RIPENSARE STENDHAL,
o la bulimia dell'artista.
Ne scrivo con grande ritardo, ma quest' estate è stata strana.
Sembrava non arrivare mai e poi, improvvisamente, pareva che fosse già passata,
per ricominciare dopo un po' di giorni più accanita che mai. Succede allora,
quand’è così, che la testa, il corpo si illanguidiscono e non riescono a star
dietro a niente. Rischi di dimenticare ogni cosa il giorno dopo. Anche le cose
belle.
L'incontro "Ripensare Stendhal", presso la
meravigliosa biblioteca della Fondazione Primoli, in via Zanardelli e con
affaccio sul Tevere, è stata una di quelle. L'occasione era la presentazione,
di Journaux et Papiers di Stendhal, a
cura di Marie-Rose Corredor, Cécile Meynard e Hélène de Jacquelot, e Idées Italiennes sur quelques tableaux cèlébres, di Abraham
Constantin/Stendhal, a cura di Sandra Teroni e Hèléne de Jacquelot. Vale a
dire, soltanto una parte dei documenti stendhaliani
posseduti dalla Bibliothèque Municipale di Grenoble (BMG), e una delle tappe
della paziente ricerca iniziata negli anni novanta all'interno di un progetto di
trascrizione di tutti i manoscritti
stendhaliani, in collaborazione con l’Università di Grenoble. Grazie a quel
progetto e al programma di digitalizzazione dei documenti, conclusosi nel 2009,
si è poi creata una piattaforma per la consultazione
pubblica dei materiali, tuttora in via di ampliamento (www.manuscrits-de-stendhal.org).
La mole dei
manoscritti di Stendhal è enorme e preziosa anche per la varietà dei testi che
vanno, come ha raccontato Francesco Spandri, relatore all’incontro, “dalle grandi opere postume ai meno
prestigiosi ma pur sempre rilevantissimi agglomerati di scritture eterogenee”.
Quest’ ampiezza di materiali a disposizione, questi “inusitati documenti in parte diaristici e in
parte sfuggenti e poco classificabili”, “che gettano […] un’inedita luce sulla
genesi di un’opera e di una soggettività letteraria”, permetterà di elaborare
una riflessione consapevole in vista di una futura edizione critica a stampa di
Stendhal. E i Journaux et Papiers sono un unicum, secondo Genette, proprio nell’essere così eterogenei.
Stendhal, scrittore bulimico
per de Jacquelot, scriveva appunti, idee, progetti su tutto, su qualsiasi
spazio bianco a disposizione, così che i Diari, i Pensieri o i tanti documenti
dai mille titoli, fondamentalmente sono simili nella loro diversità. Merita sicuramente
una visita il sito www.manuscrits-de-stendhal.org e viaggiare tra le sue tante pagine
sarà un’esperienza davvero nuova.
Dopo il 2021 saranno
pubblicati altri tre volumi. Materiale dunque quasi infinito, anche se alcuni
appunti sono andati perduti.[1]
L’enorme mole di abbozzi, inventari, frammenti e annotazioni che compongono i
manoscritti non offre la felice spontaneità dei suoi romanzi, ovvero “l’informe
non diviene arte” - secondo Francesco Spandri che nota la non facile leggibilità dei testi dei Journaux et Papiers, sebbene le
curatrici abbiano offerto una
Presentazione articolata, una Nota sul testo, presentazioni a ciascuna delle
tre parti, oltre a numerose note
esplicative e informative, e, infine, gli indici. Viene sottolineato, inoltre,
l'enorme lavoro di traduzione di tutto il materiale, traduzione per scelta
fedele e senza abbellimenti[2].
Insomma, un corposo volume di quasi settecento pagine
d’interesse e di importanza indiscutibile. Perché in questi appunti ci sono lavori
e pensieri non destinati alla pubblicazione ma che ci aiutano a scoprire uno Stendhal
come di un tutto da prendere in blocco, senza distinzioni (Genette).Dunque, i Journaux et Papiers sono preziosi e
rivoluzionari: ciò che conta è la scoperta di un nuovo potenziale di conoscenza
attraverso i pensieri, i marginalia, le annotazioni disseminate ovunque, oltre
ai diari, e perfino agli appunti di Stendhal adolescente a scuola da lui stesso
conservati.
Le prime parole del diario di Henry Beyle (Stendhal) sono una
dichiarazione d’intenti: scrivere liberamente, senza badare alla forma. In
realtà, come ha chiarito de Jacquelot, questo era piuttosto un atteggiamento e
Stendhal spesso copiava in bella i
suoi scritti più volte. La riscrittura pare
essere, infatti, un metodo piuttosto abituale per Stendhal e assai simile,
nella sua ripetitività, al modo di godimento delle opere d’arte consigliato e adottato
dallo stesso autore. Di questo ultimo aspetto ha parlato il poeta e francesista
Valerio Magrelli, presente all’incontro, presentando le Idées
italiennes, scritte da Stendhal in collaborazione con l’amico artista Abraham
Constantin.
Le Idées
italiennes sur quelques tableaux célèbres, una specie di breve storia della
Pittura italiana e un racconto di passeggiate ‘artistiche’ romane, furono pubblicate a Firenze nel 1840 con
il solo nome di Constantin in copertina, ma comparvero poi su molte edizioni
delle opere complete di Stendhal senza il nome dell’artista amico. Questa nuova
edizione, grazie ai documenti conservati nella Biblioteca di Grenoble, agli
archivi Vieusseux di Firenze e ad altri
materiali inediti del Fonds Constantin de la Bibliothèque de Genève, ci offre
anche le fasi di realizzazione del manoscritto originario ( correzioni[3],
aggiunte, alleggerimenti, riformulazioni, talvolta censure, etc ) fino alla
correzione delle bozze[4].
Da cui si capisce che il libro fu costruito in fasi di successivi montaggi. Tutto
ad opera di Stendhal, che esprime
liberamente le sue idee su Roma, sulla pittura italiana e sulla necessità per
turisti e visitatori stranieri di seguire un metodo di educazione visiva.
Su cosa si basa il
modo stendhaliano di godere delle opere d’arte? Ripetizione, ovvero rivedere la
stessa opera più volte, e durata del tempo di contemplazione dell’opera.
Pare che Stendhal confessi di aver visitato la Galleria Doria Pamphili almeno
duemila volte, e perché l’arte del vedere
possa svilupparsi nei lettori delle Idées
italiennes sur quelques tableaux célèbres accanto ad ogni opera descritta[5]
consiglia la durata ottimale di visione.
Il giudizio estetico è una facoltà che non si può insegnare, ma
migliorare secondo Stendhal attraverso il godimento di molti esempi secondo la
tempistica e le modalità suggerite dall’Autore stesso[6].
Buon Stendhal!
(Gogo 2016)
[1] Durante
la permanenza a Milano, lo scrittore cominciò a temere di essere accusato di
Carboneria e, lasciata la città, iniziò a scrivere le sue annotazioni non più
sui Journaux ma sui libri. Al margine delle pagine .
[2] Per esempio: sono state corrette le maiuscole
dopo il punto e fatte altre piccole ripuliture richieste dagli editori. (H. de
Jacquelot)
[3] Il francese
di Constantin presentava errori e imperfezioni. (S.Teroni)
[4] Le indicazioni
al tipografo formano un faldone di 462 fogli scritti a mano.(S.Teroni)
[5][5]
La narrazione dell’opera è utile per entrare in contatto con l’opera e Stendhal
aggiunge anche dei commenti ‘birichini’ alle sue. (S.Teroni)
[6] e.g
prima della Pittura abituarsi a ‘vedere’ gli affreschi, visitando dapprima il
Vaticano, poi le gallerie, i palazzi e infine le chiese; scegliere le opere e
confrontarle; operare un’osservazione prolungata e ravvicinata, tipica del copista;
etc.(S.Teroni)
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