giovedì 16 ottobre 2014

LUIGI ROSSINI, INCISORE di Filippo Davvero

Luigi Rossini Incisore – Il viaggio segreto



Nato a Lugo di Romagna nel 1790, da un padre giacobino e cugino di Gioacchino Rossini, il giovane Luigi fuggì a piedi da casa, per recarsi a studiare alla scuola d’arte di  Bologna, rivelando fin da allora quella volontà ferrea di essere  artista, che dimostrò poi nel corso di una vita intera. Lavorò infatti presso la bottega di Antonio Basoli, frequentando di sera il corso di studi, nei quali fu allievo tra gli altri del famoso architetto Giovanni Antolini. L’avvento della repubblica napoleonica nel 1802 e poi del regno d’Italia trasformò e modernizzò la scuola d’arte e lo stesso Napoleone puntò alla trasformazione della Accademia romana di San Luca, sul modello dell’Accademia francese. Pronto ad impegnarsi come sempre, Rossini tentò di ottenere una delle borse di studio istituite in quella occasione e vinse il concorso a pieni voti, decidendo di conseguenza  di recarsi a Roma, nel 1814, in compagnia dell’amico scultore Adamo Tadolini.
Ma il forte carattere del Rossini doveva essere messo a dura prova dalla sorte, poiché, quello stesso anno, Napoleone cadde, Roma rientrò nell’ambito del potere temporale del papa e le borse di studio istituite dai francesi furono immediatamente cancellate. Non dovette sembrargli di essere aiutato dalla Divina Provvidenza. Trovatosi d’un tratto senza mezzi di sostentamento e costretto a fare economia perfino sui pasti quotidiani, Rossini decise di vendere una piccola proprietà ereditata dal padre e tentò di farsi largo nell’ambiente romano, trovando un certo appoggio in Antonio Canova che gli commissionò dei disegni per il tempio di Possagno.
Ma a un giovane architetto, che veniva da una famiglia modesta della quale non facevano parte architetti affermati, la città  offriva ben poco e quel giovane,che era valente e coraggioso, ma per nulla sprovveduto, capì che doveva cambiare programma.  Per sua fortuna, oltre a quella Roma chiusa in sé, che non intendeva sborsare il becco di un quattrino per i suoi progetti, ce n’era un’altra, antica e fascinosa, immersa nel tempo storico che lentamente la consumava e assediata dalle piante spontanee che la ammantavano di romantica bellezza. Era una città perduta e simbolica che gli aristocratici e i ricchi borghesi locali, ma soprattutto i viaggiatori europei, amavano portarsi a casa, sotto forma di pregiate incisioni, quelle stesse che avevano reso famoso Luigi Piranesi, del quale Rossini divenne l’erede riconosciuto. Con l’aiuto del Camuccini, di cui era amico, cominciò allora a lavorare come incisore, arrivando con tenacia e genialità a maturare un suo stile riconoscibile e realizzare poi la sua opera più nota, “Le Antichità romane in cento e una veduta”.
Così Luigi Rossini si affermò nell’ambiente romano, visse una vita di lavoro e di successo artistico, non senza episodi infelici come la perdita di un figlio e diverse malattie alle quali non fu estraneo l’impegno straordinario e fisicamente stressante nell’attività di incisore. Egli morì all’età di sessantasette anni nella casa che aveva acquistato in via Felice.
 Le sue opere sono esposte fino all’11 gennaio 2015, all’Istituto Nazionale per la Grafica, in via della Stamperia, presso la Fontana di Trevi, secondo una scansione temporale nelle diverse sale, che aiuta la comprensione di tutta la vicenda biografica. Qui spicca il magnifico Panorama di Roma Antica e Moderna del 1827, realizzato in quattro matrici, su più di tre metri di lunghezza. Si possono ammirare altresì i ruderi fascinosi di  monumenti  disseminati nel sonnolento Agro Romano, dove l’amico Bartolomeo Pinelli ha tratteggiato le figurine di popolane e pastorelli, e favolose ricostruzioni della Roma Antica, immaginate con forza visionaria, ma anche con grande attenzione filologica. Il felice rapporto dell’architettura con la natura agreste può sembrare il frutto nostalgico del decadere dei monumenti antichi, nel loro fatale ritorno alla terra, ma osservando queste incisioni, viene la speranza che lo spirito ecologico dei nostri tempi possa condurre a una architettura  integrata con l’ambiente e che il Rossini, descrivendo il passato, ci stia dando paradossalmente una prospettiva per il futuro.

Se questo pensiero utopistico vi ha pervaso, una volta visitata la mostra, uscite dall’istituto, risalite via del Tritone e se riuscite a superare le frotte di stranieri scaricate dai bus turistici, le pattuglie di venditori di asticelle per selfie e le bancarelle di orribile paccottiglia romanesca, spingetevi fino a via Sistina, antica via Felice, al numero 138 dove c’è la lapide dedicata al Rossini. E già che ci siete, andate fino al civico 125, dove ha vissuto Gogol e omaggiate anche lui, perché proprio in questa casa, intorno al 1840,  ha scritto “Le anime morte”.

(Filippo Davvero, ottobre 2014)






Luigi Rossini Incisore – Il viaggio segreto

Roma, Istituto Nazionale per la Grafica,
via della Stamperia 6
9 ottobre  2014 – 11 gennaio 2015

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