La storia di Benzine di
Gino Pitaro si snoda attraverso quindici capitoli dai titoli geniali che
giocano con la parola fuoco (Fuochi
fatui, Aniene Burning, Tra due fuochi , Fuoco Amico, etc). D’ altronde, il
protagonista, Luigi, è da subito accostato al draghetto verde sputafuoco Grisù,
eroe ecologico-progressista dei cartoni animati Tv del 1975 (probabile anno di
nascita anche di Luigi ). E anche a lui, come a Grisù -in contrasto
generazionale e di scelte con la famiglia d’origine e con il mondo- ogni tanto sfugge una fiammata. Ma sono per lo più fiammate contro il maleducato
di turno o vampate di gioia, di positiva accettazione della vita, perché Luigi,
eroe sensibile, spiritoso, curioso, generoso e empatico, preferisce stare
(criticamente) al margine e lascia ad altri il ruolo di impugnare il megafono e
incitare alla rivolta. Cerca, piuttosto, di portare avanti il suo dottorato di
ricerca tra impegno politico (moderato),
lavori e lavoretti “a gettone”,
uscite tra amici, desideri irrisolti d’amore e chiacchierate con le amiche,
sempre con uno sguardo di divertita comprensione nei confronti del mondo che
attraversa. Un mondo -il suo- affollato di giovani confusi, barboni, accattoni,
zingari (che “ pe’ quarcuno è solo
monnezza, p’altri è ‘na risorsa”), immigrati, prostitute, delinquenti o micro criminali da strapazzo.
Se in passato ha distribuito volantini
per una ditta, ora Luigi lavora in un call center, “in ascesa –dunque- sulla
scala sociale del precariato giovanile demotivato”.
Anti-eroe fuorisede e pendolare, sotto la guida morale dei suoi santi
protettori, Tondelli e Pasolini, e al ritmo dei brani Juno Reactor o dei
Metallica, Luigi si muove tra
università, Gazometro, Ostia, Prenestino e zone della periferia nordest della
metropoli, aree di sospensione della legalità e di commistione con l’illecito,
tra stabilimenti dismessi, bar e sale gioco, hotel congressuali, aziende e
centri commerciali. “Anche questa è Roma
e io la amo. – confesserà- E amo il
mio quotidiano western tiburtino.” E tra pc, telefoni, social e sms, auricolari con musica pulsante
alle orecchie, connessioni inaffidabili, controinformazione da Web, Luigi e i
suoi amici cazzeggiano e filosofeggiano parlando di politica, musica,
calcio, cinema, lavoro che-non c’è, donne, soldi e sogni.
Luigi, come un cavaliere errante
dalla periferia al centro e ritorno, a bordo di treni, metro, linee speciali e
autobus fatiscenti e mai in orario, vive la sua esistenza marginale di gioiosa
precarietà fino a quando non si troverà in mezzo a una turpe storia. Qualcuno
che lui conosce scompare all’ improvviso, e forse non l’ha fatto di propria volontà
… E tra scoperte casuali, intuizioni
brillanti e la testardaggine di chi è nel giusto, allora sì che saprà cosa dire al megafono!
In assoluto, le dinamiche e gli
scambi verbali nel call center, le descrizioni non scontate delle periferie
multietniche e dei loro segreti (un vero e proprio godibile Baedeker delle aree
periferiche romane!) e le pagine sulle
strategie di sopravvivenza dell’utente pendolare del servizio trasporti urbano
e extraurbano sono quelle che ho più apprezzato, oltre alla capacità
dell’Autore di modulare e mettere efficacemente a contrasto i vari linguaggi (inglesismi
tecnici, romanesco da fuorisede e slang giovanile). Il tono è sempre ironico e
divertente, pur trattando talvolta, e con intelligenza, argomenti e problemi sociali
di toccante attualità.
Gino Pitaro (1970), redattore,
articolista free-lance e documentarista indipendente, vive a Roma. Ha pubblicato nel 2011 l’opera undergound
I giorni dei giovani leoni (Arduino Sacco
Editore), e nel 2013 Babelfish, racconti
dell’Era dell’ Acquario (Edizioni Ensemble), una raccolta di sei storie
rappresentative del “nomadismo esistenziale” contemporaneo. Ancora con l’Ensemble
ha pubblicato Benzine nel 2015.
(isabnic2016)
Gino Pitaro, BENZINE, 2015 Edizioni Ensemble, Roma
Edizione digitale 2015 (Kobo EPUB 2,0 MB)
ISBN 978-88-6881-115-0