venerdì 13 gennaio 2012

vernissage per caso


Alle sei del pomeriggio d'inverno diventano quasi un' urgenza quelle uscite senza meta che mi vengono proposte senza impegno - e che di solito accetto subito, pur concordando qualche minuto di perdita di tempo.   Durante l'ultima, sono capitata al vernissage del più conosciuto artista del  mondo nella galleria più internazionale della mia città. WOW!! It sounds great!!!
Capitata per caso...  In realtà, volevo proprio vedere quella mostra, ma -honestly- pensavo che fosse stata inaugurata già da un po' di tempo! Tanta gente e gran brusio all'esterno. -Oddio! E' il vernissage! ci faranno entrare?- 
Peccato, ero uscita con il mio solito triste piumino nero e i capelli, lavati maldestramente la sera prima, per l'umidità si erano gonfiati modello-pagliaio.E l'età non aiuta più.  Ma tant'è.
Molta gente all'ingresso davanti alle graziose e gentili hostess che distribuivano comunicati stampa e presentazioni in italiano e in inglese.In fondo alle scale dell'elegante galleria colonnata, alcuni  volgari, ma gentili anche loro, omoni in nero, aitanti buttafuori con sorrisi a tutto-dente che  bloccavano decisi ogni tentativo di ripresa-video o fotografica. Sembravano i guardaspalla di qualche politico molto telegenico, e non ci giurerei che non avessero un paio di occhiali neri a specchio e avvolgenti per riparare gli occhi dalla forte illuminazione. 
Finalmente saliamo. Il grande spazio al piano superiore era strapieno di gente.Non particolarmente eleganti, ma tanti, giovani, vecchi e perfino bambini. I più fortunati erano in coppia; potevano così sciogliere l'imbarazzo di non sapere cosa guardare e cosa dire scambiandosi sorrisi, o tenendosi per mano. Qualche signora solitaria si soffermava davanti ad ogni opera e,  scorrendo diligentemente il foglietto della presentazione, cercava il titolo, la data e il nome dei cortesi collezionisti, o di qualche galleria, proprietari del quadro.
Il fatto è che quei quadri di diverse dimensioni erano variazioni cromatiche di serie di ordinati pois (più o meno grandi ma uguali all'interno della stessa opera) e dopo un po' ( poco, però) non si sapeva proprio che fare. Noi, grazie a una brillante intuizione del mio accompagnatore- più abituato di me al modo dell'Arte- abbiamo tentato anche di contarli per trovarne il ritmo segreto, ma al terzo tentativo abbiamo capito che non c'era regola dietro a quel profluvio di palle e palline colorate. Blù, rosse, verdi, viola le mille palle blù, rosse, viola...


Allora ci siamo guardati intorno e abbiamo capito. Abbiamo capito quanto Lui si deve essere divertito, quanto il grande Artista deve aver sghignazzato a vederci o  a immaginarci lì.

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