versi su enormi lastre di
bronzo, da lui chiamate Calligrafie. La sua poesia, dunque, - visiva, sonora e
tattile insieme- diventa esperienza artistica totale. Recentemente, inoltre, alla
vista, al tatto e all’ udito ha aggiunto
il mezzo fotografico e calligrafico a creare una complessità testuale nello
spazio. Rete di immagini collegate, oggetti e parole che riflettono su un senso
conflittuale di nostalgia e straniamento. L’amalgama di immagini, oggetti,
parole e la lettura come performance offrono una possibilità di trascendere il
limite del linguaggio e rivelano la fertilità illimitata della poesia.
Una delle ultime sperimentazioni è stata quella di lavorare con il mezzo filmico, così da poter combinare le immagine in movimento con i versi letti durante il reading (durante la recente esposizione “Poetic Spectrum – Images, Objects, and Words”[3] nella Location One a New York).
Presenza emblematica della poesia giapponese del dopoguerra, ha collaborato con molti artisti contemporanei e musicisti, e le sue opere sono state tradotte in molte lingue. Con i suoi testi-performance la traduzione diventa un’operazione ancora più complessa del solito. Quando il traduttore rimane il più fedele possibile alla poetica di Yoshimasu, si perdono le peculiarità formali e stilistiche dell'originale, ma in tal modo si recupera la “traccia” che è l’anima e la veste esteriore della scrittura del poeta. (gogo2014)
[1] Poeta viandante
di haiku del 17° secolo.
[2] Gozo Yoshimasu,
dalla sua poesia “Weaver Girl” (La giovane tessitrice)
[3] La mostra
faceva parte dell’evento “US-Japan 150”, un festival nazionale organizzato in occasione delle celebrazioni
del 150esimo anniversario dell’inizio dei rapporti politici, commerciali e
culturali tra Stati Uniti e Giappone (1853).
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