CONVALESCENZA
Rabbia e pena.
( avrei voglia di picchiarla, di sbugiardarla)
Lo stomaco che si
contrae,
le labbra che si
induriscono,
le spalle giù come
di juta.
Da un pezzo le
parole si sono seccate.
E’ un dente già
tolto,
il buco nero che
rimane
e non duole più.
Non cancello
(è impossibile: gli
occhi vedono),
ma con solerzia copro
con garza che deforma la visione,
la rende meno
credibile e meno dolorosa.
Non il tormento
acuminato del tradimento ormai,
ma quello della piatta
delusione reiterata,
come sabbia in
bocca.
Misera
pantomima, la sua.
Affermazione di
libertà già concessa.
Segreto che
miseramente
vuole essere udito
per esistere.
E' lei che torna in
gabbia
e si affanna a mostrare tentativi di fuga.
Ora non bisogna vedere più.
Restringere il
campo, oscurare i lati inquietanti,
non farmi distrarre da inutili occultamenti
e furtive manovre.
Dormire i miei
sonni e di giorno
guardare il mondo.
(ibis kan 2013)
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