mercoledì 30 gennaio 2019

SOGNI AUSTRALIANI da "326 poesie dal mondo...." di MG Bruni- I Nicchiarelli, 2016


SOGNI AUSTRALIANI (1) 



      Sotto un cielo livido di pioggia, nudi alberi giallastri e senza vita sono scossi da un vento continuo e implacabile mentre silenziose saette si rincorrono a squarciare l’orizzonte. Gordon abbarbicato ad un tronco rugoso vorrebbe allontanarsi, ma le sue gambe si rifiutano. Il corpo di Zoé, poco più in là, giace abbandonato vicino ad un  fosso di una stretta strada di campagna … I capelli bagnati , divisi in ciocche, coprono il suo volto fino alla bocca rossa di rossetto e socchiusa. Il vestito sporco di fango e sollevato su un fianco lascia intravedere la carne dorata della coscia al di sopra del bordo di pizzo delle autoreggenti  nere. Gordon ha paura, sa  di aver fatto qualcosa di irreparabile. La gola è secca e sente di non riuscire più a respirare.
         Comincia a mugolare nel sonno e a fatica riesce a svegliarsi con il cuore che gli batte come un martello. -Pfiuiiiii  …. È giorno! Meno male … Oddio, mi sento a pezzi … Devo aver lasciato l’aria condizionata accesa.
Si sente malaticcio e, dopo colazione, cerca di ritrovare delle antiche pasticche alla vitamina C che potranno aiutarlo contro il mal di gola. Poi si prepara, un po’ controvoglia, ad andare agli incontri sulla poesia dei paesi dell’ex- Commonwealth.
          Quando arriva in sala, Gordon si ritrova solo alla giornata di studi “Imagining Australia”. È partito anche Bellini. L’ossuta studiosa seduta al suo fianco gli fa decisamente rimpiangere quella dolce morbidezza, vicino a lui qualche pomeriggio prima e ormai aldilà della Manica.
          Non passa molto che qualcuno sul palco comincia a presentare gli interventi che seguiranno durante la mattinata e, allo stesso tempo, tratteggia brevemente lo sviluppo della poesia australiana nel secolo scorso, a cominciare dal dibattito sul Modernismo ad opera dei  Jindiworobacks e degli Angry Penguins[1]. Gli uni, così sta dicendo nel suo discorso inaugurale il Direttore di un Centro di Ricerca sugli Studi di Letteratura dell’Oceania, avevano visto la possibilità “ to make it new[2]”, di dar, cioè, nuova linfa alla produzione poetica di quegli anni, nell’espressione della propria identità australiana, mentre gli altri nell’uso di tecniche surrealiste[3]. L’influenza dei due movimenti fu così profonda, comunque, da portare allora ad un generale rinnovamento della poesia aussie[4]e  la loro combinazione rimane ancora una delle caratteristiche più rilevanti della poesia australiana di oggi, che spazia tra metriche tradizionali, verso libero e racconto in versi, tra riconoscimento del valore delle origini, fino alla seduzione  di ambienti cosmopoliti.
          La generica introduzione alla poesia moderna e contemporanea australiana offerta dal noto ricercatore non riesce per nulla a ricaricare l’interesse di Gordon, ma le poesie che scorrono sullo schermo lì, in fondo alla sala, dopo un po’ cominciano a soggiogarlo e a fargli dimenticare lontananze, desideri insoddisfatti e malesseri. Ogni tanto qualche parola dei relatori si fa strada nella sua testa confusa dagli umori del raffreddore e da un sonno agitato.
          -…. E fu grazie alla pubblicazione dell’ottima antologia di poesia moderna di Porter[5] e alla sua recensione sul Times Literary Supplement, nello stesso anno, che la poesia aussie cominciò a diventare popolare in Europa e nel mondo alla fine del secolo scorso,  e l’Australia rivelò di essere un paese fatto non soltanto di sole, di  bush e  di sport[6]….
           I versi di Judith Wright[7],  voce profonda e originale degli anni quaranta, attivista sociale e sensibile a tematiche femministe, scorrono, intanto, sullo schermo, dopo la sua foto. La poesia, dove la Wright riflette sul difficile rapporto della donna con il proprio corpo, sul senso di estraneità avvertito durante le fasi di cambiamento e sulla conferma dell’avvenuta trasformazione del corpo adolescenziale in quello di giovane donna nello sguardo di apprezzamento del maschio, si intitola:

Ragazza nuda e specchio[8] 

Questa non sono io. Un volta ero senza corpo ---
avevo solo quello che serviva per ridere e correre,
o guardare a lungo le stelle o abbozzare una danza
sulla schiuma delle onde e la sabbia e il sole.
Occhi amavano, mani mi cercavano, ma ero in fuga
sulle mie correnti, argento vivo, piumetta
Posso alla fine rimanere intrappolata in quella morbida faccia?
 
Ho paura di guardarvi, occhi umidi e scuri.
mi fissate con quell'appello smodato? ---
"Cerca sotto queste ciglia ricurve, ammetti
che ci sei sempre stata; conoscimi --- sii me."
Lisce spalle che furono di ermafrodito, troppo  tenero
corre il vostro lungo pendio, sopra le timide curve
inattese, impellicciate di luce, che spuntano di sotto.          
 
No, sono stata tradita. Se avessi saputo 
che questa ragazza stava in attesa tra l'uno e l'altro anno  
per il mio ballo non avrei scelto il suo ramo.   
Tradita da quel poco di oscurità qui, e qui
da questa morbidezza piena, da quello sguardo impaurito
di occhi cui non darò risposta; esclusa qui 
dal mio stesso io, dalla grazia del suo nuovo corpo--
 
perché è bella, colei che mi ha tradita. Sì,
vedo come sei bella, odiosa ragazza nuda.
Le tue labbra nello specchio tremano se rifiuto
di conoscerti, di reclamarti. Lasciami  - lascia che me ne vada. 
Sei per metà un'altra che forse mai verrà.
Perché dovrei avere cura di te?
Non sei mia;
tu cerchi l'altro - la tua casa sarà lui.           
 
Eppure ho pena dei tuoi occhi nello specchio, velati di lacrime;
mi inchino al nostro bacio, ti devo servire;
ubbidirò.
Un giorno forse ci ameremo. Forse mi mancherai, un giorno,
anche se sempre mi dorrò dei tuoi anni fertili e muti.
Chi ti amerà lo imparerà a sue spese, e pure amaramente,
Se per arroganza crederà che io faccia parte di te.  

[...] 

[1] Movimenti poetici che si svilupparono ad Adelaide negli anni Trenta. Il nome Jindiworoback deriva da un vocabolo indigeno che suggerisce una visione del mondo basata sulla mistica unione di bianchi e aborigeni in nome della sacralità della terra da entrambi condivisa. Ispiratore di tale movimento fu Rex Ingamells (1913-1955).
[2] Cfr. il poeta statunitense Ezra Pound.
[3] I due filoni connotano l’atmosfera culturale di Melbourne e Sidney.
[4] Australiana.
[5] The Oxford book of Modern Australian Verse, a cura di Peter Porter, Melbourne, OUP 1997.
[6] Cfr. Introduzione ai poeti australiani a cura di Dennis Haskell, da Il mondo nuovissimo (poesie australiane e neozelandesi tradotte da poeti italiani) su Semicerchio, rivista di poesia comparata, vol. XXII (traduzione di A. Francini e A. Maiolino).
[7]Judith Wright nasce  vicino ad Armidale, New South Wales nel 1 915  e muore a Canberra, New Wales, Australia, nel 2000.
[8] Judith Wright, “Ragazza nuda e specchio”, in Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese, a cura di L. Magazzeni, F.Mormile,  B.Porster e A.M. Robustelli, Le Voci della Luna Poesia, Sasso Marconi, 2009; trad. di Brenda Porster. Per gentile concessione delle curatrici.


Nessun commento:

Posta un commento