Alle sei del pomeriggio d'inverno diventano quasi un' urgenza quelle uscite senza meta che mi vengono
proposte senza impegno - e che di solito accetto subito, pur concordando qualche
minuto di perdita di tempo. Durante l'ultima, sono capitata al vernissage
del più conosciuto artista del mondo nella galleria più internazionale
della mia città. WOW!! It
sounds great!!!
Capitata per caso... In realtà,
volevo proprio vedere quella mostra, ma -honestly- pensavo che fosse stata
inaugurata già da un po' di tempo! Tanta gente e gran brusio all'esterno.
-Oddio! E' il vernissage! ci faranno entrare?-
Peccato, ero uscita con il mio solito
triste piumino nero e i capelli, lavati maldestramente la sera prima, per
l'umidità si erano gonfiati modello-pagliaio.E l'età non aiuta più. Ma
tant'è.
Molta gente all'ingresso davanti alle
graziose e gentili hostess che distribuivano comunicati stampa e presentazioni
in italiano e in inglese.In fondo alle scale dell'elegante galleria colonnata,
alcuni volgari, ma gentili anche loro, omoni in nero, aitanti buttafuori con sorrisi a tutto-dente che bloccavano decisi ogni tentativo di ripresa-video o fotografica. Sembravano i
guardaspalla di qualche politico molto telegenico, e non ci giurerei che non
avessero un paio di occhiali neri a specchio e avvolgenti per riparare gli occhi dalla forte
illuminazione.
Finalmente saliamo. Il grande spazio al
piano superiore era strapieno di gente.Non particolarmente eleganti, ma tanti,
giovani, vecchi e perfino bambini. I più fortunati erano in coppia; potevano
così sciogliere l'imbarazzo di non sapere cosa guardare e cosa dire
scambiandosi sorrisi, o tenendosi per mano. Qualche signora solitaria si
soffermava davanti ad ogni opera e, scorrendo diligentemente il foglietto della
presentazione, cercava il titolo, la data e il nome dei cortesi collezionisti, o
di qualche galleria, proprietari del quadro.
Il fatto è che quei quadri di diverse
dimensioni erano variazioni cromatiche di serie di ordinati pois (più o meno
grandi ma uguali all'interno della stessa opera) e dopo un po' ( poco, però)
non si sapeva proprio che fare. Noi, grazie a una brillante intuizione del mio
accompagnatore- più abituato di me al modo dell'Arte- abbiamo tentato anche di
contarli per trovarne il ritmo segreto, ma al terzo tentativo abbiamo capito che
non c'era regola dietro a quel profluvio di palle e palline colorate. Blù,
rosse, verdi, viola le mille palle blù, rosse, viola...
Allora ci siamo guardati intorno e abbiamo
capito. Abbiamo capito quanto Lui si deve essere divertito, quanto il grande
Artista deve aver sghignazzato a vederci o a immaginarci lì.
Nessun commento:
Posta un commento