SOLE NERO (prima parte): http://gogosafecrash.blogspot.com/2016/01/sole-nero-prima-parte-di-isabnic-2015.html
SOLE NERO (seconda parte)
[...]
Ripresi a suonare. Le note di Mara no more che stavo improvvisando si
allungavano piene di dolore. Mi sentivo solo, ero solo. Chissà Mara ormai
dov’era. Scomparsa con tutte le sue parole. Ora però il silenzio era troppo e
mi pareva di sentire perfino l’eco dei miei pensieri. Mara no more… dark loneliness vibrating… ‘long my baaackbone. Mi sarebbe piaciuto se quella creatura tremante,
lì dietro al divano, si fosse fermata, se soltanto mi avesse risposto. Chissà
chi mai poteva essere e perché era tanto spaventata. Mara no more… staring and staring downthere/ blacKberry lips ‘mid
rotten leaves… Forse avrei dovuto imporre il mio aiuto, ma non me ne aveva
dato il tempo. Comunque, basta! Sarei tornato in città prima del previsto. Era
inutile rimanere ancora. Neanche la solitudine aveva funzionato. Non avevo più
idee, avevo perso le parole, le immagini e i suoni che avrei voluto narrare stavano lì ammutoliti
come sotto una colata di cemento. Tutto
inutile. Avrei restituito le chiavi alla padrona di casa. Per un po’ avevo
creduto che in quello spazio avrei potuto riprendere a scrivere, ma tutto
inutile, ormai. Una fontana asciutta. Avrei cominciato subito i preparativi per
il rientro. Dove? L’avrei deciso l’indomani.
Sentii un grido venire dalla
parte del bosco. No, forse doveva trattarsi di un richiamo, un verso d’uccello,
uno dei tanti che mi sarebbe piaciuto riconoscere, avevo pensato. Poi delle
voci, dei latrati ancora lontani… Forse cacciatori poco mattutini, al ritorno
da una spedizione.
Stavolta, però, smisi di suonare
perché subito dopo dei colpi secchi alla porta tra un abbaiare di cani che si
era fatto sempre più vicino sembravano richiedere una risposta immediata. Aprii
e davanti a me si materializzarono tre guardie forestali tra un cinque-sei cani
che saltavano, e abbaiando quasi all’unisono tendevano caparbi i guinzagli che
li tenevano legati agli uomini.
- - Buongiorno! … (buoni!) Mi scusi, parliamo con il
signor Frassi? (Giù, Rocky!) Abbiamo visto il suo nome al cancello.
- - Mi dispiace, sono solo l’inquilino. Credo che il
signor.. anzi la signora Frassi viva in città. Ho affittato lo chalet per
questo mese.
- - Lei è il signor…?
- - Ubaldi. Mirko Ubaldi. Ma… ?
Mi guardai le
mani. Rosse. Dovevano essere state le more. Avevano lasciato tracce anche sul
metallo lucido del sax. Si, le more avevano macchiato tutto. Mi accorsi che i
forestali posarono -nello stesso momento- lo
sguardo sulle mie mani, sulla camicia, le scarpe, e infine mi fissarono in
volto quasi ammutoliti. Dovevano anche aver visto qualcosa dentro casa. Uno dei
tre scandendo le parole disse: - Signor Ubaldi, c’è un corpo di donna tra la
siepe di bordura e la rete di recinzione del suo giardino. Un corpo senza vita,
graffiato dai rovi. L’hanno trovato i
cani. È in... Abbiamo già allertato la polizia che sta arrivando. Magari
un paio di noi possono entrare a parlare un po’ con lei… Possiamo anche rimanere
qui all’ingresso. Non si preoccupi.
Non so cosa
sia successo dopo, signor Giudice. Devo essere svenuto e mi sono ritrovato dopo
un po’ di tempo altrove, tra gente sconosciuta e vestita di bianco. Ora eccomi
qui. Crede che mi permetteranno di riavere il mio sax?
(isabnic2015)
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