E, dentro i confini
cinesi, in che rapporto con la potente tradizione culturale del paese si muove
la ricerca della nuova poesia?
I poeti degli anni
Novanta e quelli della nuova ondata di poesia d’inizio millennio sono autori
che cercano indipendenza artistica e spirituale nel mondo finora sconosciuto
della nuova economia di mercato Dopo il 1989, il legame tra creazione e
coscienza sociale, ancora presente nei Menglong, scompare. Al boom economico del paese si
accompagna una grande offerta di possibilità editoriali e, nello stesso tempo,
la scomparsa dei sussidi statali spinge molti artisti a produrre letteratura
commerciale o a lavorare nella pubblicità. La modernizzazione sollecita, dunque,
la formazione di una cultura di consumo che rende, però, marginale l’influenza
e la posizione degli intellettuali nella nuova società cinese. Non ci sono
movimenti generazionali di artisti in rivolta, ma personalità individuali i cui
versi esprimono l’incertezza,
l’esitazione, la confusione, il rigetto degli ideali comunisti e
contemporaneamente il disgusto per la cultura di massa. I nuovi poeti sentono
la necessità di raffinare i propri atteggiamenti teorici e cercano un
rinnovamento linguistico che superi sia l’oscurità e il formalismo dei
Menglong, sia la lingua semplificata dei poeti degli anni ‘80. Sperimentano,
così, una poesia caratterizzata talvolta da segni linguistici complessi, frammenti e da uno stile narrativo, che
ingloba e sintetizza nuovi ambiti
lessicali e inflessioni dialettali.
Oggi, il poeta cinese globalizzato non
si identifica più con la propria terra, ma neanche instaura più un rapporto di
dipendenza con la cultura occidentale. I suoi legami con il contemporaneo sono
stretti, e qualcuno di loro propone addirittura di “scrivere con il corpo”.
Eppure non mancano riferimenti inconsci e agganci alla tradizione.
La poesia della raffinata poeta-donna[1] Zhai
Yongming[2], il cui nome significa luce eterna, ruota attorno alla ricerca di un archetipo femminile
–pur non essendo poesia di genere- e al disvelamento di oscurità interiori.
Cerca l’ universale in storie individuali, quotidiane, rappresentate come messe in scena poetiche in
cui raccontare “l’andamento non lineare
delle vicende umane”. È nota per le sue lunghe poesie o poemetti, in cui dà
grande importanza al ritmo, attraverso l’uso di rime interne e interruzioni che
simulano il parlato. Uno stile, dunque, dalle caratteristiche narrative e
teatrali, che ricorda quello dei canovacci degli antichi cantastorie, ma
caratterizzato da una lingua ricca e piena di invenzioni, da immagini insolite
e connessioni imprevedibili[3].
Io nella cabina
telefonica continuo a comporre il numero[5]
Quali cose voglio
dire? A chi?
La mia voce attraversa
un enorme spazio
“Mille, diecimila
chilometri così insensato
Un gocciare di saluti
Mette a dura prova la
pazienza –tu e io
Siamo in una cabina
telefonica ad un incrocio di strade
Penso all’amore ridicolo
di un altro
Il mio viso sulla
vetrina di spaventapasseri
Si confronta con i bei
manichini agghindati
Apprezziamo la freddezza
che c’è tra noi
I bassi salari parlano
dopo la morte
Di nuove svendite
E di notizie di guerre
La tenera Lily sta
ricamando draghi e fenici
Disegna una coppia di
anatre mandarine
Pensa al suo innamorato
Venuto d’Oriente col cuore
pieno di disegni politici.
Il non-luogo
di Xue Di[6], altro poeta cinese della Diaspora, diventa,
invece, spazio delirante da incubo. Per lui, la poesia d’amore è follia
trasformata in versi, è testimonianza di ferocia primordiale; serve a “ingessare le membra sconquassate del mondo”,
a tenere insieme un mondo in pezzi. Questa la prima parte di lunghi versi,
formati da immagini intense e compresse, immagini notturne di incubi e veglie
di insonne, che si susseguono secondo libera associazione e analogia aperta. È
un grido di rivolta contro la violenza di una lingua piegata a stabilire ordine
e stabilità:
Lasciami volgere in
versi per te queste follie. Quando tu per prima hai visto la sua ombra oscura:
i globi dei tuoi occhi a briglia sciolta, colpi di zoccoli risuonavano nel canyon del cranio.
Lasciami usare parole
per distruggere la bestia selvaggia che si nasconde sulle rive del mio sangue che scorre, poi gettare i versi ai
tuoi piedi. Sii testimone della loro primordiale ferocia.
Lasciami usare la mia
penna per infilzare sulla carta desideri primordiali che strisciano dietro i
tuoi grandi occhi. Queste carte si aprono verso te come una strada. Tu lasci dietro
un profumo animalesco quando corri.
Lasciami affondare i
miei incisivi sulla tua collottola.
[…]
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[1] Preferisce essere chiamata così,
invece di poetessa.
[2]Zhai Yongming è nata nel 1955, in
Chengdu, vive nel Sichuan. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e vinto
premi. Profonda conoscitrice della tradizione letteraria cinese, di temi
filosofici e poetici contemporanei. Crede nel dialogo e nello scambio della
poesia con altre forme d’arte. Apprezzata critica d’arte, è anche conosciuta
per le sue istallazioni artistiche. Ha vissuto negli Stati Uniti e in Germania,
ha viaggiato in Italia e in Europa.
[3] Ricorda Sylvia Plath, poetessa
statunitense (1932-1963), che insieme ad Anne Sexton e Robert Lowell, ha dato
grandi contributi alla poesia
confessionale, che si ispirava al vissuto personale e si sviluppò negli
anni ‘50 e ‘60 negli USA.
[4] In Claudia Pozzana, La
poesia pensante, op. cit. pag.167
[5] Zhai Yongming ,“Io nella cabina telefonica continuo a comporre il numero”, da Lily e Qiong, in Claudia
Pozzana, La poesia pensante,
op. cit.
[6] Xue Di nasce a Bejing nel 1957,
poeta e critico. Ha pubblicato in Inglese raccolte e singoli lavori su riviste
letterarie europee e nordamericane. Ricercatore all Brown University del Rhode
Island (USA), ha ricevuto due volte dopo il 1989 il Premio Hellman/Hammett,
sponsorizzato dalla Human Rights Watch. Nel 1999 è stata fermata dalla
censura la pubblicazione delle sue raccolte in lingua originale.
[7] Xue Di,
“Smania d’amore“, da Flames,
trad. in Inglese di Alison Friedman,
www.thedrunkenboat.com2006.Trad. di Isabella
Nicchiarelli. Per gentile concessione dell’Autore e della Traduttrice, Alison
Friedman.