Ho appena finito di leggere un libro inutile, ma con una qualche pretesa: scritto in un buon italiano, ma ridondante, stracarico com'è di immagini e metafore più o meno naturalistiche.
Esagerato nell'ardua impresa di raccontare il desiderio e il sesso, è molto scarso nel presentare i due personaggi principali, narrati soltanto all'interno della loro attrazione. Questo gioco a due tra una Madame Bovary senese e un "fantino troppo alto per vincere il Palio" -e in preda a una crisi di identità- cancella il resto della loro vita. Un 'Né con me, né senza di me' alla Truffaut scandisce i capitoletti dai titoli molto costruiti e preziosi.
Il tono è quello di una fiaba, di una storia medievaleggiante -nonostante i messaggi via smartphone che interrompono le notti dei due eroi- anche grazie all'ambientazione: Siena e dintorni, castelli e macchie da attraversare al galoppo o a piedi in preda alla passione- con descrizioni dal sapore vago di promozione turistica.
Quando, dopo un'ottantina di pagine, ritroviamo in Puglia -guarda caso nel leccese- lei, architetto, a seguire un lavoro che porta avanti con poco impegno (d'altronde nelle pagine precedenti eravamo stati lasciati all'oscuro di tale attività) e lui, ospite di un amico, senza lavoro e in grande crisi economica ed esistenziale, non c'è sviluppo di tanto materiale, la storia non decolla. Viene, piuttosto, per grazia di qualche divinità superiore, troncata rapidamente da un finale che risolve vari problemi: alla scrittrice, ai due protagonisti e soprattutto al lettore.
Post Scriptum
perché ho letto questo libro?
Mi è stato regalato con affetto e complicità, e io avevo bisogno di un qualcosa che non mi facesse pensare e mi aiutasse a dormire. Purtroppo non è stata una buona idea, ma almeno erano solo un centinaio di pagine!